GESU’ DI NAZARETH: L’INFAMIA UMANA METTE IN RILIEVO COME L’ORRORE DOTTRINALE CRISTIANO NON SIA FRUTTO DI ATTI MALVAGI DEI CRISTIANI MA SIA ELABORAZIONE PERVERSA E INUMANA DEL LORO PRESUNTO CREATORE.

TUTTI GLI ATTI PERVERSI E DI DISTRUZIONE UMANA SONO INDICATI DAL SUO FONDATORE E I CRISTIANI HANNO SACCHEGGIATO IL GENERE UMANO IN OSSEQUIO AI SUOI INSEGNAMENTI.

 

 

DAL GESU’ DI NAZARETH: L’INFAMIA UMANA PRESENTIAMO ALCUNI PEZZI:

 

   
GESU' DI NAZARETH: L'INFAMIA UMANA    

  

PRIMA PARTE 

  

COMMENTO AL VANGELO DI S.MARCO  

PROLOGO 

COMMENTO AL VANGELO DI S. MARCO   

CONCLUSIONI 

  

  

ANALISI COMPARATA DI PUNTI COMUNI AI 

QUATTRO VANGELI UFFICIALI 

  

PREMESSE SUGLI EVANGELISTI  

  

REGOLE FONDAMENTALI DEL CRISTIANESIMO 

COMUNI A TUTTI I VANGELI  

  

CONFRONTI DI PUNTI COMUNI AI VARI VANGELI  

  

1 - GESU' DAVANTI AL SINEDRIO  

2 - IL FICO STERILE O MALEDETTO  

3 - GESU' CROCIFISSO  

4 - I PROFANATORI CACCIATI DAL TEMPIO  

5 - LA CENA DI BETANIA E IL PROFUMO  

6 - RESURREZIONE  

GESU' A NAZARETH  

IISTRUZIONI AGLI APOSTOLI  

LE TENTAZIONI  

AUTOPROCLAMAZIONE DI GESU' COME FIGLI DI DIO  

  
 

  

DAL VANGELO DI GIOVANNI 

DIVINITA’ DEL VERBO  

COMMENTO  

  
 

  

ANALISI DELLE RELAZIONI FRA GESU’ E I FARISEI 

IN RELAZIONE ALLA TRADUZIONE PRAGMATICA 

DELLA CHIESA CRISTIANA CATTOLICA 

  

  

I FARISEI  

  

COMMENTO INIZIALE   

  

SECONDO COMMENTO INIZIALE   

  

DAL "DICTATUS PAPAE" DI GREGORIO VII, 1075   

  

MATTEO  

LA MALIZIA DEI FARISEI  

UDIENZA IN VATICANO STING EVITO’ AGGRESSIONE AL PAPA.  

I FARISEI E LA TRADIZIONE  

IL DIRITTO RELIGIOSO DEI PUEBLOS  

LE COLPE DEI FARISEI  

FRA DOLCINO  

  

MARCO  

I FARISEI E LA TRADIZIONE  

ALARICO ASSEDIA ROMA 408-409  

IL LIEVITO DEI FARISEI 

CARLO MAGNO E LA CONVERSIONE DEI SASSONI PAGANI  

  

LUCA 

IL FARISEO E LA PECCATRICE  

BOLLA SUPER ILLIUS SPECULA, di GIOVANNI XXII  

GESU’ E I FARISEI  

LETTERA DI ODO RUSSEL A LORD JOHN RUSSELL  

IL LIEVITO DEI FARISEI  

UNA VERGINE E’ UN DONO DI DIO 

ALLE FANCIULLE E ALLE ADOLESCENTI LAICHE 
IL DOVERE DI OBBEDIENZA da "IL MATRIMONIO" di DUFOYER 1967  

IPOCRISIA DEI FARISEI  

DISCORSO DI CORTES, IL MACELLAIO DEL MESSICO PRIMA DELLA SPEDIZIONE  

IL FARISEO E IL PUBBLICANO  

GIULIO CESARE VANINI   

  

GIOVANNI  

DIVERSE OPINIONI SU GESU’  

CELSO: CONTRO I CRISTIANI  

LA MISSIONE DI GESU’... 

LA BOLLA PONTIFICIA: SUMMMIS DESIDERANTES AFFECTIBUS 

DAL "TRATTATO SULLA TOLLERANZA" VOLTAIRE  

GUARIGIONE DEL CIECO NATO  

BOLLA PONTIFICIA CON LA QUALE GREGORIO IX 
FONDA L’INQUISIZIONE  

RESURREZIONE DI LAZZARO  

BONAVENTURA FORCROY  

IL SINEDRIO DECIDE LA MORTE DI GESU’  
COME BONIFACIO RACCONTAVA DI CONVERTIRE I 

PAGANI GERMANI  

INGRESSO IN GERUSALEMME 

CRONOLOGIA DELLE CROCIATE CONTRO I PAGANI  

INCREDULITA’ DEI GIUDEI  

LA DISPUTA ICONOCLASTA FRA CRISTIANI  

GESU’ ARRESTATO  

JOHN WYCLIFFE E JAN HUS  

  
 

   

 

 

 

 

 

COMMENTO AL VANGELO DI MARCO

 

 

 

PROLOGO

 

Perché, la scelta del vangelo di S.Marco per commentare l'opera e la vita Gesù?

Per vari motivi.

Innanzi tutto è il vangelo più antico (fra quelli riconosciuti dai cristiani e dai cattolici in particolare), che dir si voglia, di quello di Matteo che probabilmente da lui trascrive la sua copia.

Marco scrive il suo vangelo probabilmente a Roma sotto dettatura di Pietro e, secondo la tradizione cristiana, Pietro è il primo apostolo di Gesù.

Proprio perché, probabilmente scritto a Roma rispecchia l'esigenza di Pietro, nella sua predicazione, di scardinare la cultura Romana, quella che i cristiani chiameranno eufemisticamente "pagana" e i vari credi praticanti in quel tempo a Roma e provenienti dai più diversi angoli dell'impero.

Proprio perché, è il più antico, e sanguigno, dei vangeli tralascia tutte le infiorettature tipo la verginità della Maria e la nascita miracolosa introdotta dal greco Luca. Anche il racconto dell'attività postmortem è letta con una certa discrezione quasi a chiedere scusa delle stupidaggini dette o, meglio ancora, per non incorrere in qualche verifica.

Gli altri vangeli sono profondamente diversi, a parte quello di Matteo. Luca è un intellettuale greco (al soldo del becero Paolo) e adatta a Gesù i miti, o parte dei miti, dell'Olimpo e dei credi asiatici; non è da meno Giovanni il quale risponde alla necessità di ribadire (un centinaio d'anni dopo) la natura "divina" di Gesù e di ricomporre fratture insanabili fra i "credenti". Questi vangeli sono i più recenti, e, lo spegnimento dei ricordi, permette loro di gonfiare la leggenda senza tema d'essere smentiti. Questi vangeli obbediscono ad esigenze diverse: occultano la dottrina sotto il fumo del fantastico.

Non è possibile discutere del fantastico a meno che non si voglia dare del "figlio di vacca" a colui che vuol far passare il "fantastico" per vero. Anche chi non dice fantasticherie può essere tacciato di imbecillità, ma anziché, dargli dell'imbecille semplicemente, si può dividere quest'epiteto per ogni cosa detta.

Se poi, queste stupidaggini, sono finalizzate alla costruzione di un progetto ideologico si può criticarlo punto per punto per vedere cosa la sua attuazione ha prodotto in relazione alle intenzioni del fondatore. Al termine, è necessario scegliere con chi complimentarsi o chi accusare.

Primo elemento da considerare: Gesù è o non è il quadro dipinto da Marco sotto dettatura di Pietro? Qui non si tratta di fare un'indagine storica; il quadro dipinto da Pietro è quello adottato dai cristiani (anche se successive modifiche sono state introdotte a seconda dei bisogni coercitivi prodotti dalle chiese cristiane nelle diverse situazioni storico-sociali); dunque è quello reale!

Se non lo fosse è una questione interna dei cristiani!

Ciò che fa Gesù nel vangelo di Marco è quello che serve a Pietro che Gesù faccia per dar corpo ai suoi "insegnamenti".

Ogni cosa scritta da Marco è cosa dettata da Pietro.

Pertanto, quando userò il termine Pietro, Marco, Gesù o Chiesa Cristiana, pur usando un solo termine intenderò tutti e quattro dal punto di vista ideologico, la differenza sarà solo temporale.

Io tratterò quasi esclusivamente il vangelo in quanto tale (per quanto è possibile). Per una critica più generale dei cristiani e al loro modo d'essere rimando al trattato di Porfirio: "Contro i cristiani".

Tale trattato è in grado di dimostrare in maniera esauriente il rapporto fra cristiani e mondo circostante. Anche Celso è molto interessante, ma Porfirio (proprio per la sua personale esperienza) è molto più chiaro.

 

 

COMMENTARIO AL VANGELO DI MARCO.

 

Gesù non dispone di nessuna autorità in se, né ha forza personale in se. Deve pertanto attingerla dagli altri. Altri che prima di lui coltivavano l'attività profetica riuscendo ad ottenere un certo seguito.

 

 

 

2) IL FICO STERILE O MALEDETTO

 

 

- MATTEO

 

La mattina dopo tornando in città ebbe fame (Gesù). E visto un fico lungo la strada, gli si avvicinò, ma non trovandovi altro che foglie, disse: "Da te non nasca mai più frutto in eterno!". E subito il fico si seccò. I discepoli nel veder questo, rimasero stupiti ed esclamarono: "Come mai questo fico si è seccato all'istante?". Gesù rispose dicendo loro: "In verità vi dico: se avrete fede e non esiterete, farete non solo come è stato fatto a questo fico, ma quand'anche diciate a questo monte: "Levati di là e gettati in mare", sarà fatto. Tutto ciò che chiederete con fede nella preghiera, l'otterrete".

 

 

- MARCO

 

Il giorno dopo usciti appena da Betania, ebbe fame. Visto da lontano un fico, che aveva delle foglie, andò a vedere, se per caso vi trovasse qualche cosa, ma, arrivato vicino, non ci trovò che foglie, Perché non era il tempo dei fichi. Allora dirigendogli la parola disse: "che nessuno mangi più dei tuoi frutti!". E i suoi discepoli lo udirono.

 

Quando si fece sera, uscì dalla città. E ripassando di buon mattino, videro che il fico era seccato fin dalle radici. Allora Pietro ricordandosene, gli disse: "Maestro guarda il fico che tu hai maledetto è seccato!". Gesù, rispondendo, disse loro: "Abbiate fede in Dio. In verità vi assicuro che se uno dirò a questa montagna: "Sollevati e gettati in mare", e non esiterà in cuor suo, ma crederò che quanto dice avvenga, gli avverrà. Per questo io vi dico: Tutto quello che voi chiederete pregando, credete di averlo già ottenuto e vi avverrà. E quando vi mettete a pregare, perdonate, se avete qualcosa contro qualcuno, affinché il Padre vostro che è nei cieli, vi perdoni le vostre colpe".

 

 

- LUCA

 

Disse (Gesù) pure questa parabola: "Un uomo aveva un fico piantato nella sua vigna. Andò a cercare il frutto, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco sono già tre anni che vengo a cercar frutto da questo fico e non ne trovo; taglialo! Perché deve occupare il terreno inutilmente?". Il vignaiolo gli rispose: "Signore, lascialo ancora quest'anno, per darmi il tempo di scavar tutt'attorno e mettergli del concime; se farò dei frutti, bene; se no, lo taglierai"".

 

 

 

COMMENTO

 

Il racconto del fico è uno dei racconti chiave dei vangeli e si trova essenzialmente in Marco e in Matteo in quanto il senso della relazione è proprio della religione ebraica e in contrasto con tutte le altre forme religiose.

E' il dio degli ebrei che dice a Sodoma e Gomorra o fate quello che voglio io o vi anniento; è il dio di Noè a mandare il diluvio universale per annientare tutte le genti; è il dio degli ebrei a mandare le pestilenze in Egitto per riprendersi il bestiame. Pertanto è nella mentalità della religione ebraica o fai quello che voglio io o ti distruggo.

Fuori dalla religione ebraica quel tipo di potere, quel tipo di relazione, non ha senso anzi è l'opposto della realtà dei popoli e delle relazioni che questi intrattengono col mondo circostante.

L'esempio si trova in Marco e in Matteo; in Luca deve essere cambiato per diventare meno assoluto, più possibilista; in Giovanni sparisce, in quanto Giovanni comprende il pericolo ideologico di tale esempio.

Attraverso questo esempio viene visualizzata la relazione esistente fra Gesù e l'esistente.

L'esistente deve piegarsi al volere di Gesù, quando vuole, come vuole, prevedendo che egli voglia.

In Marco è messo in evidenza come Gesù avesse fame. E' importante questo, in quanto dimostra come Gesù in realtà non avesse nessun controllo sui suoi bisogni. Giovanni (in questo momento non ricordo bene) narra che egli digiunò per quaranta giorni. Digiunare per quaranta giorni implica un notevole controllo sul proprio corpo, una notevole disciplina, ben diversa da quella che ha un affamato che si precipita sul fico per vedere se per caso ci sono dei fichi, magari fuori stagione come afferma Matteo.

Il messaggio del vangelo è piegare l'esistente al volere della chiesa cristiana, dei vangeli e, attraverso essi, al volere divino.

In questo vangelo c'è una netta contrapposizione fra il paganesimo romano e l'ideologia cristiana. Mentre i romani diventano Venere diventando parte dell'oggettività, i cristiani piegano l'oggettività per soddisfare le proprie necessità. La contrapposizione è netta e decisa. Non c'è mediazione. Nella religione romana il rispetto per ogni forma religiosa è un imperativo morale (tanto che molte forme religiose diventano parte integrante nella religione romana finendo per modificarla in modo sostanziale), per i cristiani la distruzione di ogni fede o credo diverso deve avvenire con qualunque mezzo e questo, per loro, diventa un imperativo morale.

Il disprezzo per ogni altra forma religiosa dei cristiani nasce proprio dal vangelo di Gesù e dall'esempio del comportamento di Gesù nei confronti del fico.

Il fico è colpevole di non aver soddisfatto le voglie di Gesù e per questo Gesù lo distrugge.

Il potere di dio creatore dell'universo contro un fico: quale magnificenza divina! Ma è atteggiamento proprio dei cristiani e delle religioni rivelate.

Diventa poco importante dire se era stagione di fichi o meno, diventa importante sottolineare come il fico, malvagio secondo Gesù che lo condanna a morte, non aveva fichi da donare a Gesù quando Gesù gli venne voglia di mangiare fichi.

Ammettendo che poco prima fosse passato qualcuno e si fosse preso i fichi di quell'albero, cosa avrebbe dovuto fare quell'albero? Impedirgli di prendere i fichi perché sicuramente sarebbe passato di lì un tale Gesù che aveva voglia di fichi e che sicuramente avrebbe frugato fra le foglie in cerca di fichi e, non trovandoli, lo avrebbe distrutto?

La parte più drammatica del racconto del vangelo è che in Marco gli apostoli dicono a Gesù di guardare cosa era successo al fico. Gesù non esprime nessun rammarico per l'accaduto, ma lo usa per esaltare la propria potenza e il proprio potere affermando che se voleva, pregando, poteva obbligare le montagne a gettarsi in mare.

Queste affermazioni servono a dimostrare l'uso che Gesù intendeva fare del suo potere e quale sarebbe stato il destino degli Esseri umani che avrebbero seguito i suoi insegnamenti.

Vale per le pecore del buon pastore portate al macello, vale per le anime pescate dal pescatore finite nella friggitrice, vale per il fico che non soddisfa i suoi bisogni e vale per le montagne che fino a prova contraria non gli facevano, né a lui né ad altri, alcun male.

La predicazione di Gesù è una predicazione finalizzata allo sviluppo della pulsione di morte attraverso la quale sottomettere gli Esseri Umani.

In Luca l'esempio del fico viene modificato e trasformato in parabola. Luca sa benissimo che non si può diffondere una religione soltanto minacciando e ricattando. Luca deve ammantare l'insegnamento di Gesù di disponibilità prima e di impersonalità poi.

In Marco e in Matteo l'esempio è diretto. Immediatamente appare come Gesù sia malvagio. Non gli dà ciò che vuole e lo uccide. In Luca tutto deve essere impersonale. L'episodio si svolge fra il padrone e il vignaiolo. Il padrone vuole distruggere il fico per liberare il terreno, il vignaiolo invece suggerisce al padrone un altro metodo.

Il metodo introdotto dal vignaiolo non è costruito di sana pianta, ma è la mediazione che fa Luca fra il metodo di relazione religiosa del paganesimo romano e il metodo terroristico come appare in Marco e in Matteo.

I romani dicono: "Tienti la tua religione, anzi fammi capire com'è la tua religione che se mi piace voglio seguirla anch'io". Marco e Matteo dicono: "O fai quello che voglio io o ti ammazzo".

La mediazione di Luca ha lo scopo di mantenere la minaccia di Marco e Matteo, anzi la rafforza, e nello stesso tempo di svuotare il fare della religione romana usando la sua apparenza ma rigettandone la sostanza.

L'apparenza è l'accettazione partecipata alla religione diversa, la forma è la tolleranza. Luca dice proviamo a vedere se facendo questo o quello l'albero si decide a farci i frutti. Faccio questo e quello non per l'albero, ma perché voglio ottenere i frutti. Se l'albero non dà i frutti lo tagliamo.

Nella religione romana si affermava che si era tolleranti nella religione altrui proprio perché era la religione altrui e solo per il fatto di essere la religione altrui. Al contrario i cristiani dicono: io sono tollerante nei confronti della tua religione, ma se tu non ti converti ti uccido.

Per questo motivo Luca rafforza la minaccia insita nei vangeli di Marco e Matteo. La rafforza concedendogli una giustificazione apparente: io ho provato a convertirti, ma tu hai continuato nel tuo credo diverso dunque sono costretto ad ucciderti (molte sentenze di processi attraverso i quali si bruciavano chi osava pensare sono formulate in questo modo). Alla morte del fico in Marco e Matteo, Luca aggiunge l'agonia. Il tormento del tentativo di conversione.

Se i cristiani si sono comportati con le altre religioni relazionandosi solo attraverso il saccheggio, il genocidio, la tortura, questo è quanto ordina Gesù attraverso i suoi vangeli.

 

 

4) I PROFANATORI CACCIATI DAL TEMPIO.

 

 

- MATTEO

 

Poi Gesù entrò nel tempio e ne scacciò tutti quelli che vendevano e compravano nel Tempio, rovesciò i tavoli dei cambiamonete e i seggi dei venditori di colombe, dicendo loro: "Sta scritto: "La casa mia sarà chiamata casa di preghiera; ma voi ne fate una spelonca di ladri"". Si avvicinarono a lui nel tempio ciechi e zoppi e li guarì. Ma i Gran Sacerdoti e gli Scribi, vedendo i prodigi che faceva e i fanciulli che gridavano nel tempio: "Osanna al figlio di Davide", arsero di sdegno, e gli dissero: "Non senti quel che gridano costoro?". Si rispose Gesù: ma voi non avete mai letto: "Per bocca dei fanciulli e dei lattanti hai preparato la lode?". E lasciatili, uscì dalla città per recarsi a Betania, dove passò la notte.

 

 

- MARCO

 

Giunsero frattanto a Gerusalemme. Entrato nel Tempio, si mise a cacciare quelli che vendevano e quelli che compravano, rovesciò i banchi dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe, né permetteva che si portassero carichi attraverso il Tempio. Ed insegnava loro dicendo: "Non è forse scritto : "La mia casa sarà riguardata come casa di preghiera per tutte le genti"? Ma voi ne avete fatto una caverna di briganti!". Lo seppero i Gran Sacerdoti e gli Scribi, e cercavano come farlo morire; avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era ammirata dal suo insegnamento.

 

 

- LUCA

 

Entrò quindi nel Tempio e si mise a cacciare i venditori dicendo: "Sta scritto: "La mia casa sarà casa di preghiera", ma voi ne avete fatto una caverna di ladri". Ogni giorno insegnava nel Tempio. I Gran Sacerdoti e gli Scribi, come pure gli Anziani del popolo, cercavano di farlo perire, ma non trovavano che cosa fare, perché tutto il popolo rimaneva rapito nell'ascoltarlo.

 

 

 

COMMENTO 2

 

 

Della stessa storia vengono fornite tre versioni. Tre versioni non totalmente differenti ma tali da contenere diversità significative.

Innanzi tutto Gesù entra nel tempio senza un motivo apparente per sobillarne la tradizione. Nel tempio di Gerusalemme c'è un'area nella quale gli uomini si incontrano, vendono e comprano, trattano i loro affari. Questo non avviene in tutta l'area del tempio, ma in un'area precisa, altre aree sono interdette a queste attività. Questo non interessa a Gesù, egli vuole il controllo del tempio. Dalla versione di Gesù appare come se l'intero tempio fosse praticato da commercianti, imbonitori, banchieri ecc., non interessa a Gesù se altra parte del tempio è usata per amministrare la giustizia e un'altra parte è severamente riservata ai riti religiosi. A Gesù questo non interessa, egli vuole il controllo del tempio. Vuole che il tempio venga usato come egli vuole che venga usato: dei bisogni e delle necessità delle persone non gli interessa nulla.

Quando entra con violenza nel tempio dichiara che il tempio era riservato come casa di dio e loro ne avevano fatto una spelonca di ladri. Col termine casa mia non intende come casa mia in quanto dichiarazione di dio, ma Matteo la fa apparire come casa di Gesù in quanto figlio di dio e, in quanto figlio di dio, intende far valere la sua parola. Gesù entra nel tempio con una banda violenta dando a chi commercia del ladro, ma mentre agisce egli agisce come un ladro impedendo a costoro di commerciare. Il problema è questo: o Gesù era figlio di dio ed era in possesso di una dottrina attraverso la quale diffondere un qualche messaggio divino, o era un impostore che doveva costringere le persone a sottomettersi in quanto soltanto se le persone si sottomettevano egli era in grado di imporre la propria figura come figlio di dio.

Gesù non porta nessun messaggio, Gesù viene per imporre la propria persona con la violenza e l'inganno. Egli ha girato per diffondere l'accettazione della propria persona come figlio di dio, fallita la predicazione si getta armato alla conquista di Gerusalemme e del suo tempio. Questo è il coronamento del suo fallimento. Che sia una banda armata di notevoli proporzioni appare evidente in quanto sia i soldati di guardia al tempio che i commercianti, i cambiavalute ecc. non sono in grado di opporsi e lui riesce a prendere il controllo del tempio.

Matteo furbescamente afferma che Gesù scacciò tutti dal tempio, quasi fosse Gesù da solo e non la sua banda.

A questo punto i vangeli differiscono.

In Matteo è scritto che si avvicinarono a lui ciechi e zoppi e li guarì, questo fece arrabbiare i Gran Sacerdoti e gli Scribi. In Marco i Gran Sacerdoti e gli Scribi erano furenti perché Gesù aveva occupato militarmente il tempio di Gerusalemme all'interno del quale voleva vendere la sua mercanzia: egli stesso come figlio di dio. In Luca invece si dice che gli Scribi, i Gran Sacerdoti e gli Anziani tentarono di farlo morire ma non sapevano come fare in quanto "il popolo rimaneva rapito nell'ascoltarlo".

Quando nasce la decisione dei Gran Sacerdoti, degli Scribi e degli Anziani di eliminarlo? Quando predicava in Palestina, quando occupava militarmente il tempio o quando predicava nel tempio? Quando egli occupò militarmente il tempio! Quando operò per vendere sé stesso nel tempio come figlio di dio mettendo in difficoltà i Gran Sacerdoti, gli Scribi e gli Anziani. Se questi lo avessero lasciato fare, la gente avrebbe davvero pensato che egli fosse il figlio di dio e col suo potere rendeva incapaci i Gran Sacerdoti a reagire alle sue continue provocazioni.

Luca elimina la miracolistica all'interno del tempio e pure Pietro attraverso Marco. Matteo mette l'accento prevalente sui miracoli e sull'osanna dei bambini, Marco non accenna ai miracoli, troppo pericoloso, preferisce mettere l'accento sull'ammirazione della folla. Anche Luca preferisce omettere la leggenda dei miracoli operati nel tempio. Appare evidente come questi miracoli non siano mai esistiti e siano stati inventati di sana pianta dal gruppo di riferimento di Matteo per giustificare Gesù in quanto figlio di dio.

L'insegnamento di Gesù non viene descritto, non viene trasmesso, non esiste. Tutto il vangelo ruota attorno al fatto che Gesù si è appropriato del tempio di Gerusalemme e per questo la folla era ammirata, non certo per i suoi insegnamenti.

I Gran Sacerdoti, gli Scribi e gli Anziani non possono più ignorarlo. Fino ad ieri era uno dei tanti che sparava stupidaggini in Palestina, oggi egli è quello che si è impossessato del tempio e arringa la folla dal tempio.

Egli ha cominciato un tentativo di colpo di stato in Palestina, appropriarsi del tempio, farsi accettare come figlio di dio, esautorare i Gran Sacerdoti, gli Scribi e gli Anziani imporre la propria dottrina a tutti gli Ebrei. Questo è il progetto di Gesù e questo è il progetto che Gran Sacerdoti, Scribi e Anziani devono impedire.

Gli insegnamenti non importano, l'unica cosa che importa è che Gesù, diventato padrone del tempio, arringa la folla dimostrando il suo potere. Questo è il nocciolo della questione, il tempio andava usato per spacciare lui stesso come figlio di dio e per nessun'altra attività umana. L'insegnamento di Gesù consisteva nell'assoggettamento degli Esseri Umani e l'assoggettamento è il tema conduttore comune a tutti i vangeli.

Giovanni non parla della cacciata dei mercanti dal tempio. A Giovanni quell'episodio non dice nulla e, qualora lo avesse usato, qualunque re avrebbe potuto pensare che Gesù e i suoi seguaci erano intenzionati ad esautorarlo.

L'episodio dell'occupazione al tempio è l'episodio centrale di tutti i vangeli ed è la chiave di lettura della condanna di Gesù. Gesù è stato condannato per aver tentato un colpo di stato in Palestina. Non c'è nessun intervento divino nella vita di Gesù, non ci sono profezie del suo "sacrificio", i vangeli sono stati scritti per occultare un tentativo di colpo di stato andato male fatto da un matto che si spacciava per figlio di dio. Nella storia, dopo di lui, i matti figli di dio, o suoi profeti, si conteranno a migliaia e anche ai tempi di Gesù questi si sprecavano come testimonia Celso. Questa ipotesi, anche se non piace alla chiesa cristiana dato che ha gestito il commercio di schiavi su quella figura, è l'unica ipotesi reale!

 

OPPURE

 

La chiesa cristiana, pur puntando su questo per allargare il proprio potere (distruggerà la conoscenza, la tecnica, la medicina greca, romana, egiziana in quanto pagana) non può, sul palcoscenico della propria recita, ammetterlo direttamente né può permettere che i suoi preti, prendendo alla lettera l'essere poveri di spirito si trasformino in idioti del villaggio perdendo la capacità di controllo delle pecore del proprio gregge. Da qui un'interpretazione per i pastori e pescatori di anime e un'interpretazione per i pescati e i macellati.

Proviamo a scrivere lo stesso schema precedente specchiandone il suo contrario:

1) Beati i poveri di spirito; Maledetti i ricchi di spirito;

2) Beati quelli che piangono; Maledetti quelli che ridono;

3) Beati i miti; Maledetti gli insofferenti;

4) Beati quelli affamati di giustizia; Maledetti chi conquista la giustizia;

5) Beati i misericordiosi; Maledetti coloro che affrontano i problemi affliggenti per risolverli;

6) Beati i puri di cuore; Maledetti i sospettosi;

7) Beati i pacificatori; Maledetti coloro che affrontano le contraddizioni;

8) Beati i perseguitati; Maledetti i persecutori;

9) Beati voi quando vi perseguitano con falsità; E qui il contrario non lo conosco in quanto affermazione soggettiva.

Dov'è la libertà dell'uomo portata dal figlio dell'uomo se l'unica possibilità, per la felicità e la soddisfazione dei propri bisogni, appartiene al capriccio di dio oltre la soglia della morte del corpo fisico e la rinascita attraverso un'ipotetica resurrezione?

L'assurdità di questi insegnamenti sta, oltre a varie altre cose, all'assoluta mancanza di riferimento oggettivo. E' una costante nella cultura ebraica di quel tempo. Dopo la fuga da Babilonia prima e dall'Egitto poi gli Ebrei elaborarono la legge ebraica condensandola nei dieci comandamenti, una brutta copia dei codici di Hammurabi e simili, dove manca la relazione fra reato e pena; nel discorso sulle beatitudini manca la relazione fra beatificazione e maledizione. Per questo la scelta del maledire e del beatificare rimane un discorso soggettivo dove un'organizzazione gerarchica, proteggendo i propri interessi, ne produce l'interpretazione finalizzandola al rafforzamento del proprio potere e della propria capacità coercitiva nei confronti dei popoli del pianeta. Dietro il beatificare si nasconde il maledire; la paura nel mondo circostante; il terrore nella trasformazione del mondo e dell'universo di cui il Gesù dei vangeli cristiani non ha percezione razionale ma terrore profondo e istintuale.

Il desiderio del Gesù dei vangeli di trasformare l'umanità in incubi e succubi lo porta a non guardare in faccia il reale quotidiano di cui si circonda per rifugiarsi in una follia giustificata soltanto dal ritenersi il figlio del dio creatore del cielo e della terra.

Cosa implica l'opposto delle beatitudini? Implica la descrizione di un uomo diverso: l'Uomo Nuovo. Quello in grado di guardare l'Universo "negli occhi" dimentichi di quella paura che paralizza le membra quando la propria percezione viene inondata dal Caos della totalità dell'esistenza. Leggiamo il contrario:

1) Beati coloro che danno l'assalto al cielo della Coscienza, del Sapere e della Consapevolezza;

2) Beati coloro che estendendo le ali della percezione, non vengono afflitti da bisogni in grado d'ingabbiare i propri sentimenti in tristezza e dolore;

3) Beati i guerrieri delle contraddizioni; coloro che non nascondono la testa sotto la sabbia ma affrontano l'esistente con le proprie forze;

4) Beati coloro che fanno del raggiungimento della giustizia, come elemento oggettivo del proprio esistere, motivo della propria esistenza;

5) Beati coloro che si impegnano a rimuovere i problemi di ostacolo a tutti gli esseri nel corso della propria esistenza, sia per essi, per i propri simili e per l'ambiente circostante;

6) Beati i sospettosi, coloro che vogliono verificare le affermazioni, gli intolleranti nei confronti di chi non chiama le cose col loro nome;

7) Beati coloro che affrontano le contraddizioni dell'esistenza disposti a qualsiasi scelta pur di estendere la propria capacità di percezione nel rapporto fra l'individuo e il mondo circostante;

8) Beati coloro che attaccando (sotto qualsiasi forma) il potere costituito che provocò la loro ira costruendo condizioni di vita inaccettabili vengono da questi perseguitato;

La costruzione è parziale, però mette in evidenza l'atteggiamento di un individuo che lancia il proprio grido di esistenza davanti all'Universo nella sua totalità.

Di questo il Gesù dei vangeli ha paura: non dimentichiamo mai, mentre gli apostoli devono diventare pastori, i popoli devono diventare pecore da condurre al macello e, come disse un'amica, tanto più quelle pecore devieranno dalla strada del macello tanto più forte i pastori bastoneranno.

 

E PER FINIRE LA PRESENTAZIONE:

 

 

 

 

ANALISI DELLE RELAZIONI FRA GESU’ E I FARISEI

IN RELAZIONE ALLA TRADUZIONE PRAGMATICA

DELLA CHIESA CRISTIANA CATTOLICA

 

 

 

 

I FARISEI

 

(Dall’aramaico Perisajja, i separati) fra gli antichi Ebrei classe rigidamente osservante, sembri derivi dagli Hastidim, "I Pii", costituitisi nell’epoca dei Maccabei quando, ai tempi di Ezdra, la diffusione dell’ellenismo introdusse anche in Palestina Libertà di pensiero e di critica, trovando accoglimento specialmente presso i Sadducei. Fu opera dei Farisei la formulazione canonica di tutto quanto costituiva, anche all’infuori dei testi sacri, l’antica tradizione della religione non contaminata da influssi stranieri: questi "canoni" per i Farisei avevano valore, anche superiore alla Torah, per salvare la genuinità della religione promanante da Jaweh. Questa rigidità non escludeva però un fondamentale atteggiamento di clemenza ed una dottrina di non estraneamento di Dio dall’azione umana.

Al tempo di Gesù i Farisei formavano una setta di chiuso conservatorismo di circa 6.000 persone, nemiche di quanto potesse suonare ellenismo, più o meno ostili anche ai Romani che avevano umiliato l’indipendenza sovrana della Giudea.

 

Da "La gende enciclopedia Hoepli" ed 1982

 

 

 

 

 

 

COMMENTO INIZIALE

 

Perché è importante l’analisi della relazione fra Gesù e i Farisei? Perché quella relazione rappresenta il fondamento ideologico attraverso il quale la chiesa cristiana, e quella cattolica in particolare, si relaziona col circostante nel tentativo di distruggerlo piegandolo alla sottomissione a se stessa in quanto emanazione e rappresentante del suo dio dio, il macellaio di Sodoma e Gomorra.

Il desiderio di assassinio e di distruzione della chiesa cristiana dell’esistente, la sua incapacità a capire il circostante nel quale si sviluppa, non nasce come incapacità dei cristiani, ma come dettame del loro dio assassino. Quando una struttura di pensiero è responsabile di ogni atto dei suoi aderenti? Quando gli atti non sono in contrapposizione alla struttura di pensiero ma rappresentano una traduzione pratica del pensiero stesso.

Se nel "paganesimo" si può dire che la struttura di pensiero è una struttura in trasformazione dipendendo dalla capacità di modificazione da parte dei soggetti di percepire il circostante e, a mano a mano che questi si avvicinano all’essenza noumenica del circostante modificano, di conseguenza, anche la loro struttura di pensiero e il loro fare. La struttura di pensiero cristiano non è in divenire. Il cristianesimo è parola assoluta del dio assoluto. Un assoluto che supera le tradizioni e il tempo. Un assoluto che supera i costumi. Tradizione, costumi e tempo devono essere piegati militarmente alla parola assoluta del dio. Il cristianesimo si è tenuta una via di uscita data dalla parola assoluta del papa. Il papa parla a nome del dio assoluto, il macellaio di Sodoma e Gomorra. Quanto detto dal papa è parola assoluta. Ma quando quella parola assoluta può contrastare la parola di dio? Solo quando la chiesa cristiana e il suo potere temporale è in pericolo. Solo quando gli Esseri Umani scoprono che, proprio esistendo in contrapposizione alla parola del macellaio di Sodoma e Gomorra e dei suoi agenti, è possibile cogliere dall’albero della vita eterna.

Mentre il "paganesimo" è una ricerca in divenire della relazione fra un soggetto e l’oggettività circostante, il cristianesimo è parola assoluta di un dio assassino cui il cristianesimo impone assoggettamento. Mentre il "paganesimo" può essere differente in ogni paese e in ogni singolo Essere in quanto la percezione del circostante è soggettiva e specifica del singolo Essere rappresentandone il suo livello di verità lungo il cammino per lo sviluppo della sua Libertà, il cristianesimo impone militarmente la propria verità alla quale impone l’assoggettamento dei singoli individui.

Analizzare la relazione fra Gesù e i Farisei permette di analizzare i comportamenti della chiesa negli ultimi due millenni e capire come quei comportamenti non sono imputabili specificatamente ai singoli individui che li commisero, ma sono imputabili, direttamente, al loro dio assassino e al pazzo che si dichiarava suo figlio che avrebbe dovuto venire in potenza alla destra di suo padre stupendo i magistrati del suo processo! Questa considerazione permette di imputare ogni azione, di ogni cristiano, commessa in conformità al proprio credo, ad ogni cristiano. Così il massacro di Sodoma e Gomorra è imputabile ad ogni cristiano in quanto ogni cristiano lo fa proprio come fa proprio il dettame: "O fai quello che voglio io o ti ammazzo!". Dettame messo in pratica dai cristiani in forma e misura diversa a seconda dei diversi stili adottati per assoggettare gli Esseri Umani più deboli all’interno dei diversi Sistemi Sociali. Tagliare la lingua e bruciare Vanini, a quei tempi, equivale oggi alla condanna, da parte dei tribunali, per "bestemmia" in quanto, in ognuno dei due casi, c’è repressione del pensiero nel tentativo di assoggettare il singolo Essere Umano. La forza in entrambe le azioni è uguale. L’infamia per i cristiani è la stessa e comporta una ferrea condanna morale per ogni singolo cristiano, dovunque sia.

 

Gli evangelisti vivono fini ed epoche diverse, pertanto la relazione fra Gesù e i Farisei obbedisce a disegni e scopi diversi. Tutti al fine di gettare disprezzo nei confronti di chi non accetta assoggettamento acritico. E’ importante notare come in Marco e Matteo i Farisei sono parte della popolazione e non sono gestori di un potere particolare se non quello ideologico o religioso (Gran Sacerdoti, Scribi e Anziani formano la direzione dello stato). In Giovanni i Farisei affiancano i Gran Sacerdoti mentre gli Scribi e gli Anziani tendono a scomparire.

 

Giovanni ignora sia gli Scribi che gli Anziani. Al tempo della stesura del vangelo di Giovanni questi non esistono più in quanto spazzatti via dalla distruzione di Gerusalemme. Rimangono invece i Farisei in quanto custodi della fede e delle tradizioni ebraiche e il ricordo dei Gran Sacerdoti in quanto gestori sia dello stato che della legge ebraica.

Giovanni confonde (o meglio vuole appiattire) i due ruoli parificandoli. Ma mentre i Farisei vivevano normalmente fra la gente seguendo (e non imponendo) la propria tradizione e le proprie leggi, i Gran Sacerdoti vivono separati gestendo l’organizzazione dello stato attraverso l’applicazione della legge ebraica.

In Marco e Matteo questa differenza è evidente. Gesù si comporta con i Farisei come individui di un’altra religione, di un credo diverso che deve essere condannato e distrutto, non come i gestori dello stato. Pertanto attacca i Farisei per quanto presume siano, dicano o fanno al di là che egli provi quanto afferma. In queste operazioni di disarticolazione della fede dei Farisei Gesù inverte sistematicamente i termini dell’accusa, con l’azione si comporta quanto con la parola condanna. Accusare senza sostanziare l’accusa costituisce condanna alle proprie parole; condannare una tradizione o un fare senza sostituirlo con un altro fare o con altre tradizioni è condanna alle proprie affermazioni; indicare se stesso come assoluto è atto di arbitrio che merita condanna quando chi lo compie non reca benessere o non contribuisce a migliorare la situazione di vita dei suoi simili. Diventa atto di appropriazione dell’esistente e, come tale, condannabile. Il non rispetto per l’ospite è atto riprovevole in se e sono convinto che Gesù, nella sua follia, lo possa tranquillamente aver compiuto in quanto si riteneva padrone non solo delle tradizioni ma dell’ospite stesso (nel cristianesimo gli schiavi non saranno schiavi soltanto con il corpo e in funzione del lavoro, ma saranno schiavi con tutto il loro corpo, con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima).

Luca deve citare episodi più precisi nei quali inserire le affermazioni di Gesù. Queste non perdono la loro assolutezza e la loro arroganza, ma vengono condite meglio anche se la logica di Luca dimostra la sua dipendenza dal bisogno di morte e di distruzione che Gesù propaga.

Ecco Luca aggiungere a pranzo dal Fariseo la "peccatrice" omettendo di dire come la stessa madre di Gesù praticasse quella stessa professione e dimenticando di dire (o meglio omettendo volutamente) se la "peccatrice" era portatrice di male o era vittima del male (se peccava per voler peccare o se era costretta o se era stata costretta). Secondo l’apriori di Luca, tutti convengono che la "peccatrice" era portatrice di grandi colpe. Niente di più sbagliato! Le colpe sono nella mente fobica di Luca e nella sua adesione alla pulsione di morte. Non si condanna la madre di Gesù per essere una "pubblica peccatrice", ma si condannano le chiese cristiane di averla spacciata per vergine condannando le "pubbliche peccatrici" in sé anziché modificare la situazione in cui costoro erano costrette a vivere, situazione costruita e costantemente alimentata dai cristiani per poter accusare gli Esseri Umani Femminili nascondendo i loro crimini. Accusare, umiliare, condannare, indicare al pubblico disprezzo ecc. ecc..

La stessa logica di Luca sul dare il contenuto in elemosina cozza pesantemente con la storia dei trecento denari di profumo sprecati che si avrebbe potuto dare ai poveri (tanto i poveri li avrete sempre con voi e potrete far loro del bene ogni volta che ne avrete voglia); in realtà Luca indica come debbano essere gli altri a dare ai poveri, non Gesù o le chiese cristiane. Colpevolizzare l’avversario costringendolo a diventare povero (farlo fesso) privandolo delle ricchezze per meglio dominarlo. Questa è la linea d’azione indicata da Luca. Per far questo è necessario togliere la Libertà di pensiero (quello che verrà detto nelle tenebre verrà udito).

Luca indica il valore assoluto della "legge divina" (omette di dire quale sia la legge divina lasciando spazio alla fantasia assassina delle chiese cristiane) dimenticandosi che senza il Cielo e la Terra (Giove e Tellus) gli Esseri Umani non esisterebbero e nemmeno le farneticazioni deliranti di Gesù e del dio assassino di cui egli si dichiara figlio.

Un’altra indicazione data da Luca alle chiese cristiane è quella di costruire le condizioni attraverso le quali colpevolizzare gli Esseri Umani rendendoli deboli e pronti alla sottomissione. Guai a chi cammina dritto, coerente con se stesso e, per la propria coerenza, chiede il rispetto del circostante.

Le indicazioni di Luca alle chiese cristiane nascenti in relazione alle altre fedi e agli altri culti si possono sintetizzare in questo modo: colpevolizzare uomini e donne privandoli del loro Potere di Essere attraverso la violenza nella gestione dell’oggettività; colpevolizzare gli Esseri Umani appartenenti ad altre fedi religiose prima e i "fedeli" poi per costringerli a donare le proprie ricchezze in elemosina (magari alla chiesa cristiana) costruendo la miseria e permettendo ai cristiani di dominarli meglio; indicare come prioritario il valore della pulsione di morte e delle sottomissione come prevalenti sull’esistente dal quale esigere sottomissione.

Se Marco e Matteo attaccano una fede diversa, se Luca indica i comportamenti da tenere e cosa esigere da chi ha una diversa fede e una diversa collocazione nei confronti della chiesa cristiana (i "fedeli" come dominati dai preti detentori della "parola" di dio), Giovanni indica nei comportamenti dei Farisei l’imitazione che la chiesa cristiana deve attuare nella conduzione del suo dominio.

Quando si condanna un’azione e non si descrive un’alternativa, la condanna non è rivolta all’azione (quella è l’azione, date le circostanze non c’è alternativa), ma soltanto a chi compie l’azione. Pertanto se quell’azione è commessa da soggetto diverso, tale azione non è più esecrabile. Per questo motivo, quando i cristiani si comportano come pensano si comportassero i Farisei sono perfettamente allineati agli insegnamenti di Gesù di Nazareth. Infatti Gesù non ha condannato i cristiani mentre commettevano quell’azione, ma i Farisei e tutti coloro che non sono cristiani. Infatti, la chiesa cattolica, ligia a questi insegnamenti, santifica Kolbe morto nei campi di sterminio nazisti ma non caccia dalla chiesa cristiana quei vescovi e quei cristiani che direttamente o indirettamente contribuirono alla costruzione e al funzionamento dei campi di sterminio in quanto gli hanno permesso di santificare Kolbe (oltre che togliergli di mezzo un bel po' di Comunisti, Ebrei, Zingari, Testimoni di Geova e Omosessuali più o meno dichiarati).

Seguendo questa struttura logica le chiese cristiane si sono immedesimate nell’insegnamento di Gesù descritto da Giovanni non avendo Gesù indicato alternativa a quel comportamento che solo apparentemente viene deprecato ma che in realtà era l’unico comportamento ammesso e concepito dai cristiani. La prassi della loro storia conferma quanto affermato!

Cosa indica l’insegnamento di Giovanni?

Anche se un individuo dice cose sensate e logiche, quando queste cose sono in contrasto con la "legge divina" (o con la lettura della legge divina che ne dà Gesù in quanto figlio del macellaio di Sodoma e Gomorra o le chiese cristiane come sue emanazioni) queste cose vanno condannate.

Galileo insegna! Nessuno prima di lui aveva parlato come lui, ma i cristiani lo hanno condannato come ignorante in quanto le sue affermazioni contrastavano con le affermazioni bibliche.

Togliere la sicurezza dal cuore degli Esseri Umani. Giovanni ha intuito che gli Gnostici hanno una percezione soggettiva del circostante, pertanto essi giungono a percepire Sophia grazie all’espansione di se stessi e, per continuare quest’espansione, abbisognano che altri Esseri Umani espandano se stessi. Come impedire che costoro vengano seguiti? Costringendo, chi professa una fede e un divenire diverso a presentare testimonianze di quanto affermano attraverso l’espansione della propria soggettività (come se i cristiani avessero mai provato l’esistenza del dio davanti al quale hanno costretto milioni e milioni di individui con l’inganno, la truffa, l’omicidio, la tortura e la galera). Dal momento che la soggettività non può essere testimonianza direttamente costoro vengono condannati. Anche se qualcuno testimonia a loro favore (si ricordano gli interventi di Erasmo da Rotterdam in difesa di Paracelso, ma i tempi stavano cambiando) questo non è dio, ma sicuramente un demonio. La persecuzione operata dall’inquisizione cristiana obbedisce a questo insegnamento di Gesù!

Giovanni indica come condannare ogni alterazione del circostante che non sia funzionale agli obiettivi delle chiese cristiane: lo hai fatto di sabato, non sei stato benedetto, ti ha ispirato il demonio ecc. ecc.. Condannare ogni azione che per la sua positività può mettere in pericolo il controllo della chiesa cristiana sui suoi schiavi (o fedeli, come preferisce eufemisticamente chiamarli).

Spiare ogni azione degli Esseri Umani e riferirla ai poliziotti delle chiese cristiane affinché queste possano individuare una qualche forma di condanna. Giovanni è terrorizzato dalla possibilità che gli Esseri Umani possano diventare eterni cogliendo dall’albero della vita. Questa è la sua vera paura! Gli Gnostici, attraverso Sophia tentavano di cogliere dall’albero della vita per questo per Giovanni andavano spiati e distrutti dalla forza militare delle chiese cristiane e dall’influenza che queste dovevano conquistare nelle singole città. La delazione contro gli Esseri Umani viene istituzionalizzata (la bocca della verità dove venivano inserite le denunce anonime) attraverso la "confessione" che sarà usata pesantemente contro chi cercava una via verso la Libertà del fare per costruire il proprio Potere di Essere. Condannare a morte chiunque costruisca Libertà fra gli Esseri Umani. Quando gli Esseri Umani mettono in atto delle azioni attraverso le quali sviluppare la propria Libertà dall’assoggettamento cristiano e cattolico in particolare le reazioni degli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra sono di una violenza assoluta. Le condanne a morte di Giordano Bruno, Vanini e Caliostro traducono praticamente questo insegnamento di Gesù descritto da Giovanni. La mattanza dei Dolciniani ad opera dei crociati è applicazione di questo insegnamento.

Piegare gli Esseri Umani liberi all’assoggettamento alle chiese cristiane. A volte, dice Giovanni, chi cerca la Libertà è meglio ricondurlo nelle file della chiesa (riportarlo nell’ovile), magari con l’uso delle minacce e della tortura. Specialmente quando chi cerca la Libertà comincia ad avere un seguito consistente ricondurlo nella chiesa cristiana significa dimostrare la forza della chiesa rispetto a chi chiede Libertà del fare per la costruzione del proprio Potere di Essere. Quando non è possibile fare questo allora le chiese cristiane non trovano altra soluzione (negli insegnamenti di Gesù) che la condanna a morte.

"Ma perché" dicono le chiese cristiane "nonostante i miracoli fatti da Gesù (scenografia e illusione), di cui le chiese cristiane sono le continuatrici, la gente non crede spontaneamente in lei?" Dio aveva indurito i loro cuori affinché non vedessero la verità, oggi è il demone che impedisce di credere e, attraverso questo, Giovanni legittima le persecuzioni contro i non cristiani. Dunque, secondo Giovanni, è necessario che le chiese cristiane induriscano i cuori degli Esseri Umani, rendendoli dipendenti dalla pulsione di morte affinché continuino ad alimentare le chiese cristiane seminando morte e disperazione nel cuore dei loro figli.

Altro argomento principe in Giovanni è il traditore. Giovanni ha bisogno di descrivere un malvagio affinché siano giustificate le repressioni nei confronti di chi, accortosi che Gesù era un millantatore, decide di sbarazzarsene in qualche modo per ricostruire una via di Libertà. Quando qualcuno scopre che il cristianesimo è solo esercizio per lo sviluppo della pulsione di morte non è chi ha compreso l’essenza e il fine del cristianesimo, ma è qualcuno che vuole tradire per avidità. L’insegnamento di Giovanni consiste nell’indicare alle chiese cristiane la via della corruzione per indebolire chi non condivide la pulsione di morte come metodo di vita della società umana e poterlo più facilmente distruggerlo. Inganno, intolleranza, colpire alle spalle senza dignità né morale; i cristiani chiamano questo diplomazia. Hanno distrutto il divenire della Jugoslavia per prendere il controllo della popolazione e poter disporre di schiavi disperati.

L’insegnamento di Giovanni si può riassumere: contrastare chiunque che attraverso la sua Libertà costruisca una verità che non sia direttamente gestibile dalle chiese cristiane; strappare la sicurezza dal cuore degli Esseri Umani e ogni intuizione che conduca verso la Libertà; condannare ogni fare di ogni Essere Umano che porti verso la Libertà e, che non sia gestito direttamente dalle chiese cristiane; usare lo spionaggio e il tradimento affinché nessuna forma di Libertà si affermi ricorrendo alla corruzione, alla carcerazione e alla tortura; perseguitare e condannare chiunque non condivida, accettandola, la pulsione di morte seminata dalle chiese cristiane.

 

 

SECONDO COMMENTO INIZIALE

 

La scelta degli episodi da aggregare ad ogni relazione fra Gesù e i Farisei è stata fatta tentando di coprire l’intero periodo storico di dominazione cristiana.

Non si può affermare con certezza cosa sarebbe successo se il dominio dei cristiani non avesse avuto luogo. Condizioni storiche precedenti e contemporanee al cristianesimo indicano come lo sviluppo delle condizioni storiche per l’affermazione della pulsione di morte erano mature. Che la pulsione di morte fosse istituzionalizzata dal cristianesimo è determinato dall’incontrarsi di concause che ne hanno favorito non solo l’affermazione ma la direzione che i primi secoli gli imposero. L’assoluto del cristianesimo imposto da Gesù si è fuso con l’assoluto della figura dell’imperatore come essere divino. Il cristianesimo dimostrò all’imperatore romano di essere più efficace nel garantirgli il controllo delle popolazioni consentendogli maggior discrezione nelle proprie decisioni in quanto rappresentante dell’assoluto divino. Se il cristianesimo si fosse presentato durante la repubblica romana i cristiani sarebbero stati, più semplicemente, presi a calci.

Gli episodi sono scelti allo scopo di dimostrare come il terrore sviluppato e coltivato nel corso della storia non sia opera dei singoli individui, ma sia sviluppo della dottrina del suo presunto fondatore. Gli evangelisti ufficiali, scelti per l’assoluto delle loro affermazioni scartando i vangeli gnostici come falsi, descrivono Gesù come un pazzo che gira per la palestina affermando di essere il figlio di dio e non ha rispetto di nulla e di nessuno. Per lui tutto si deve piegare, per lui tutti si devono umiliare, per lui tutti si devono sottomettere, per lui tutti devono prestare obbedienza e, quel che è peggio, è che quell’obbedienza la devono dare con tutto il loro corpo, col loro cuore e con tutta la loro anima. Qualunque tentennamento viene punito con una ferocia che farà dei cristiani i macellai della storia.

Ci sono sicuramente milioni di episodi che ho trascurato. I cristiani hanno agito seminando miseria e terrore in ogni individuo apparso nella sfera in cui esercitavano il controllo temporale; in ogni istante della sua giornata.

Ci sono sicuramente episodi più significativi, ma io ho selezionato questi in quanto sono in grado di chiarire il mio pensiero nei confronti del fare dei cristiani. L’unico episodio, non citato, al quale chiedo maggiormente scusa è ai quattrocento milioni di schiavi che dall’Africa vennero sia deportati nelle americhe come schiavi che uccisi in tutte le guerre coloniali volute dai cristiani. Di questi quattrocento milioni duecentomilioni (e forse più) morirono nelle azioni di cattura e durante le traversate dell’oceano; probabilmente furono i più fortunati.

Degli episodi selezionati io non intendo parteggiare per i protagonisti dell’episodio citato, nel senso che non intendo indicare la vittima dei cristiani e il suo fare ad esempio (almeno non in tutti) da seguire non perché le vittime dei cristiani non siano dei giganti nella storia, ma perché il respiro della Libertà viene percepito nel momento stesso in cui investe il soggetto in relazione alla situazione storica che sta vivendo. Riproporre quella relazione fuori da quella relazione storica non significa più essere spinti dal respiro della Libertà, ma scimmiottare un comportamento; ogni scimmiottatura comporta la sclerotizzazione dell’esistente. E’ come se dicessimo: quella volta era giusto, ma ora stai sbagliando! Si usa il passato per impedire lo sviluppo del presente. Dal passato si pesca quanto serve per costruire il presente, si pesca dal passato per operare e trasformare il presente producendo un futuro migliore; un futuro di Libertà, dove la Libertà si misura sulla Libertà del fare per la costruzione del Potere di Essere degli strati più bassi della popolazione di quel territorio.

Quando descrivo la positività dell’azione in quell’episodio intendo restringerla a quell’episodio proiettandola nel desiderio di liberazione dal terrore cristiano. Non intendo sostituire il cristianesimo con un’altra filosofia o comportamento pescato dal passato.

Il "Paganesimo" non potrà mai essere quello che fu. Le Coscienze che il "Paganesimo" considerava vive e operanti non sono più le stesse dopo duemila anni di cristianesimo. Come può la Coscienza di Sé dell’Essere Lupo essere la stessa dopo duemila anni di mattanza che in Italia lo portò quasi all’estinzione? Come può essere la stessa la Coscienza di Sé dell’Essere Lombrico, dopo decine di anni di anticrittogamici che ne hanno saccheggiato, in molte zone, la specie? Come può essere la stessa Coscienza di Sé dell’Essere Silvano dopo il saccheggio dei boschi da parte dei cristiani i quali non si sono limitati a tagliare gli alberi che gli servivano, ma hanno agito sistematicamente per distruggere la Coscienza stessa. Come può essere uguale la Coscienza di Fons dopo che ogni fonte è stata distrutta incarcerando e perseguitando ogni Essere Umano che arrivava alle fonti per ascoltarne le voci?

Il "Paganesimo" che fu non potrà mai più essere, duemila anni di terrore cristiano hanno inciso sul divenire delle coscienze del circostante e hanno cambiato anche l’Essere Umano che dovrà percorrere un lungo cammino per tornare ad essere uno con la natura.

Ogni situazione considerata in riferimento ai singoli episodi fra Gesù e i Farisei vede come protagonisti dei GIGANTI. Alcuni sono popoli che vivono attraverso l’adattamento al proprio territorio e che si scontrano con i cristiani che non si limitano a sconfiggerli, ma devono piegarli e sottometterli alla volontà del loro dio distruggendo la relazione fra sé e il loro circostante: devono essere convertiti. In altri casi assistiamo all’esistenza di piccoli uomini che danno l’assalto al cielo della conoscenza sorretti dall’alito della Libertà della specie umana. Libertà è il demone che gli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra temono. Libertà, figlia primogenita di Necessità, è rimasta a sorreggere il cammino della Specie Umana, lungo la sequenza dei mutamenti, verso il divenire parte integrante dell’universo!

Celso è un gigante quando affronta il cristianesimo che si sta abbattendo come un’onda distruttiva sulla fondazione del divenire umano. E che dire degli uomini e delle donne che hanno affrontato i ferri roventi, le unghie strappate, gli arti spezzati dagli aguzzini cristiani? Che dire della disperazione degli Aztechi mentre Cortes li macellava per soddisfare la sua avidità di cristiano? E come non inchinarsi, commossi e pieno di rispetto, davanti ad un Vanini che, in pieno terrore cattolico, diventa uno con la Natura? Cosa dire quando si assiste alle querce abbattute, alle statue distrutte in sfregio, ai desideri e ai sentimenti degli Esseri che i cristiani dovevano costringere a mettersi in ginocchio davanti al loro dio assassino? Io leggo le loro storie con rispetto mentre il vento della Libertà spinge la mia percezione oltre il quotidiano della ragione. Olo mi insegna che di ogni scelta se ne può sempre trovare traccia. Queste tracce sono sempre attorno a noi, forse non siamo in grado di afferrarle tutte, ma quelle che afferriamo ci permettono di comprendere i fatti e gli accadimenti. Mentre Giustizia si allontanava dagli Esseri Umani quando costruirono il Potere di Avere, Libertà era rimasta per aiutare gli Esseri Umani a soddisfare Necessità.

La via di Libertà è una via molto lunga e i cristiani l’hanno costellata di cadaveri.

 

 

 

DAL "DICTATUS PAPAE" DI GREGORIO VII, 1075

 

1) La chiesa romana è stata fondata unicamente dal Signore

2) Solo il romano pontefice sia detto, legittimamente, universale.

9) Il papa è l’unico uomo cui tutti i principi baciano i piedi.

12) Al papa è permesso deporre gli imperatori.

16) Nessun sinodo può convocarsi senza ordine del papa.

19) Il papa non deve essere giudicato da nessuno.

22) La Chiesa romana non ha mai sbagliato; e, secondo la testimonianza della Scrittura, non sbaglierà mai.

23) Il pontefice romano, canonicamente ordinato, è oltre ogni dubbio santificato per i meriti del beato Pietro.

24) Dietro e col consenso del papa, è permesso ai sudditi di formulare un’accusa.

27) Il papa può sciogliere i sudditi dal giuramento di fedeltà agli ingiusti.

 

Da: Jacques le Goff "Il cristianesimo in Occidente da Nicea alla Riforma" in "Storia del Cristianesimo" di Henri-Charles Puech.

 

 

COMMENTO

 

Questo è lo spirito con cui i cristiani si sono presentati alla storia. Questo è lo spirito della predicazione di Gesù. "Il mondo è mio e ne faccio quello che voglio" dice Gesù e, continuano per lui, le chiese cristiane e quella cattolica in particolare. Questo è il filo esoterico che guida i comportamenti delle chiese cristiane nelle relazioni fra sé e gli Esseri Umani. Il loro scopo non è quello di fornire all’umanità una via di "salvezza" ma è quello di impossessarsi degli Esseri Umani, svuotarli delle relazioni col circostante e assoggettarli ad una descrizione privandoli del loro divenire.

Lo scopo esoterico delle chiese cristiane e di quella cattolica in particolare è quella di seguire i dettami del macellaio di Sodoma e Gomorra: impedire all’Essere Umano di cogliere dall’albero della vita eterna!

 

 

 

MATTEO

 

 

 

LA MALIZIA DEI FARISEI

 

"O voi ammettete che l’albero è buono e allora sarà buono anche il frutto, o

 

 

 

PER COMPRENDERE QUANTO PROFONDA SIA LA DIFFERENZA FRA LA STREGONERIA E IL PAGANESIMO POLITEISTA DA UN LATO E IL CRISTIANESIMO DALL’ALTRO, DA UN LAVORO IN PREPARAZIONE CHE DIVENTERA’ SUCESIVAMENTE PARTE DEL GESU’ DI NAZARETH: L’INFAMIA UMANA

 

 

CLAUDIO SIMEONI

PIAZZALE PARMESAN, 8

30175 MARGHERA - VENEZIA

TEL 041 - 933185

CACIARE I DEMONI E LA DISTRUZIONE DELL’ESSERE UMANO

Dal greco antico

 

DAIMWN - DAIMON è la divinità come dio.

 

DAIMONION - DAIMONION è la divinità come ispirazione.

 

Dall’enciclopedia Hoepli

 

Démone: (dal gr. Daimon, spirito "divino", effetto di volere sopraumano dispensatore; cfr. L’ebr. Ruah, soffio o fiato) m. Secondo l’antichissima tradizione animistica, il soffio che anima tutte le cose che vivono in natura. Questo soffio o spirito animatore è sempre invisibile e può essere benigno o maligno, favorevole o avverso all’uomo, può essere congiunto ad una pietra, ad una fonte, ad un albero, ad un oggetto. Può assumere consistenza corporea ed apparire in cento modi strani, può signoreggiare la vita degli uomini con malattie, la morte, la pazzia, la carestia, la siccità, le avverse circostanze quali la guerra, o solo con i mali morali quali l’invidia o la discordia. Gli spiriti o i demoni non hanno un’unica dimora specifica in quanto ognuno di essi occupa un posto determinato e tutti insieme riempiono l’aria, la terra e l’acqua. La credenza nei demoni è antichissima e già nell’antica religione ebraica dall’angelo designato da jahve disperse il male che apparì, sin da allora, staccato dal bene. Dall’antico giudaismo i demoni poi passano nella religione cristiana che, chiamandoli "demoni", non dette loro una distinta personalità spirituale se non quella di nemici di Dio. Presso i Babilonesi, nell’ambiente preellenico (keres), e in quello etrusco, i demoni erano considerati sia spiriti del bene sia del male, identificati spesso con le anime dei defunti che, invece di discendere nelle tenebre della terra, rimanevano alla superficie di essa, in certi casi agendo quali protettori dei vivi, come ad esempio facevano le anime degli eroi. Il demone è venerato da quasi tutte le popolazioni primitive che ne considerano di due specie: quello che ha sede stabile in un determinato oggetto o luogo e quello che è invece errabondo e cerca solo un ricetto temporaneo.

 

NOTA: Devis ha fatto notare come nell’enciclopedia ci sia un errore dal momento che non si può avvicinare il termine demonio, cioè la divinità come dio, col termine ebraico di Ruah che andrebbe piuttosto accoppiata al greco pneuma.

 

 

Commento

 

Il demonio è dunque il divino che permea il circostante. E’ la Coscienza di Sé di ogni oggetto e di ogni Essere. E’ il divenire eterno di ogni Essere esistente in questo momento. Demonio sta ad indicare il respiro divino del mondo e al demonio o ai demoni si oppone Gesù di Nazareth che anziché affiancarsi al divino del mondo tende ad appropriarsene per sottometterlo al proprio vuoto.

Daimonion è il divino dentro l’Essere Umano e la cacciata dei demoni o del demone dall’Essere Umano messa in atto da Gesù assume un significato preciso nella sua dottrina di morte.

Il demonio non è dunque un oggetto in sé, è il divenire divino di un Essere Umano. E’ lo sviluppo della Coscienza di Sé che si appresta ad assumere la coscienza dell’Essere all’atto della morte del corpo fisico. Il demonio è il lato divino dell’Essere Umano. Il suo svilupparsi. Il suo relazionarsi col mondo circostante.

Gesù insegna a combattere quel divino.

Non è casuale l’accoppiamento fra l’Essere divino che spinge nell’Essere Umano per svilupparsi e l’epilessia come manifestazione fisica visibile.

Da un lato indica la necessità di distruggere il divino e dall’altro indica gli effetti del divino nell’epilessia e nelle sue manifestazioni.

I cristiani dicono: "Sviluppare il divino che avete dentro vi porta a diventare epilettici. Pertanto è necessario distruggere il divino per non diventare epilettici." In altre parole occorre distruggere il divino che si sviluppa per mettere in ginocchio gli Esseri Umani. E’ chiaro il vangelo di Marco e di Matteo secondo cui: "Questa specie di demoni non si può cacciare in nessun altro modo, se non con la preghiera e il digiuno".

L’ambiguità consiste nel non indicare il soggetto che dovrebbe pregare e digiunare.

Il digiuno è un’operazione debilitante nei confronti del corpo e rende l’individuo estremamente debole e psicologicamente sottomesso. La preghiera è un atto di sottomissione acritica.

Le due cose assieme tendono a distruggere la volontà e le determinazioni attraverso le quali l’Essere Umano si relaziona col mondo. In altre parole, tendono a distruggere il divino dentro l’Essere Umano e, come conseguenza, scacciano il farsi dio dell’Essere Umano.

L’uso dell’epilessia come modello dell’individuo posseduto è strettamente simbolico. L’Essere Umano che si fa dio sviluppando il divino che ha dentro è incontrollabile in quanto non è disponibile a sottomettersi. L’epilettico è costretto a seguire i suoi impulsi nel corso dei suoi attacchi e le sue convulsioni non sono controllabili se non con feroci atti di forza fisica. Inoltre, essendo attacchi improvvisi, imprevedibili e d’origine sconosciuta è più facile addebitarli all’azione del possesso dell’individuo da parte di un’entità esterna piuttosto che sospendere il giudizio sulla loro causa.

L’azione trascendente millantata dall’estensore del vangelo ad opera di Gesù viene smentita dal fatto che tutti gli spettatori vedono i demoni. Gesù scaccia i demoni, secondo gli evangelisti, come spettacolo. Tutti assistono alla cacciata dei demoni. Dunque da fatto trascendentale diventa un fatto normale. Da azione del dio creatore diventa trucco da imbonitore. "Quelli che avevano visto raccontarono loro quanto era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci..."; oppure "Gli Scribi che erano venuti da Gerusalemme dicevano: "E’ posseduto da Belzebub, è in virtù del principe dei demoni caccia i diavoli""; ancora: "Ma allora Gesù intimò: "Taci e parti da costui!" Allora lo spirito impuro, dopo averlo agitato convulsamente, uscì da lui, gettando un forte urlo. Tutti rimasero stupiti e si domandarono a vicenda: "Chi è questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità! Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!"".

La cacciata dei demoni, a prima vista, appare come la sceneggiata di un giocoliere per accentrare l’attenzione degli astanti e coinvolgerli nello spettacolo. In realtà è una precisa forma dottrinale in cui il cacciato non è una coscienza esterna all’Essere Umano. E’ il divino dell’Essere Umano che secondo Gesù deve essere distrutto al solo scopo di costringere l’Essere Umano a "pregare suo padre".

Questo tipo di vicende si inserisce molto bene nello scontro di quel tempo. Da un lato c’era chi intendeva, non importa attraverso quale pratica, farsi dio sviluppando il divino che aveva dentro e dall’altro chi intendeva distruggere questo divino per costringere le persone in ginocchio a pregare sottomesse.

Non a caso nel vangelo di Marco e di Matteo chi "riconosce" Gesù e il suo ruolo di distruttore del divenire umano attraverso l’autoidentificazione col figlio del macellaio di Sodoma e Gomorra sono proprio i demoni. Cioè quegli Esseri Umani che hanno sviluppato il divino che hanno dentro: il Daimonion.

C’è da rilevare come nessun individuo malato di morte possa, in nessun caso, agire affinché un Essere Umano che ha sviluppato il divino che ha dentro lo possa perdere. C’è un solo modo per distruggere il divino sviluppato dall’Essere Umano: distruggere l’Essere Umano stesso costringendolo alla sottomissione.

Appare evidente, a questo punto, come la figura di chi scaccia i demoni (come noi oggi siamo abituati a considerarli) sia assolutamente inventata.

Gesù che scaccia i demoni non è mai esistito!

E’ esistito uno scontro fortissimo fra chi si ispira al divino quindi come farsi dio e chi sottomette alla descrizione di dio padrone.

E’ esistito esattamente come esiste oggi.

Mentre non è mai esistito allora, come non esiste oggi, il demone (come siamo stati educati a considerarlo) che si impossessa di individui costringendoli a "comportamenti disordinati".

Questa parte dottrinale, al di là di come viene raccontata, è sicuramente più antica del 30 d.c.. Inizialmente stava ad indicare uno scontro di pensiero molto probabilmente fra Esseni e quelli che diventeranno gli gnostici. Nel nuovo testamento c’è un accenno ad una grande figura di Stregone: Simon Mago. La sua azione era quella di evocare la forza di Sophia in aiuto alla fondazione del divenire degli Esseri Umani. Questo in contrapposizione ad un Gesù che indicava sé stesso come incarnazione del sapere: "Gli abitanti di Ninive sorgeranno nel giudizio, insieme con questa generazione e la condanneranno, perché essi fecero penitenza alla predicazione di Giona; ed ecco, vi è qui ben più di Giona. La regina del Mezzogiorno risorgerà, nel giudizio, insieme con questa generazione e la condannerà, perché ella venne dall’estremità della terra per udire la sapienza di Salomone; ed ecco vi è qui ben più di Salomone". Matteo.

Il sapere davanti al quale sottomettersi pregando e digiunando.

Questa ignoranza che i cristiani chiamano "sapere" ha un nemico: daimonion, è il sapere come fare divino del singolo Essere Umano.

Ed ecco Sophia contrapporsi all’ignoranza di un Gesù assolutamente inventato.

Non è inventata invece l’indicazione dottrinale di scacciare chiunque attraverso l’ispirazione del divino del circostante sviluppa il proprio divino facendosi dio.

L’azione descritta del Gesù che scaccia i demoni altro non è che un’indicazione comportamentale attraverso la quale imporre la dottrina per sottomettere gli Esseri Umani alla pulsione di morte.

La cacciata dei demoni altro non è che l’indicazione di distruggere e annientare tutti coloro che facendosi dio tendono a cogliere dall’albero della vita eterna sviluppando il proprio corpo luminoso.

Distruggerli come?

Gettandoli nelle fiamme o gettandoli in mare. Questo era l’intento fin dalla prima stesura dei vangeli dei cristiani. Distruggere ogni divino!

La compilazione dei vangeli ad opera di Marco, Matteo, Luca e Giovanni obbediscono ad esigenze di puro e semplice dominio politico sugli Esseri Umani. Non solo il Gesù che loro descrivono è un Essere povero, meschino e illogico, ma millantano una presunta discendenza divina al solo scopo di bloccare l’analisi critica degli Esseri Umani.

Così raccontano come Gesù, in quanto figlio del dio creatore, conceda ad altri di cacciare i demoni che (come oggi noi siamo abituati a pensarli) un tempo erano comuni ed oggi sono scomparsi.

In realtà l’indicazione è quella di distruggere il dio che cresce dentro ogni Essere Umano e che lo conduce a cogliere dall’albero della vita eterna. Gesù deve distruggere questo. O meglio gli estensori dei vangeli vogliono distruggere questo imputandolo a un Gesù in quanto figlio del dio creatore.

Chi avrà mai l’ardire di mettere in discussione la parola del figlio del dio creatore?

Il punto è che non è solo la parola del presunto figlio del dio creatore che deve essere messa in discussione, ma lo stesso dio creatore!

Davanti a costoro gli Stregoni sono diventati audaci svelandone gli inganni.

Costringere le persone a digiunare e pregare per distruggere il dio che cresce dentro di loro: quando questo non è sufficiente, gettarli in mare o bruciarli.

Un aspetto della dottrina cristiana è, con questo, svelato. Anche partendo da questo è possibile conoscerne gli inganni. La scrittura definitiva dei vangeli ufficiali va ben dopo il cento d.c., ma fonda le sue origini e i primi abbozzi ben prima dell’anno zero. Probabilmente su un corpo di intenti fondamentali si sono aggiunte trascrizioni soggettive.

I vangeli ufficiali sono stati manipolati in epoche diverse. Il presunto Gesù non avrebbe detto a nessuno: "Prendi la tua croce e seguimi!"; questa è opera dell’ultimo estensore: colui che impone un simbolo e vuole riempirlo del significato della sottomissione. Così come la presunta profezia della distruzione del tempio di Gerusalemme è una aggiunta a posteriori per far credere ad un inesistente spirito profetico, esattamente nello stesso periodo in cui si inserì nel vangelo la morte di Zaccaria ben Barachia che in realtà avvenne nel 70 d.c..

Così distruggendo sistematicamente e militarmente quegli Esseri Umani che sviluppavano il divino che avevano dentro la menzogna e l’inganno ha preso la forma dei roghi e dell’oscurantismo dal quale si sta uscendo soltanto per merito di chi sviluppò il proprio Demonion!

 

SCRITTO FINE APRILE 1997 - FORSE DIVENTERA’ PARTE DI GESU’ DI NAZARETH: L’INFAMIA UMANA.

 

 

 

 

L’ESSERE UMANO NON E’ CREATO DA UN DIO PAZZO, E’ UN ESSERE CHE USCITO DAL BRODO PRIMORDIALE E’ SEMPRE IN CONTINUA MODIFICAZIONE. COSI’ QUANDO SCOPERSI CHE LE LINEE DI TENSIONE CHE CI LEGANO AL MONDO SONO VIVE, COSCIENTI E CONSAPEVOLI DI SE’, IN GRADO DI ESERCITARE VOLONTA’, DETERMINAZIONE E DIREZIONE SCOPERSI DI ESSERE CIRCONDATO DA DEI CHE COME ME CAMMINANO LUNGO UN SENTIERO DI ETERNITA’.

IL TENTATIVO DI COMPRENDERLI PASSO’ ATTRAVERSO LE IMMAGINI DELLA RELIGIONE ROMANA. QUESTA RICERCA, ATTRAVERSO LA PERCEZIONE ALTERATA E LO SFORZO DI TRADUZIONE IN FORMA LOGICA DELLE IMMAGINI DIVENNE:

IL SENTIERO D’ORO.

 

DEL SENTIERO D’ORO VI PRESENTO L’INTRODUZIONE E LE PRIME PAGINE:

 

 

 

CLAUDIO SIMEONI

Piazzale parmesan 8

30175 marghera - venezia

tel 041 - 933185

 

 

IL SENTIERO D’ORO

 

 

 

INDICE

 

 

1) PREMESSA 

2) PRIME CONSIDERAZIONI 

3) PRECISAZIONE 

4) LE IMMAGINI NELLA RELIGIONE ROMANA

1) TERMINIUS 

2) SILVANO 

3) FAUNO 

4) FAUNA 

5) FATO 

6) VACUNA 

7) VALERIA 

8) VEIOVE 

9) VENERE 

10) VERTUNNO 

11) VESTA 

12) VOLTURNO 

13) VIRBIO 

14) VULCANO 

15) GIOVE 

16) GIUNONE 

17) GIANO 

18) FONS 

19) DIANA 

20) MINERVA 

21) QUIRINO 

22) MARTE 

23) LIBER PATER-BACCO 

24) MANI 

25) NETTUNO 

26) SATURNO 

27) CERERE 

28) FLORA 

29) ANNA PERENNA 

30) BELLONA 

31) BONA DEA 

32) CACA 

33) CAMENE

34) CARNA 

35) CONSO 

36) FEBBRE

37) FEBRUO 

38) FURRINA

39) GENI 

40) GIOVENTU' 

41) GIUSTIZIA 

42) GIUTURNA E FERENTINA 

43) FEDE 

44) FERONIA 

45) FORNACE 

46) FORS E FORTUNA 

47) FURIE 

48) INCUBI 

49) LARA 

50) LEMURI 

51) LIBERTA' 

52) LIBITINA 

53) LUA 

54) LUNA 

55) MAIA 

56) MAMURIO 

57) MATER MATUTA 

58) MEFITE 

59) MERCURIO 

60) MONETA 

61) MORTE 

62) NECESSITA' 

63) NERIO 

64) NIXE 

65) OLO 

66) OPI 

67) ONORE 

68) ORCO 

69) PACE 

70) PALE 

71) PARCHE 

72) PIETA' 

73) PILUNNO 

74) PISTORE 

75) PLUTONE 

76) POMONA 

77) PORTUNNO 

78) PROSERPINA 

79) ROBIGO 

80) SALACIA E VENILIA 

81) SALUTE 

82) SEMO SANCO 

83) SOL 

84) SORANO 

85) STRIGI 

86) SUMMANO 

87) TELLUS

5) I LIBRI SIBILLINI

6) CHI PARLA DELLA RELIGIONE ROMANA

7) IL CONCETTO DI PROVVIDENZA

8) LE CONGREGAZIONI RELIGIOSE 

1) GLI AUGURI 

2) I LIBRI SIBILLINI 

3) I FEZIALI 

4) I SALII 

5) FRATELLI ARVALE 

6) PONTEFICIES 

7) LUPERCI 

8) VESTALI 

9) IL SENTIERO D'ORO - PREMESSA 

10) IL SENTIERO D'ORO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ELEMENTI CONCORRENTI ALLA NASCITA E TRASFORMAZIONE DI UNA RELIGIONE:

 

 

PREMESSA

 

Al lavoro di analisi della religione romana sono giunto stimolato dalla necessità di ricerca di condizioni storiche in cui le tesi espresse nel Libro dell'Anticristo si sono in qualche modo riprodotte diventando fare di popoli e persone nascosti sotto nomi e sentieri specifici alla Conoscenza e alla Consapevolezza.

Nel lavoro di ricerca ho scorto elementi propri del Libro dell'Anticristo nelle pratiche Sciamaniche e nelle pratiche Animiste dei paesi del terzo mondo. Nella storia del mondo occidentale la via tracciata dal Libro dell'Anticristo trae origine dalle pratiche della Stregoneria Medioevale e dalla ricerca, da un lato quella antropologica e, dall'altro, dalla critica alla filosofia occidentale, come bisogno di liberazione dell'Essere Umano.

Anche la Stregoneria Medioevale è trasformazione di quanto l'ha preceduta.

Attualmente si avvicinano alle tesi del Libro dell'Anticristo alcune forme di Buddismo (non il Lamaismo e nemmeno quelle forme legate alla gestione dello stato) con al centro lo sviluppo del Buddha dentro l'Essere Umano e alcune forme Yoga per il risveglio dell'Energia Vitale dentro l'individuo.

Queste forme religiose hanno il torto di non mettere al centro della loro attività lo sviluppo dell'Essere sottovalutando la relazione fra l'Essere Umano ed il mondo circostante. Hanno al loro centro un Essere Umano che non esercita la propria volontà sull'oggettività ma che la subisce purché questa gli consenta lo sviluppo del proprio Buddha o della propria Kundalini.

Per queste religioni, l'Essere Umano, non è il costruttore del proprio Sistema Sociale (per quanto questo sia discutibile), ma è l'Essere Umano che mendica all'interno del Sistema Sociale.

Mendicando, l'Essere Umano, non pratica la propria volontà, non si relaziona con altre volontà, di conseguenza, non pratica la magia come metodo del proprio esistere. Dice solamente: "Lasciatemi in pace affinché possa sviluppare il Buddha che dorme dentro di me!" Egli non desidera nuocere a nessuno, tanto meno al suo padrone, ma è pronto a reclamare il diritto di usare schiavi per le proprie necessità (vedi le ragioni delle rivolte dei monaci Lamaisti a Lahasa in Tibet negli ultimi anni).

Una via che non sia Libertà nell'esistente della ragione non può liberare l'Essere Luminoso che cresce dentro l'Essere Umano. Libertà non si intende un vago aspetto come delineato dalla filosofia occidentale, ma Libertà del fare all'interno del quotidiano della ragione finalizzata alla costruzione del Potere di Essere all'interno del Sistema Sociale umano.

Non c'è Libertà in un Sistema Sociale umano dove una parte degli Esseri Umani siano esclusi o per "legge" o per imposizioni o condizioni.

La Libertà dell'Essere Umano è Libertà nello sviluppo dell'Essere Luminoso; non ci può essere sviluppo dell'Essere Luminoso là dove non c'è un cammino verso la Libertà. Solo in questo modo il Mago, o Apprendista Stregone, può svolgere i propri riti fondendo la propria Energia Vitale con quella delle Coscienze di Sé con cui vuole relazionarsi o scambiare Energia Vitale. Solo fondando la Libertà le Coscienze di Sé accorrono perché, nella Libertà, c'è scelta di dare e avere reciproco; nell'appropriazione c'è soltanto un tentativo di furto.

Ci sono dei "Maghi" che senza praticare la Libertà impongono sé stessi a Coscienze di Sé. Costringono Coscienze di Sé a relazionarsi con loro. Costoro si pensano furbi e potenti, non si accorgono che le Coscienze di Sé, con cui si relazionano, versano in loro la parte stagnata della loro Energia Vitale così, non solo perdono ogni possibilità di espandere sé stessi, ma si ritrovano più vuoti di prima.

Senza la tensione verso la Libertà non esiste nessuna pratica magica: nessuna capacità di manipolazione dell'Energia Vitale.

Senza la tensione verso la Libertà le Streghe non sarebbero mai riuscite a far volare i loro corpi di sogno.

Due forme religiose, il cui scopo era sviluppare il dio centro l'Essere Umano, distrutte nell'oggettività della ragione, hanno continuato ad influenzare il fare e il comportamento degli Esseri Umani da là dove l'Inquisizione non poteva accedere.

Una di queste era la filosofia Gnostica il cui intento era sviluppare la scintilla divina che gli Arconti, ingannando il Demiurgo, introdussero nell'Essere Umano. In altre parole, gli Gnostici volevano cogliere dall'albero della vita per mangiare e vivere in eterno trasformandosi in Esseri Luminosi.

L'altra è la religione dell'antica Roma il cui fine era sviluppare Genio. L'Essere luminoso che cresce dentro l'Essere Umano (la Juno dentro l'Essere Umano femminile).

Entrambe le vie vogliono sviluppare il dio dentro l'Essere Umano, ma, mentre gli Gnostici rappresentavano un movimento di pensiero, la religione dell'antica Roma ha rappresentato un movimento di pensiero e di relazioni che è andato modificandosi e perfezionandosi per oltre 600 anni.

La religione dell'antica Roma non appare immediatamente come espressione di un "maestro" ma arriva alla fondazione di Roma come processo di sviluppo e trasformazione di popoli precedenti. La maggior parte delle divinità della religione Romana sono elaborazioni Etrusche, Osche, Sannite, Sabine ecc.. Sono immagini già diventate parte integrante di popoli interi ai quali hanno indicato il cammino per il loro sviluppo.

Al di là del concetto di Genio sembra quasi che i Romani non siano fondatori di nessuna religione e di nessuna divinità prendendo quanto incontrano adattandone l'immagine al loro cammino. E' fuori discussione l'origine Etrusca e Sabina della città di Roma come è fuori discussione l'acquisizione, da parte della religione romana, delle divinità Sabine. Marte è la prima fra tutte.

Fin da subito la storia di Roma si arrichisce di immagini: Giunone viene invitata a Roma abbandonando la sede in cui esercita (la città di Veio) durante il suo assedio, Minerva condotta come prigioniera a Roma dopo la sconfitta dei Faleri. Roma sembra non solo conquistare le città, ma si appropria della loro forza appropriandosi delle Coscienze di Sé proprie di quelle città facendole proprie. Roma fa proprie le Coscienze formatesi attraverso il divenire delle città stesse.

Mamurio appartiene al culto romano, Marte viene collocato all'origine della città stessa mentre, attraverso il far proprio di Venere (l'Etrusca Turan, in quanto gli Etruschi Veneravano l'esistente), i romani possono, a buon ragione, definirsi il popolo più religioso del mondo.

Nella religione romana hanno grande peso le divinità greche, primi fra tutti i Dioscuri e poi il sincretismo operato fra le varie divinità, non ultimo il responso del tempio di Apollo all'imperatore Giuliano secondo il quale Giove, Seraphide e Plutone sono la stessa cosa.

La differenza fra le divinità greche e quelle romane è considerevole. I Greci non riconoscono nessun dio se non in aspetto umano e, di quel dio, raccontano storie e aneddoti, più o meno come i cristiani raccontano della verginità di Maria o della resurrezione del loro Gesù. Da non dimenticare che la messa in discussione della divinità in forma umana è la vera ragione per la quale Socrate è stato messo a morte (altri filosofi sono stati più fortunati, o più prudenti, affermando ad esempio che sì gli dei esistono, ma si fanno i fatti loro e sono indifferenti alle vicende umane).

I Romani per divinità non intendono mai una persona, se non attraverso il sincretismo con la religione greca. L'immagine dell'uomo dio è un'immagine a posteriori.

Nella religione romana emerge innanzi tutto il concetto di funzione e di fare. La funzione e il fare viene divinizzato a perenne memoria poi, e solo poi, a quel fare si attribuiscono sembianze e forma umana al fine di rappresentarle.

Mamurio non viene ricordato in quanto persona, ma in quanto abilità del fare, capace di imitare e superare quella degli dei.

Giano non viene ricordato come Essere Umano, ma come una forza, con delle caratteristiche, impegnata a difendere la città e ad essere additata come esempio.

Giove è il cielo, come forza in sé; le leggende scritte sono tarde e ad imitazione di quelle raccontate per il Zeus greco, in compenso, sono spesso scritte a sberleffo dell'autorità (vedi l'esempio di Lara) e come stimolo verso la liberazione.

Silvano stesso, che il Comando Sociale maldistingue da Fauno, viene raffigurato come un Satiro ad imitazione delle leggende greche, ma non è un Satiro, Silvano è lo spirito del bosco che odia gli Esseri Umani in quanto aumentando di numero tendono a portar via spazio al bosco abbattendo alberi e allargando i loro campi coltivati.

A questo si aggiungano le "astrazioni divinizzate" dove in Grecia hanno un nome, discendenza, leggende e forma umana.

Spesso le divinità romane non sono nemmeno funzionali allo stato romano inteso come Comando Sociale tant'è che questo accoglie volentieri ogni variazione capace di rinvigorirlo. Non solo nella religiosità romana entra prepotente la mitologia Greca (mentre Carneade viene imbarcato e allontanato in tutta furia da Roma), ma entra anche quella Egiziana e quella mediorientale.

C'è una relazione precisa fra un popolo (inteso come insieme culturale ed ideologico) e la sua religione e fra il Comando Sociale e il controllo di quel popolo. La religione romana non è una religione rivelata, è una religione cresciuta attraverso scoperte ed elaborazione di scoperte. I romani non rubano Giunone agli Etruschi; i romani scoprono il potere e la realtà Giunone e decidono di appropriarsene diventando essi stessi Giunone.

Le Coscienze di sé si relazionano con quanto esiste, non sono padrone di quanto esiste.

La Coscienza di Sé si relaziona dove e con chi fa' affluire e scambiare maggiori quantità di Energia Vitale. I romani erano in grado di maneggiare maggiori quantità di Energia Vitale che non gli abitanti della città di Veio, inoltre le premesse del divenire favorivano Roma e non Veio.

I romani dispongono di due sistemi interpretativi attraverso i quali trasferire le informazioni ottenute dall'alterazione della percezione del circostante al mondo della ragione: i Libri Sibillini e gli Auguri.

I Libri Sibillini sono elaborazione di uno Stregone veggente. Vengono portati a Roma perché erano stati scritti per Roma. Il discorso per gli Auguri è molto più complesso: solo un Essere Umano capace di diventare uno con la Natura, può chiamare, attraverso le tecniche accuratamente descritte, la Natura affinché lo aiutasse, partendo dall'alterazione della propria percezione, a risolvere il suo problema nel quotidiano della ragione. La maggior parte degli Auguri imitava le tecniche ma non riusciva ad ottenere risposte, riusciva soltanto a scimmiottare i veggenti.

Attraverso questi strumenti i romani poterono, nel corso del tempo, relazionarsi con le Coscienze di Sé estendendo la relazione al quotidiano della ragione. Attraverso questi strumenti l'oggettività intervenne nelle scelte di Roma nel corso della sua storia.

Questo rende la religione dell'antica Roma assolutamente originale.

Si possono cancellare tutti i nomi delle divinità dalla memoria, ma le Coscienze di Sé della religione romana sono comunque attorno a noi, e non come semplici astrazioni, ma come Esseri reali con i quali ci si relaziona ogni qual volta si fa un gesto o si compie una scelta.

Si possono cancellare i nomi ma non si può cancellarne la realtà e questa è pronta a risorgere con altri nomi, in altre situazioni. Ad ogni relazione, la Coscienza di Sé, si modifica un po', ma la relazione è sempre funzionale allo sviluppo del proprio esistere in funzione dello sviluppo della relazione stessa. In pratica, quando due Coscienze di Sé si relazionano, sviluppano il proprio Potere di Essere, è interesse di entrambe sviluppare la relazione in funzione della continuazione dello sviluppo del proprio Potere di Essere.

Nell'esecuzione di questo lavoro è necessario fare alcune premesse fondamentali.

1) Scopo della mia ricerca non è l'archeologia. Io non sono alla ricerca del passato, sono alla ricerca delle relazioni attraverso le quali costruire la Coscienza di Me finalizzata al mio divenire eterno. Il mio scopo è cercare quanto in passato altri individui sono stati pervasi dalla stessa tensione (o tensioni simili) e come abbiano letto ed articolato le loro percezioni al fine di diventare eterni attraverso lo sviluppo della loro Libertà in funzione della crescita del loro Potere di Essere. A me interessa la fondazione del futuro e non sono disponibile ad accettare per vere le affermazioni della propaganda cristiana secondo cui prima dell'arrivo del cristianesimo la gente adorava idoli di pietra ai quali sacrificava. La realtà dimostra il contrario: gli idolatri, come essi descrivevano gli Esseri Umani di altre fedi, erano proprio i cristiani!

2) Alcune immagini sono ripetitive. Non essendo una ricerca archeologica non è nemmeno una trattazione cronologica. Sono state trascurate quasi tutte le divinità arrivate a Roma con l'Impero e sono state trascurate alcune "astrazioni divinizzate" come, primi fra tutti, Speranza e Concordia. Sono state trascurate varie divinità ma forse la più importante è Ercole; la forza fisica. Ercole è una delle prime incarnazioni dello stato romano: la forza fisica come metodo di relazione con i vicini. E' un'immagine trascurata volutamente in quanto è stata molto presto legata alla logica del Comando Sociale e non possiede spessore nella percezione alterata. Sono state trascurate tutte le divinità, o quasi, provenienti dalla Grecia in quanto appartengono ad un diverso divenuto.

Il fatto che molti immagini si assomigliano, apparendo spesso ripetitive, è dovuta all'arrivo a Roma di divinità dai popoli circostanti il cui significato era simile alle immagini di divinità già presenti. L'immagine di Marte appartiene a Roma fin dalle origini, ereditata dagli Etruschi, dagli Oschi, dai Sabini ecc.. Diverso è il discorso dell'accoppiata Marte e Quirino. Entrambi rappresentano, all'origine, un'immagine simile. A Roma le immagini si diversificano e, proprio per quella diversificazione, l'immagine di Quirino diventa estremamente complessa, molto più di quella di Marte. Le immagini si trovano a relazionarsi con fare e scelte differenti.

Altre immagini mantengono il significato originale differenziandosi ben poco l'una dall'altra; sembra quasi che gruppi sociali diversi, o situazioni storiche diverse, qualifichino le immagini. Alterando la percezione quelle immagini sono diverse, anche se non moltissimo, è il caso di Giunone, Mater Matuta e Bona Dea (Diana se ne discosta in maniera poderosa).

Nella descrizione delle immagini percepite ho preferito tenere un ordine casuale anziché seguirne uno preciso.

3) Alcune immagini sono difficili da decifrare e leggere all'interno della religione romana in quanto fatte proprie e manipolate dal Comando Sociale. E' il caso della sentenza senatoriale con la quale si divinizza il Genio dell'Imperatore o quella del Sol Invictus Eliogabalo o, ancora, quella di Giove Tonante proclamato da Augusto.

Un altro elemento è l'accostamento (che potrei comunque sottoscrivere) del doppio tempio a Roma e Venere. Le immagini, quando sono frutto dell'assoggettamento della religione romana al Comando Sociale, lasciano perplessa la ragione ed offuscano l'alterazione della percezione. Nella lettura dell'immagine ho tentato di attenermi quasi esclusivamente al carattere esoterico e all'indicazione della direzione della Libertà che l'immagine proiettava.

4) Alcune immagini appaiono quando il significato originale è stato alterato ed elaborato. La Coscienza di Sé si modifica ad ogni relazione! Come Marte. L'immagine si trova in molte culture sia Sabine che Osche (vedi i riti della gioventù consacrata a Marte per la fondazione di nuove città) e per essi non è solo "la contraddizione che si risolve mediante le armi" ma è il senso della vita stessa, della città e dei singoli Esseri Umani. Quando in Roma viene istituito, l'immagine ha attraversato un divenuto nel quale ha coinvolto le scelte di Esseri Umani che da tale relazione dipendevano. La ricerca del significato di Marte è estremamente complessa in quanto nella percezione alterata si riversano forze e tensioni proprie di interi popoli, i quali, non riversano in quell'immagine questo o quel fare ma l'intera esistenza del popolo stesso.

L'immagine di Marte viene descritta come appare, e come usata, nella religione Romana, ma le sue determinazioni sono molto maggiori. Lo stesso vale per altre figure. Giove, Giunone e Minerva sono state figure centrali in storie diverse di popoli dagli Etruschi alla Lega Latina.

Un discorso diverso, come già accennato, va fatto per le figure di origine greca. Esse appaiono a Roma già in forma umana e costringono Roma ad umanizzare le proprie immagini. Queste (vedi i Dioscuri), non appaiono come concetto filosofico, o alterazione della percezione, o come fondazione della relazione fra l'Essere Umano e il mondo circostante, ma come figura mitologica umanizzata. I Dioscuri appaiono ad un contadino per annunciare la vittoria dell'esercito romano; essi si impongono all'Attenzione del contadino nello stesso modo con cui la pastorella vede la madonna. Il Comando Sociale provvede immediatamente alla costruzione di un tempio o di una chiesa al fine di mettere in ginocchio gli Esseri Umani cogliendo l'occasione per l'assoggettamento degli Esseri Umani stessi all'immagine. Questo tipo di operazioni vengono rifiutate in quanto la magia permette di collocare questo tipo di azioni all'interno dell'Energia Vitale Stagnata il cui scopo è l'assoggettamento degli Esseri Umani in modo più o meno furbesco. Come non viene tenuto conto della resurrezione di Dioniso, altra operazione scopiazzata in malo modo dai cristiani per fingere speranza in un Gesù disperato per il suo fallimento.

Una ricerca storico-archeologica può sicuramente modificare il senso delle immagini descritte e la loro origine ampliandolo e arricchendolo, ma non sarà mai in grado di contraddirlo.

5) Le immagini vengono trattate per quanto io sono in grado, prendendo i dati dal mondo della ragione, di alterare la percezione per relazionarmi con la Coscienza di Sé cercando per essa il senso relativo all'interno del mondo della ragione. Per la limitatezza dei dati cui dispongo e per la difficoltà, in alcuni casi, di giungere all'immagine attraverso l'alterazione della percezione (almeno alla percezione di un'immagine che mi soddisfacesse senza lasciarmi un senso di incompiutezza e di mancanza) è prevedibile che alle immagini molte cose possono essere aggiunte. Una cosa è tuttavia certa: il senso di Libertà che le immagini emanano può essere descritto con altri attributi ma non può minimamente essere messo in discussione!

6) La centralità della ricerca è la magia: l'arte dell'Essere di manipolare l'Energia Vitale e, attraverso questa, relazionarsi con tutte le Coscienze di Sé sviluppando il proprio Potere di Essere. Non do importanza alla storia intesa come sequenza di avvenimenti e luoghi fisici. Quando io cerco le tracce del tempio di Diana sul monte Cornione a Lusiana, non cerco dei muri, cerco il luogo in cui corpi di sogno e Coscienze di Sé si incontrarono, fusero la loro Attenzione col principio femminile della vita nella ricerca della loro Libertà per costruire il Potere di Essere della Specie Umana.

Cerco il luogo dove veggenti, Streghe, Maghi o Apprendisti Stregoni, Stregoni, hanno concentrato la loro Coscienza di Sé per avvantaggiare il mio Potere di Essere raccogliendo quanto hanno lasciato. Io cerco luoghi in cui il Potere di Essere delle Coscienze di Sé si è già relazionato da cui poter attivare la relazione. Così io non cerco divinità davanti alle quali mettermi in ginocchio ma centri di Potere di Essere con i quali fondermi arricchendo la mia Coscienza per costruire il mio Potere di Essere. Come non do importanza alla storia ufficiale, così non do importanza alle pietre. Il mio scopo è quello di cercare nel passato quanto può essere utile per fondare il futuro, ma è il futuro che guida la mia ricerca nel passato (o un possibile futuro). Si possono trovare delle immagini descritte con maggior enfasi e partecipazione di quanto storicamente non appaia soltanto perché quell'immagine ha maggiormente attratto e coinvolto l'alterazione della mia percezione. Cosa posso dire di Giove se non ch'egli è il cielo? Lo è, sia come Coscienza che come descrizione. Detto questo l'argomento Giove può considerarsi esaurito mentre, invece, un'immagine come Maia è molto più complessa e immediata. In primo luogo è maggiormente legata alla mia fisicità, dunque non devo cercare nella visione la sua parte "umana", essa appare in tutta la sua grandiosità, inoltre, come Coscienza di Sé, è scaturita dalla relazione di due diverse Coscienze di Sé.

Ciò che io ritengo importante, dunque, non è necessariamente quanto oggettivamente è importante né quanto socialmente e storicamente viene ritenuto importante.

7) La struttura magico religiosa descritta è stata costruita attraverso una ricerca svolta da popoli interi. A parte alcune specificità è come se Roma, allargando il proprio dominio, si sia impadronita delle Coscienze di Sé (l'anima, tanto per dare una definizione corrente) di interi popoli. Si potrebbe dire che Roma non conquistava terre ma Conoscenza, Coscienza e consapevolezza. I vari popoli, relazionandosi con la propria Coscienza di Sé di questa o quell'immagine, la costruivano riversando e prelevando Energia Vitale, Coscienza, Attenzione, Consapevolezza, Bisogni e Determinazioni; Roma la faceva propria e con Essa si relazionava.

E' da sottolineare la diversità comportamentale: i romani sono andati alla ricerca della Conoscenza acquisendo quanto incontravano (si facevano Venere nei confronti dell'esistente); i cristiani saccheggiavano e distruggevano ogni cultura al fine di imporre il proprio dio assassino (si comportavano come Gesù con il Fico). I romani erano alla ricerca della Conoscenza (anche se furono abbagliati dai greci); i cristiani erano i distruttori della Conoscenza.

La religione romana è una via aperta nella quale ogni veggente, ogni respiro di Libertà può aggiungere sé stesso ampliandola.

8) Nel lavoro sono state trascurate una miriade di "divinità" che "governano" la vita di tutti i giorni. Non che queste non siano importanti, o meno reali, ma la loro elencazione e la loro definizione richiede una specifica cultura e un impegno particolare. Ogni volta che si compie un gesto si muove Energia Vitale mescolandola con l'oggettività attraverso l'Attenzione, ogni volta che questa prende Coscienza si costruisce un nodo nel quale si può versare o attingere.

Ne sanno qualche cosa i Maghi o Apprendisti Stregoni con i loro "riti"; quante Coscienze attirano!

Queste "divinità" avrebbero dovuto essere considerate, se non altro come risposta al disprezzo cui cristiani prezzolati le additavano (le definivano polvere di dei); lo stesso disprezzo in cui i cristiani tenevano la vita degli Esseri Umani.

9) Da ricordare, ancora una volta, come le immagini descritte spesso altro non erano che la ragione stessa e ragione d'esistenza di interi popoli che attraverso queste miravano a diventare eterni. La visione d'insieme del sentiero si ha solo nella religione romana (anche se la storia dell'umanità è costellata di sentieri simili) anche se i singoli Esseri Umani, spesso, fondono se stessi, diventando uno con una specifica immagine.

10) Ci sono delle divinità che nascono e vengono esaltate in funzione di interessi specifici, come ad esempio Libitina. Queste prendono via via importanza quando, uscendo dall'interesse, arrivano ad identificare dei bisogni reali della Specie Umana. Così Libitina, nata dagli interessi dei gestori delle pompe funebri, assume Coscienza di Sé ricordando la precarietà e la temporalità dell'esistenza fisica umana convogliando su di sé un'Attenzione specifica di popoli spronandoli alla ricerca dell'eternità. Così, Libitina, diviene un grande centro di Energia Vitale, una Coscienza di Sé, nel quale gli Esseri Umani versano e ricevono in funzione dei loro bisogni.

 

 

PRIME CONSIDERAZIONI

 

Pensare un sistema magico-religioso antico con gli occhi di chi è nato, vissuto, educato nell'attuale sistema religioso è tale da snaturare il sistema religioso studiato.

Quando gli imbecilli guardano gli uomini considerano le loro azioni dal punto di vista dell'imbecille e non sono in grado di assumere il punto di vista degli uomini che implica la soggettivizzazione di un'oggettività, a loro talmente estranea, da risultare incomprensibile, assurda, imbecille.

Essi appiattiscono tutto al loro livello, unico livello nel quale possono esercitare la comprensione dell'esistente, o dell'esistito, in quanto soltanto quel livello coincide col proprio essere.

Se costoro sono adoratori di un dio, presumono che tutti abbiano sempre, comunque, ed in ogni circostanza, adorato un dio perché, essi, esseri vuoti, non concepiscono nessun'altra relazione fra sé stessi e la loro divinizzazione. Piegano i mutamenti e le circostanze alla loro natura negando l'esistenza di tutto ciò che con quella natura non coincide. Usano il termine "primitivo" o "selvaggio" col disprezzo di chi, considerandosi creato ad immagine e somiglianza del proprio dio, disprezza chiunque si rapporta in modo consapevole col mondo circostante. Disprezzano chi non condivide le loro paure e le loro fobie e non sono in grado di considerare il processo storico e coercitivo che queste paure ha costruito. Finalizzano il loro fare al servizio di cose, ed esseri, estranei alla loro persona anche quando coerciscono e violentano esseri per la soddisfazione dei propri bisogni, più o meno depravati.

Essi, creati da un dio assassino, nascono senza Coscienza e senza Conoscenza; pertanto non possono riconoscere coloro che esistono vivendo Coscienti e Consapevoli del mondo circostante.

Gli adoratori del dio devono distruggerli, distruggere la loro coscienza e la loro consapevolezza, distruggerne il ricordo, unica condizione attraverso la quale esaltare la loro impotenza e la loro ignoranza. Distruggerli significa uccidere, finalizzando l'assassinio a rattrappire la Conoscenza e la Consapevolezza sviluppatasi in quei popoli.

Ridicolizzano il credo degli uomini e il loro sapere approfittando che costoro non fanno, di quel Sapere e di quella Conoscenza, una merce da barattare. Così facendo gli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra distruggono ogni possibilità di sviluppo della Conoscenza all'interno della natura da parte dei popoli per poter smerciare l'impotenza e le fobie del loro dio assassino.

 

 

PRECISAZIONE

 

La religione dell'antica Grecia è stata indicata non in quanto elemento in sé, ma come strumento nelle mani del Potere di Avere per allontanare gli Esseri Umani del Sistema Sociale dalla relazione fra sé e il circostante. Non si mette in discussione il valore delle immagini della religione greca e la loro formazione, ma l'uso che il Potere di Avere ne ha fatto per sviluppare sé stesso nella storia romana.

 

LE IMMAGINI DELLA RELIGIONE ROMANA

 

 

TERMINIUS

 

Terminus è il punto di arrivo: il Termine.

Un Essere percorre una via e, nel percorrerla, concentra il proprio volere, la propria volontà, la propria energia fino a giungere allo scopo voluto. Fino a risolvere la contraddizione che l'indusse a percorrere tale via.

Quando giunge (o si giunge) al Termine c'è il rilassamento. L'energia che l'Essere ha concentrato e compattato si distende lasciando il proprio segno. Nel percorrere quella via, nel compattare quell'energia, egli si è trasformato e, giunto al Termine, può contemplare la propria trasformazione.

Termine è il punto di arrivo di un processo di trasformazioni.

Termine è il confine del campo fin dove si può camminare senza calpestare i diritti dei vicini.

Termine è il fine della sequenza dei mutamenti da dove si contempla il percorso fatto.

Tutto ciò che è in mutamento sfocia in Termine. Un punto nel quale quella serie di mutamenti cessa per far partire una nuova serie di mutamenti per giungere ad un nuovo Termine.

Termine, in un modo o nell'altro, in una forma o nell'altra, in un'essenza o nell'altra, esiste sempre fintanto ch'esiste il mutamento.

Termine ha una propria energia: l'energia degli Esseri che producono (o subiscono) i mutamenti.

Termine ha una propria Coscienza: la Coscienza degli Esseri che producono (subiscono o concorrono) il mutamento, mutando essi stessi, e proprio perché mutati, coscienti di essere mutati e della quantità di mutamento ottenuto dal raggiungimento di Termine.

Termine non può avere né padroni né limitazioni. L'Essere diviene Termine, terminando la sequenza delle mutazioni. Diviene Termine diventando eterno, diventando uno con l'Universo.

Termine è immenso come l'Universo! Termine è il fine dei mutamenti dal più piccolo Essere alle grandi concentrazioni stellari; trasformazioni dell'Universo nel suo divenire.

Termine ha il tempo scandito dai mutamenti e dalla loro direzione.

Termine è il Principio Speranza che aleggia nel cuore e nei sensi degli Esseri.

Chi guarda a Termine con ansia di giungervi altro non può vedere che quel fine muoversi e vibrare (mutando in continuazione), e, quando lo vede, tendere animo, energia, tendini, nervi e volontà o, al contrario, lasciarsi andare alle condizioni dell'esistente e farsi divorare da un Termine a cui non si è stati in grado di imporre il proprio volere.

Termine è là, immoto, ed osserva gli Esseri di ogni specie che tentano di raggiungerlo attraverso le mutazioni. Non è né benevolo né malefico, non gli frega nulla degli Esseri (sono costoro a determinare il proprio principio speranza) e dei loro sforzi, ha coscienza solo fintanto che ci sono i mutamenti e fintanto che gli Esseri percorrono il proprio sentiero per giungere ad un fine: qualunque Essere; qualunque fine.

Continuerà ad esistere fintanto che gli Esseri alimentano la speranza di raggiungere il loro fine.

Dall'esistenza di Termine gli Esseri trarranno energia ed incoraggiamento per organizzare e giungere al loro fine; la tensione degli Esseri proiettati verso il fine alimenteranno la forza di Termine.

Per questo Terminius è "più potente" di Giove e per questo non è disponibile, sul Campidoglio, a cedergli il posto; egli rappresenta il fine dell'esistente a cui anche Giove deve sottostare se vuole progettare il proprio esistere.

Terminius si erge sotto il cielo. Nel tempio di Giove sul Campidoglio dove il suo santuario era incluso si aprì il tetto affinché egli fosse direttamente sotto il cielo. Questo perché Termine è il divenuto di tutti gli esseri e la loro tensione verso il futuro e, fra tutti gli Esseri, l'Universo ha la tensione più grande verso il suo Termine.

 

 

SILVANO

 

Un insieme produce un effetto qualora quell'insieme interagisca, attraverso una sequenza di contraddizioni, mutamenti, adattamenti soggettivi, con l'oggettività espandendosi. Quell'effetto è una forza che si erge maestosa davanti a chi, alterando la percezione sottratta al pensato della ragione, la guarda e vi si rapporta.

Specificità coscienti di un Essere più maestoso col quale, non potendolo abbracciare per intero, ci si rapporta con una sua parte funzionale. A questa parte si attribuisce la capacità di libero arbitrio in quanto questa si adatta all'oggettività incontrata modificandosi.

 

 

LA STREGONERIA E IL PAGANESIMO POLITEISTA POSSONO ESISTERE LA’ DOVE LA LIBERTA’ DELL’INDIVIDUO E’ IL PRINCIPIO MOTORE DELLE RELAZIONI SOCIALI.

ALLORA E’ DA CHIEDERSI: PERCHE’ I FILOSOFI NEGLI ULTIMI DUE SECOLI HANNO VENDUTO IL CULO COME PUTTANE PUR NON FINENDO PIU’ SUI ROGHI?

PERCHE’ LA LORO FILOSOFIA ERA MANIPOLAZIONE DEL PENSIERO E NON COSTRUZIONE DEL DIVENIRE UMANO DI CUI IL PENSIERO ERA TESTIMONE.

LA CENTRALITA’ STA NELLO SVILUPPO DELL’ESSERE UMANO DOVE IL PENSIERO E LE IDEE TESTIMONIANO QUESTO SVILUPPO E NON NELLE IDEE A SE’ STANTI LA CUI FUNZIONE E’ QUELLA DI RISOLVERE LO SVILUPPO DELL’ESSERE UMANO IN ESSE.

LE IDEE DEI FILOSOFI IN QUESTI ULTIMI DUE SECOLI HANNO PROTETTO IL CONDIZIONAMENTO EDUCAZIONALE COL QUALE I CRISTIANI DISTRUGGONO NEI BAMBINI LA COSTRUZIONE DI SE’ STESSI NELLA VITA PER TRASFORMARLI IN BESTIAME DI UN GREGGE CHE CONDUCONO AL MACELLO!

I FILOSOFI HANNO ADERITO AL PIU’ AMPIO PROGETTO DI DISTRUZIONE UMANA RIFIUTANDO DI COSTRUIRE LIBERTA’!

 

LA TEORIA DELLA FILOSOFIA APERTA PARTE DAL PRESUPPOSTO CHE LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEGLI INDIVIDUI CHE IN QUESTO PAESE HANNO FREQUENTATO GLI STUDI CLASSICI, DI QUESTI STUDI, NON GLIENE IMPORTAVA NULLA. IN ALTRE PAROLE GLI STUDI CLASSICI ERANO UN MEZZO PER OTTENERE DELLE COSE DIVERSE. L’AVVOCATO HA FATTO STUDI CLASSICI, MA A LUI INTERESSA SOLTANTO COME DERUBARE IL CLIENTE O COME ESSERE PIU’ FURBO NELL’APPLICAZIONE DELLA LEGGE. A PARTE RELATIVAMENTE POCHE ECCEZIONI, CHIUNQUE HA FATTO STUDI CLASSICI IN QUESTO PAESE RICORDA AL MASSIMO QUATTRO CONCETTI IMPARATI A MEMORIA DAL BIGNAMI DI FILOSOFIA DELL’ULTIMO ANNO COL QUALE AFFRONTAVANO GLI ESAMI. CON QUESTI QUATTRO CONCETTI IMPARATI MALAMENTE VENGONO FATTE LE LEGGI, VENGONO STUPRATI BAMBINI, SI ORGANIZZA LA GALERA E LE RELAZIONI SOCIALI.

LA TEORIA DELLA FILOSOFIA APERTA PRENDE I CONCETTI DEL BIGNAMI DELL’ULTIMO ANNO, NE ANALIZZA I CONCETTI METTENDO IN EVIDENZA ASPETTI DIVERSI E CONSIDERAZIONI DIVERSE DIMOSTRANDO COME L’USO DI QUEI CONCETTI ALTRO NON APPARTENGA ALLA DISTRUZIONE DEL DIVENIRE UMANO. LA CRITICA NON E’ RIVOLTA TANTO AL CONCETTO O AL PENSATORE MA ALLA RELAZIONE CHE IL CONCETTO SI PONE NELLA COSTRUZIONE O NELLA DISTRUZIONE DEL DIVENIRE UMANO.

 

PRESENTO SOLO BREVI ASPETTI DI LA TEORIA DELLA FILOSOFIA APERTA:

 

 

 

 

CLAUDIO SIMEONI

PIAZZALE PARMESAN, 8

30175 MARGHERA VENEZIA

TEL 041 - 933185

 

 

LA TEORIA DELLA FILOSOFIA APERTA

 

 

PERCHE’ IL BIGNAMI?

 

 

PERCHE’ LA SCELTA AL COMMENTO DEI CONCETTI FILOSOFICI SINTETIZZATI NEL "COMPENDIO DI STORIA DELLA FILOSOFIA" AD USO DEI LICEI DI DE VECCHI E F. SACCHI PUBBLICATO DA BIGNAMI SRL?

 

PERCHE’ QUANDO LA MASSA DI INFORMAZIONI VIENE A POCO A POCO DIMENTICATA DAGLI STUDENTI DEI LICEI CIO’ CHE RESTA E’ IL "CONCETTO SINTETICO" ATTRAVERSO IL QUALE DARE LE RISPOSTE CHE LA VITA IMPONE LORO. CIO’ CHE RIMANE NELL’UOMO USCITO DAI LICEI SONO I "CONCETTI SINTETICI" CHE HA IMPARATO A MEMORIA PER AFFRONTARE L’ESAME DI MATURITA’.

 

QUEI CONCETTI SINTETICI SARANNO LA BASE SULLA QUALE COSTORO FONDERANNO IL LORO DIVENIRE COME ESSERI SOCIALI. ANCHE SE COSTORO IMBOCCHERANNO VIE RIVOLUZIONARIE, EVERSIVE, RIFORMISTE O CONSERVATRICI AGIRANNO SEMPRE IN CONFORMITA’ A QUEI PRINCIPI.

 

QUEI PRINCIPI, A LORO VOLTA, TENDERANNO AD IMPRIGIONARE IL FARE E LE SCELTE DEGLI INDIVIDUI. COSI’, ALLA FINE, NON SARANNO LE IDEE DI LIBERTA’ A GUIDARE IL LORO FARE, MA IL CONCETTO DELL’ESSERE ASSOLUTAMENTE NECESSARIO CREATORE DEL MONDO AL QUALE PIEGHERANNO SIA IL LORO FARE CHE GLI ESSERI UMANI DEL LORO SISTEMA SOCIALE.

 

IL CONCETTO FONDAMENTALE DELLA FILOSOFIA APERTA E’ QUELLO SECONDO CUI E’ L’INDIVIDUO CHE MODIFICANDOSI DA’ ORIGINE ALLE IDEE ATTRAVERSO LO SVILUPPO CONTINUO DELLA PROPRIA LIBERTA’ NELLA PERCEZIONE DEL MONDO. LE IDEE SONO IL RIFLESSO DEL DIVENUTO DELL’INDIVIDUO E NON UNA GABBIA ENTRO LA QUALE IMPRIGIONARE L’INDIVIDUO. LA VERITA’ E’ UNA TRASFORMAZIONE CONTINUA COME RISULTATO DELLO SVILUPPO PROGRESSIVO DI LIBERTA’ DELL’INDIVIDUO IL CUI SCOPO E’ LA CONQUISTA DELLA POSSIBILITA’ DI ETERNITA’ IN ARMONIA COL CIRCOSTANTE.

 

N.B. Le frasi precedute da numero sono estratti sintetici del Bignami di filosofia 3° volumetto ad uso dei Licei Classici e Scientifici.

 

 

 

 

 

 

 

 

INDICE

 

CLAUDIO SIMEONI

 

LA TEORIA DELLA FILOSOFIA APERTA

 

PRIMA PARTE

 

ANALISI DEI CONCETTI FILOSOFICI UFFICIALI DEGLI ULTIMI SECOLI

 

 

 

PREMESSA

 

1° appunto e considerazioni

2° appunto

3° appunto

4° appunto

 

 

Carlo Leonardo Reinhold

Amedeo Ernesto Schulze

Salomone Maimon

Federico Enrico Jacobi

Federico Schlegel

Federico di Handerberg (Novalis)

Federico Schiller

Wolfango Goethe

Federico Schleiermacher

Guglielmo Di Humboldt

Giovanni Fichte

Federico Schelling

Giorgio Hegel

Giovanni Herbart

Arturo Schopenhauer

Soren Kierkegaard

Bernardo Bolzano

Giuseppe De Maistre

Luigi De Bonald

Il Liberalismo moderato

Felice de Lamennais

Il socialismo utopistico

Claudio Enrico di Saint Simon

I Sansimoniani

Carlo Fourier

Pietro Proudhon

Luigi Blanc

Pietro Cabanis

Destutt De Tracy

Maine De Biran

Il Positivismo

Il Positivismo e la Borghesia industriale

August Comte

Geremia Bentham

Roberto Malthus

Ricardo

Roberto Owen

Guglielmo Hemilton

Giovanni Stuart Mill

Romagnosi

Pasquale Galluppi

Antonio Rosmini Serbati

Vincenzo Gioberti 

Giuseppe Mazzini 

Carlo Cattaneo

Giuseppe Ferrari

Carlo Darwin

Erberto Spencer

Carlo Vogt

Jacopo Moleschott

Luigi Buchner

Emilio Du Bois Reymond

Ernesto Haeckel

Ludovico Feuerbach

Davide Federico Strauss

Max Stirner (Giovanni Schmidt)

Carlo Marx

Federico Engels

Bernardo Spaventa

Francesco De Sanctis

Roberto Ardigò

Felice Ravaisson Mollien

Ermanno Lotze

Guglielmo Wundt

Edoardo Von Hartmann

Carlo Renouvier

Ermanno Cohen

Paolo Natorp

Ernesto Cassirer

Guglielmo Windelband

Enrico Rickert

Federico Nietzsche

Riccardo Avenarius

Ernesto Mach

Guglielmo Dilthey

Max Weber

Federico Meinecke

Osvaldo Spengler

Ernesto Troeltsch

Giorgio Simmel

Francesco Brentano

Edmondo Husserl

Tommaso Green

Giacomo Stirling

Francesco Bradley

Carlo Peirce

Guglielmo James

Emilio Boutroux

Enrico Poincarrè

Maurizio Blondel

Enrico Bergson

Giorgio Sorel

Antonio Labriola

Giovanni Vailati

Pietro Martinetti

Benedetto Croce

Giovanni Gentile

Ludovico Wittgenstein

Rodolfo Carnap

Martino Heidegger

Carlo Jaspers

Giovanni Dewey

 

LA FILOSOFIA APERTA

LA SOGGETTIVITA’

LA SOGGETTIVITA’ CONDUCE LA SPECULAZIONE

FILOSOFICA

L’OGGETTIVITA’

LA STRUTTURA FILOSOFICA

 

 

 

LA TEORIA DELLA FILOSOFIA APERTA

 

 

 

ANALISI DEI CONCETTI FILOSOFICI UFFICIALI DEGLI ULTIMI SECOLI

 

 

PREMESSA

 

 

La filosofia ufficiale e i suoi concetti sono stati il filo conduttore di ogni pensiero all'interno del Sistema Sociale. E' necessario quindi analizzare questi concetti alla luce della struttura di pensiero che si intende fondare. Molte filosofie sono state scartate e molte idee sono state cancellate dalla filosofia ufficiale e scolastica.

Noi prenderemo in esame solo quelle che storicamente sono state imposte all'attenzione del Comando Sociale e fatte proprie da questo.

Nell'esposizione dei concetti e nella loro affermazione o confutazione prenderemo come punto di vista il nostro. Ogni concetto assume valore diverso, e una diversa connotazione, qualora sia collocato in un diverso contesto. A noi non interessa l'analisi del contesto, interessa il concetto in sé e lo sviluppo e la confutazione di quel concetto in funzione dello sviluppo dei concetti filosofici inerenti al pensiero dell'Anticristo. A noi interessa lo sviluppo della libertà in funzione del divenire dell'Essere Umano all'interno dell'esistente. Ogni cosa che può bloccare questo, anche in un solo aspetto, è un concetto confutabile in quanto non è ammissibile, se non come forma tattica di sopravvivenza, l'accettazione di un concetto che possa servire di ostacolo allo sviluppo del Potere di Essere delle Coscienze di Sé.

Questo non significa che si voglia negare l'importanza dei vari pensatori. Ogni forma di pensiero, anche quella sulla quale getterò tutto il mio vomito, merita rispetto nella misura in cui il pensatore non è al servizio diretto dell'apparato repressivo del proprio Comando Sociale. Ogni forma di pensiero è un atto di alterazione della percezione, una forzatura dei limiti all'interno dei quali la ragione tende a bloccare il pensatore. Questi affronta l'oggettività da solo, con i mezzi di cui si è appropriato forzando il proprio Condizionamento educazionale. Un pensatore che viva la propria "forma mentis" merita onore e rispetto. La più grande forma di onore che si può conferire ad un filosofo, e ad un "pensatore" in generale, è quella di combattere la logica o l'angolazione nella quale il suo pensiero si articola e si sviluppa.

Non si rispetta ossequiando una forma di pensiero ma costruendo una contraddizione, opponendo a quella forma la propria giungendo a conclusioni, attraverso la soluzione della contraddizione, atte ad incidere sul fare e sul divenire degli Esseri Umani.

Un filosofo, un pensatore, un Essere Umano che, alterando la percezione, sfida lo sconosciuto e l'ignoto attraverso lo sviluppo della propria volontà, riceve il massimo omaggio nella confutazione e nella denigrazione del proprio pensiero. Questo perché per insultare e confutare un sistema di pensiero occorre sfidare l'ignoto alterando la percezione. Solo il Comando Sociale e i suoi servi meritano disprezzo: prendono dalla filosofia quanto serve loro per mettere in ginocchio gli Esseri Umani e distruggono libri, pensatori, documenti affinché gli schiavi non scoprano la loro truffa. Solo il Comando Sociale e i suoi cani da guardia usano la scenografia per nascondere la vuotezze e l'inconsistenza del proprio pensiero.

Io ringrazio ogni pensatore, di ogni tipo e di ogni epoca, nella speranza che qualcuno distruggerà il mio sistema di pensiero e, attraverso questo, darà un nuovo contributo allo sviluppo della libertà del fare per dilatare il Potere di Essere del Sistema Sociale umano all'interno, e in relazione, con la Natura.

 

 

1° appunto e considerazioni

 

Con i filosofi del passato spesso si fanno dei cammini assieme. Non è importante sapere quanto loro hanno compreso leggendo l'esistente, ma quale sviluppo ha avuto il loro sistema di pensiero e qual è la volontà da essi usata nel renderlo manifesto. E' importante sapere quali mediazioni hanno attivato col Sistema Sociale e col Comando Sociale. Infine è importante sapere quanto essi si sono trasformati in funzione della loro percezione e dello sviluppo del loro pensiero e quanto quello stesso pensiero invece era il loro arroccamento in quanto sconfitti davanti alla vita. Spesso i dotti giungono a sprazzi di illuminazione, ma è un'illuminazione che non ha trasformato il loro Essere. L'hanno raccolta lungo la linea della loro ricerca e sono stati tanto accorti da appropriarsene senza per questo essere da questa trasformati: hanno studiato ma non hanno fagocitato

 

 

2° appunto

 

Un sistema filosofico non deve essere giudicato per le premesse e per lo svolgimento, ma per le conclusioni che indica. Tutti i filosofi, almeno fino ad oggi, sono concordi nel dire che l'Essere Umano ha le gambe. Nessun filosofo metterebbe mai in discussione questo, almeno per la norma. Si tratta di valutare se le sue asserzioni conducono a considerare le gambe come strumento attraverso il quale l'Essere Umano cammina e si muove o lo strumento col quale l'Essere Umano prende a calci i suoi simili.

 

 

3° appunto

 

Il giudizio di necessità, come inteso, è il giudizio più misero possibile. Quel giudizio, da un sistema complesso in cui intercorrono migliaia di elementi viene costruito prendendone una minima parte. Chi elabora quel giudizio sa benissimo che quel giudizio è incompleto, ma lo usa in quanto quel giudizio è in grado di condurlo nella direzione voluta. E' la direzione, attraverso la sequenza di scelte dell'individuo, che determina il giudizio di necessità. Non è il giudizio di necessità che determina la direzione delle scelte dell'individuo.

Questa è la caratteristica del giudizio di necessità. Il giudizio di necessità è formato in funzione dell'obiettivo dell'individuo, il giudizio è formazione e direzione delle scelte dell'individuo. La sospensione del giudizio porta alla formazione del giudizio di necessità come asservito al fine dell'individuo. La non sospensione del giudizio porta alla formazione continua del giudizio come metodo attraverso il quale formulare le scelte.

 

 

4° appunto

 

Il Sapere e la Conoscenza sono tali in quanto hanno la capacità di trasformare l'individuo. Una Conoscenza e un Sapere ottenuto mediante lo studio e le nozioni, anche se usato in modo intelligente, non è un Sapere né una Conoscenza è solo nozionismo. L'individuo vive lo sviluppo del suo Sapere e della sua Conoscenza come una sfida attraverso la quale modificare sé stesso. Altrimenti è ripetizione e scopiazzamento del già detto.

 

 

GLI STUDI KANTIANI

 

CARLO LEONARDO REINHOLD

 

1) la rappresentazione della Coscienza si riferisce sia al soggetto (rappresentante) che all'oggetto (rappresentato) ed è distinta da entrambi. Ciò che nella rappresentazione si riferisce al soggetto è la forma, ciò che si riferisce all'oggetto è la materia.

2) La cosa in sé non è in alcun modo rappresentabile, altrimenti non sarebbe in sé. Essa si riferisce ad una semplice negazione, ad una pura determinazione concettuale.

3) Tuttavia la sua esistenza "è altrettanto certa quanto l'esistenza della rappresentazione in generale", perché è quel "quid che deve stare alla base della semplice materia di una rappresentazione".

 

L'affermazione secondo cui la Coscienza si debba riferire sia al soggetto che all'oggetto, ed è diversa da entrambi, lascia perplessi sul reale valore dato al termine Coscienza.

In questo caso non si intende la rappresentazione dell'essere nell'oggettività, ma piuttosto una facoltà dell'essere attraverso la quale questi percepisce il circostante e modifica la percezione che comunque resta oggetto diverso dal soggetto.

Il soggetto non è Coscienza di Sé, ma ha Coscienza di Sé.

Una distinzione non da poco. Il possesso della Coscienza indica questa come appropriazione del soggetto, mentre il fatto che il soggetto sia Coscienza implica la dilatazione del soggetto nella percezione dell'oggettività.

Nel concetto di possesso della Coscienza questa diventa uno dei "tanti" fattori appartenenti all'essere di cui questo si serve per relazionarsi col mondo; l'essere Coscienza significa dilatare sé stessi all'interno del circostante e, le relazioni intraprese, sono relazioni fra sé e i sé del circostante.

Da qui l'incongruenza di Reinhold dell'impossibilità di rappresentare la cosa in sé. In quanto possessore di Coscienza il soggetto è oggetto del descritto della ragione e il suo essere Cosciente è delimitato da tale descritto. La relazione che egli instaura col circostante è all'interno del descritto, del quale la sua Coscienza è oggetto, e non è in grado dunque di descrivere nulla in sé, ma solo attraverso i fenomeni dell'oggetto. Al contrario, la Coscienza di Sé, come totalità dell'Essere percepente l'oggettività, può relazionarsi soltanto con l'oggetto in sé al di la dei fenomeni dell'oggetto stesso. Essere Coscienza di Sé è diverso dal possedere Coscienza di Sé. Il Cartesiano "Cogito ergo sum" è letto esclusivamente soltanto nell'ambito delle ristrettezze dei sensi della ragione. Soltanto la descrizione costruisce una relazione all'interno del pensato della ragione con l'oggetto descritto attraverso i suoi fenomeni. Soltanto quando la ragione comincia a dubitare della sua onnipotenza inizia a fondare il dubbio che i fenomeni nascondino qualcosa che lei definisce in sé pur senza essere in grado di descrivere quell'essere in sé.

A differenza della ragione, la Coscienza di Sé, come descrizione dell'individuo che tende allo sviluppo di sé stesso nel circostante, è in grado di descrivere l'oggetto in sé senza tuttavia riuscire a tradurre quella descrizione nel linguaggio proprio della ragione.

Il possesso della Coscienza all'interno del pensato della ragione si fonda sulla capacità dell'Essere di descrivere il quotidiano attraverso numeri e parole, l'Essere come Coscienza di Sé si fonda sulla capacità di compenetrare l'esistente attraverso la non descrizione e il non pensiero, ma attraverso il fare.

Per una ragione, il cui sviluppo è tale da saturare ogni angolo del pensato, appaiono evidenti, gli stretti vincoli del pensato stesso e determina il dubbio sull'esistenza di qualcosa oltre il pensato della ragione.

Esistono due soluzioni che troveremo spesso. La prima è la ricerca dell'oggetto in sé come risposta al superamento dei limiti della ragione, la seconda è il tentativo di costruire e di descrivere quella mitica figura che è dio di cui i filosofi si serviranno in modo massiccio onde occultare la loro pavidità nell'estensione del proprio pensiero.

 

 

 

CONCLUDENDO

 

 

Il filosofo vive l’oggettività come elemento assoluto nel quale divenire e si rifiuta di cogliere le infinite sfaccettature dell’oggettività stessa. L’oggettività non è quanto circonda il filosofo, ma quanto il filosofo riesce a cogliere e descrivere dell’oggettività stessa.

L’oggettività, per il filosofo, non è oggetto in sé ma è spazio descritto all’interno del quale il filosofo muove la sua consapevolezza assoluta. Egli coglie lo spazio partendo da sé, dalla sua capacità di occuparlo, negando l’esistenza dello spazio che non è in grado di occupare. Il risultato è lo spazio non occupato dal filosofo è uno spazio che non esiste e non deve esistere in quanto il filosofo non lo controlla.

Ciò che non esiste è tale in quanto non è controllabile dal filosofo che compensa la propria limitatezza nella comprensione dell’esistente presupponendo l’esistenza di un qualche cosa capace di comprendere l’esistente stesso. Il filosofo proietta la sua non conoscenza dell’oggettività presumendo l’esistenza di un filosofo apriori capace di comprendere in modo assoluto l’oggettività a cui egli deve tendere.

L’oggettività viene letta dal filosofo come oggetto manipolabile e priva di coscienza, consapevolezza, volontà e determinazione nella quale il filosofo muove il proprio pensato come un dio padrone.

Il filosofo prende l’oggettività per come gli appare. Egli non pensa come quell’oggettività sia il risultato di un numero infinito di adattamenti, atti di volontà, determinazioni consapevoli il cui fine era quello di dilatare ogni singolo elemento dell’oggettività nell’oggettività stessa. Egli non pensa come quell’oggettività sia il prodotto di un numero infinito di adattamenti, atti di volontà, determinazioni consapevoli il cui fine era quello di limitare e contenere i tentativi di adattamento dei singoli elementi dell’oggettività nell’oggettività stessa.

Nella visione del proprio concetto di dio assoluto il filosofo si estranea dall’oggettività in cui è nato ed è venuto formandosi, la dichiara inutile e con voli pindarici della propria fantasia il divenuto viene descritto come creato e l’infinita varietà dell’oggettività descritta come il prodotto di un grande architetto dell’universo. Nel far questo il filosofo deve uccidere la propria capacità di percepire la realtà in cui è venuto formandosi. Deve uccidere la propria capacità di essere parte determinante delle contraddizioni fondanti il divenire dell’esistente, deve uccidere la propria capacità di vedere il futuro mentre gli viene incontro. In altre parole deve porre fine al proprio divenire. In quel momento descrive la propria filosofia, la propria concezione dell’universo aprendola con grande vitalità introduttiva e chiudendola con la giustificazione della propria sconfitta!

L’oggettività che fin dal giorno della sua nascita lo bombardò di volontà e determinazioni attraverso le quali egli è venuto formandosi agendo con la propria volontà e le proprie determinazioni ora è muta.

Davanti al filosofo, dio assoluto e creatore, l’oggettività tace sgomenta.

 

 

 

LA STRUTTURA FILOSOFICA

 

Ogni struttura filosofica segue il cammino del filosofo. A volte una struttura filosofica è in grado di costringere più filosofi a lavorare assieme arricchendosi per un certo periodo, ma finisce sempre per sgonfiarsi e perire. Questo perché all’origine della struttura filosofica non c’è il pensato ma il pensante.

La filosofia è specchio del filosofo che la produce e il filosofo è il prodotto delle proprie condizioni e del proprio tempo. Una volta che quelle condizioni e quel tempo vengono modificati, quella filosofia non ha più ragione di esistere; ogni volta che vengono modificati gli occhi che guardano l’oggettività, quella filosofia non ha più ragione di essere.

Esiste una sola struttura filosofica in grado di superare il filosofo e l’oggettività in cui è prodotta ed è quella che risponde ai bisogni umani. Ma i bisogni umani, sia nella loro percezione che nella loro soddisfazione, si sviluppano e si modificano (o vengono continuamente modificati) dunque, se il bisogno è in sé una costante, la relazione bisogno e oggettività è una variabile e come tale l’interpretazione filosofica deve essere costantemente variata in funzione della variazione della relazione oggettività-soggettività. La condizione per cui una struttura filosofica si espande nel tempo sono rappresentate dal rinnovamento delle relazioni fra i fondamenti della filosofia e l’oggettività in cui si espande.

Questo vale: esiste un solo tipo di struttura filosofica in grado di superare il filosofo e l’oggettività in cui si è prodotta, ed è quella che corrisponde ai bisogni coercitivi del Comando Sociale; ma i bisogni coercitivi del Comando Sociale, sia nella loro percezione che nella loro soddisfazione e sviluppo, si modificano (o vengono continuamente modificati) dunque, se il bisogno è in sé una costante la relazione bisogno e oggettività è una variabile e, come tale, l’interpretazione filosofica deve essere continuamente variata in funzione delle variazionisoggettività-oggettività.

Solo che il Comando Sociale dispone dei mezzi attraverso i quali favorire lo sviluppo di una struttura filosofica che rinnovi il suo controllo coercitivo nei confronti del Sistema Sociale e nello stesso tempo blocca ogni struttura filosofica il cui scopo è dilatare lo spazio di libertà del Sistema Sociale Umano. Nel suo insieme nei confronti sia dei singoli individui che del Sistema Sociale stesso.

La struttura filosofica supera il filosofo solo quando questo centra i bisogni umani e nello stesso tempo diventa stimolo di elaborazione in situazioni oggettive diverse.

In ogni altro caso la filosofia muore col filosofo.

Questo è il motivo per il quale molte strutture filosofiche aprono con la grancassa e chiudono con un disonorevole silenzio.

Il metro di misura di una struttura filosofica è la vita umana, la capacità del filosofo di incidere nella vita.

Una struttura filosofica è piena solo se la ricerca del filosofo nella pratica quotidiana è piena; una filosofia conduce nei mutamenti soltanto se il filosofo ha percorso i mutamenti ed è in grado di indicare un fare attraverso il quale percorre i mutamenti anziché elevarsi a dio padrone e signore del pensato umano!

Soltanto la filosofia è specchio della percezione dell’esistente da parte del filosofo, non necessariamente del suo adattamento all’oggettività in cui vive. La filosofia è il divenuto della sua percezione mentre le azioni soggettive nell’oggettività sono determinate dallo sviluppo e dal condizionamento dei suoi bisogni in relazione al suo divenuto. Egli soddisfa i suoi bisogni e questa soddisfazione è asse portante della propria filosofia, ma il condizionamento educazionale interviene sul filosofo e sulle sue capacità di sviluppo della relazione bisogni-soddisfazione intervenendo sul fare del filosofo all’interno del Sistema Sociale.

Il filosofo della Libertà percepisce la realtà ma in quanto trasferirla nel fare umano, è un altro discorso. Così il filosofo si adatta a vivere nell’esistente introducendovi le proprie variabili. Nel Sistema Sociale non rispecchia l’assoluto ma solo la mediazione fra l’attimo presente e la possibilità di variare la direzione dei mutamenti nel tempo mentre gli viene incontro.

 

 

LE CONCLUSIONI CUI CONDUCONO LE TESI DELLA FILOSOFIA APERTA SONO TALI DA CONSIDERARE LA NECESSITA’ DELLA COSTRUZIONE SOCIALE COME INTENTO DELL’INDIVIDUO. COME UN ATTO DI STREGONERIA.

E’ LA STREGONERIA IL VERO MOTORE DELLA STORIA MENTRE I FILOSOFI SONO I DISTRUTTORI DEL GENERE UMANO IN QUANDO PRENDONO L’ASSOGGETTAMENTO E LO VESTONO DI FORMA ED APPARENZA PER COSTRINGERE L’ESSERE UMANO A FARLO PROPRIO.

ESATTAMENTE COME I PRETI CATTOLICI COSTRINGONO BAMBINI IN GINOCCHIO AL FINE DI STUPRARE LORO IL DIVENIRE.

 

 

I PERCORSI DI STREGONERIA NON SOLO ELEMENTI STACCATI DALLA VITA UMANA E DALL’ESSERE SOCIALE. ESATTAMENTE COME LA MAGIA NERA DELLE RELIGIONI MONOTEISTE HA COME FINE LA DISTRUZIONE DEL SISTEMA SOCIALE IN CUI COSTORO AGISCONO COSI’ LA STREGONERIA E’ ARTE ATTRAVERSO LA QUALE COSTRUIRE LA VITA QUOTIDIANA.

 

 

TRACCIARE I PERCORSI DI STREGONERIA ALL’INTERNO DELL’ANTICO PAGANESIMO ROMANO E’ STATA UN’IMPRESA ASSOLUTAMENTE ECCEZIONALE ANCHE SE I DATI SU CUI SI E’ LAVORATO SONO POCHI E SCARSI HANNO PERMESSO DI COMPRENDERE COME I PERCORSI DI COSTRUZIONE DELLA COSCIENZA E DELLA CONSAPEVOLEZZA FOSSERO LEGATI AL FARE DI TUTTI I GIORNI, ALL’ATTIVITA’ QUOTIDIANA CHE PROPRIO PERCHE’ NON COMPRENDEVA L’ORRORE CRISTIANO POTEVA ESSERE VISSUTA ANCHE COME COSTRUZIONE MAGICA DEGLI ESSERI UMANI.

DI QUESTO TRATTA: CIO’ CHE PORTA A... DIVENTARE ETERNI NELLA RELIGIONE ROMANA.

 

CLAUDIO SIMEONI

 

 

CIO’ CHE PORTA A...DIVENTARE ETERNI

NELLA RELIGIONE ROMANA

 

 

INDICE

 

PREMESSA

APPUNTO

IL DIVENIRE NELLA FILOSOFIA PAGANA.

1) CIO’ CHE PORTA A... LLA NASCITA.

2) CIO’ CHE PORTA A... CIO’ CHE FAVORISCE.... LA CRESCITA.

3) CIO’ CHE PORTA A... LLA CASA COME TEMPIO.

4) IL LAVORO AGRICOLO

5) CIO’ CHE PORTA ALLA MANIPOLAZIONE DELL’ATTENZIONE

6) PARTENDO DA... CIO’ CHE PORTA A DIVENTARE ETERNI

7) IL SENSO DELL’EPITETO

NELLA RELIGIONE ROMANA IN RELAZIONE

A CIO’ CHE PORTA A....DIVENTARE ETERNO

8) CIO’ CHE PORTA A...LLA RELAZIONE CON LA NATURA

9) I GUARDIANI CHE PORTANO A DIVENTARE

ETERNI DELLA SPECIE UMANA.

10) LA DANZA DEL PAGANO PSICHISTA.

11) CIO’ CHE PORTA A ......IL MOVIMENTO VERSO L’ETERNITÀ

12) CIO’ CHE PORTA A...IL LAVORO COME MAGIA!

13) CIO’ CHE PORTA A...LLA RELAZIONE CON GLI ESSERI ANIMALI

14) CIO’ CHE PORTA AL.....LATO FEMMINILE DELLA VITA UMANA.

15) CIO’ CHE PORTA A...LLA SOLUZIONE DELLE

CONTRADDIZIONI NELLA COSTRUZIONE DEL DIVENIRE

16) COMMENTO SULLA GUERRA

17) CIO’ CHE PORTA A....DIVENIRE ETERNI:

LA FELICITA’ CHE COSTRUISCE!

18) CIO’ CHE PORTA AL....SALTO NELL’INFINITO DEI

MUTAMENTI TRASFORMANDO LA MORTE DEL CORPO

FISICO IN NASCITA DEL CORPO LUMINOSO

CONCLUSIONE -AVVERTIMENTO

 

 

CLAUDIO SIMEONI

 

 

 

CIO’ CHE PORTA A....DIVENIRE ETERNI

NELLA RELIGIONE DELL’ANTICA ROMA

 

 

 

 

PREMESSA

 

L’effetto è il risultato. Quando si guarda un effetto si scorge l’oggetto. L’oggetto non è creato, è divenuto. L’oggetto è l’effetto dell’azione di più cause. L’oggetto incidendo nell’oggettività, diventa a sua volta causa e concausa di altri effetti. Come si è venuto formandosi quell’oggetto? Quale relazione ha quell’oggetto con l’oggettività in cui si è espresso?

L’oggetto è il risultato del rito. Il rito è un processo attraverso il quale l’oggetto è divenuto. Il rito ha prodotto l’oggetto; il suo fine.

Ogni atto singolo del rito è un oggetto. Ogni atto del rito è effetto. E’ divenuto. Ogni divenuto incide all’interno del rito per ottenere un effetto: l’oggetto.

Il rito si può definire come relazione fra oggetti il cui scopo è quello di produrre un effetto. Diventa un rito magico quando l’unità di più cose o di più effetti producono delle variazioni sull’Energia Vitale.

La vita stessa è una trasformazione continua dell’Energia Vitale dell’individuo. Ogni azione che l’individuo compie ottiene un effetto sul proprio campo vitale.

Da questo punto di vista ogni religione altro non è che un percorso magico il cui scopo è quello di incidere sul campo vitale degli Esseri Umani.

Da questo punto di vista gli Esseri Umani devono scegliere la propria religione in funzione degli effetti che intendono ottenere sul proprio campo vitale.

Da questo punto di vista le premesse che un individuo compie nel scegliere una religione sono fondamentali per la scelta della ritualità e dell’incisività che ottiene sul proprio campo vitale.

A questo punto è necessario chiederci cosa ci dà la religione romana oltre alle grandi pitture delineate nel Sentiero d’Oro? qual è il processo attraverso il quale quei quadri vengono delineandosi?

CIO’ CHE PORTA A... vuole essere il tentativo di comprendere alcuni aspetti della religione romana in funzione della trasformazione e del divenire. Vuole essere il tentativo di chiarire la magia nella religione Romana al di là della staticità in cui è stata relegata.

E’ chiaro che CIO’ CHE PORTA A... è e sarà incompleto sia per la pochezza delle fonti sia per l’impossibilità dell’Essere Umano di abbracciare tutte le condizioni dell’esistente attraverso le quali questo si versa sugli individui inducendoli a percorrere questo o quel sentiero, questa o quella scelta.

Una volta stabilita la dinamicità per la quale l’oggetto in formazione attraverso l’azione magica è divenuto attraverso un processo di trasformazione che ha agito sui campi dell’Energia Vitale chiunque può, seguendo un sentiero virtuoso di alterazione della percezione, sviluppare quel percorso individuando nuovi elementi concorrenti a CIO’ CHE PORTA A.

 

 

APPUNTO

 

Nella percezione dell’Essere Umano all’interno della sequenza dei mutamenti ogni attimo presente è l’assoluto. Ogni attimo presente è totalizzante per l’Essere, sia che questi ne sia cosciente sia che ne sia inconsapevole. Ogni relazione in corso nell’attimo presente è una relazione assoluta, totalizzante, anche quando quella relazione rappresenta, per lo spettatore, un momento transitorio della percezione del soggetto. CIO’ CHE PORTA A... vale dunque per lo spettatore, per chi è in grado di sollevare sé stesso oltre la relazione, per spostarsi avanti e indietro nella sequenza dei mutamenti, non per chi percorre la sequenza del mutamento. Chi percorre il mutamento fonderà sé stesso, di volta in volta, con ogni elemento del suo divenire. La fusione è l’unica condizione attraverso la quale si può fondare il divenire.

 

 

 

 

1) CIO’ CHE PORTA A... LLA NASCITA.

 

La nascita è l’origine della magia. La nascita non è soltanto divenire di un Essere Vivente all’interno della Natura, la nascita può essere interpretata come introduzione di un Essere Vivente nella magia. Il mondo in cui un Essere Vivente nasce è magico. Un Essere Vivente nasce nello sconosciuto. Lo sconosciuto lo avvolge. Lo sconosciuto lo inghiotte. Lo sconosciuto intende determinare il proprio divenire attraverso il condizionamento del divenire del nuovo venuto.

La nascita è un atto di assoluta volontà.

Non è pensiero, non è verbo, non è ragione, è sviluppo consequenziale di soddisfazione dei bisogni della specie. La nascita è il fine del divenire della specie all’interno della Natura.

La nascita obbedisce a Necessità. Necessità porta il fare degli Esseri Umani all’interno della Natura a produrre e riprodurre sé stessi come movimento continuo.

La nascita è il fondamento della magia.

L’oggettività sconosciuta intende determinare il proprio divenire attraverso l’imposizione, al nuovo venuto, delle proprie determinazioni e della propria volontà. Il nuovo venuto deve imporre all’oggettività la propria volontà e le proprie determinazioni per costruire, attraverso questo, il proprio divenire.

Questa relazione è la magia.

Impedire questa relazione attraverso l’imposizione della sottomissione equivale a distruggere la magia; equivale a distruggere il divenire degli Esseri Umani.

La nascita, come manifestazione dell’alterazione della percezione, è uno scoppio di luce: è un’esplosione di volontà.

Quell’esplosione di volontà, non è oggetto di un pazzo creatore ma manifestazione del divenuto della specie. E’ manifestazione del fare dei genitori, è manifestazione dell’oggettività in cui quell’esplosione si manifesta.

Il divenire della specie è composto da manifestazioni di volontà, da scoppi ripetuti di Energia Vitale, il fare dei genitori sono degli scoppi di volontà, di Energia Vitale, di determinazioni attraverso le quali costoro preparano l’oggettività per il nuovo venuto. L’oggettività, in cui il nuovo venuto si esprime è un’esplosione di volontà; è volontà che si relaziona con il nuovo venuto.

Non è ragione. Non è descrizione, non è logica. La ragione, la descrizione e la logica vengono costruite come limitazione dello spazio della magia. L’Essere Umano limita l’organizzazione e la trasformazione di sé stesso per adattarsi al circostante e descrive il circostante per non doversi adattare continuamente. Descrivendo il circostante l’Essere Umano tende a modificarlo per adattarlo alle proprie esigenze, modifica la relazione fra il proprio fare e la volontà del circostante: limita l’intrusione del circostante nel proprio fare. Descrive elementi logici ed agendo su tali elementi condiziona il circostante liberandosi da un qualche tipo di dipendenza.

Quando l’Essere Umano, attraverso la ragione imparò ad eseguire il parto cesareo aiutando centinaia di migliaia di Esseri Umani a nascere e molte madri a non morire, altro non fece che esaltare le volontà del circostante diventando volontà egli stesso. Quando l’Essere Umano riuscì a far sì che l’Essere Umano donna non partorisse più nel dolore, altro non fece che diventare le volontà che assistevano al parto. Altro non fece che far proprie quelle volontà. La nascita è faticosa perché la Natura impone le proprie leggi. Ma le leggi che la Natura impone sono stati di necessità derivati dall’adattamento soggettivo alle variabili oggettive incontrate dalla Natura. Quando quegli adattamenti incontrano nuovi elementi, sia che siano derivati dall’oggettività che introdotti dalla volontà umana, si costruiscono nuovi adattamenti e questi adattamenti sono le volontà del circostante fusi con le volontà, i desideri e i bisogni degli Esseri.

La nascita è l’atto di magia per eccellenza. La nascita è manipolazione della volontà sia come intensità che come direzione del fare dell’Essere Umano. Un fare il cui scopo è l’organizzazione di una ritualità come fondazione e prologo alla nascita stessa. Ogni atto del rituale è un atto "divino" nel senso che ogni atto implica volontà e direzione della volontà. Ogni atto è finalizzato alla nascita, alla manipolazione dell’Energia Vitale. Ogni atto è Coscienza di Sé e Coscienza in Sé dove il singolo Essere della Natura (e più specificatamente il singolo Essere della specie) concentra sé stesso, attraverso il suo fare, per sviluppare e perpetuare la propia specie all’interno della Natura. Ogni atto è tappa fondamentale di quel processo magico che è la nascita. Ogni errore all’interno della sequenza rituale è violazione del rituale stesso, è offesa alla divinità cui l’atto è rivolto in quel momento ed è interruzione del processo magico di divenire della specie.

 

 

9) I GUARDIANI CHE PORTANO A DIVENTARE ETERNI DELLA SPECIE UMANA.

 

 

I Guardiani sono quei centri di Energia Vitale che preservano, relazionandosi, l’espansione dell’Essere. Quando l’Essere Umano sviluppò la ragione questi Guardiani si sviluppano preservando il legame fra la ragione che vuole dominare l’Essere Umano e la tensione che porta allo sviluppo dell’Essere Luminoso che cresce. Questi Centri di Energia Vitale crescono soltanto nella misura in cui svolgono la loro funzione di relazione fra la ragione dell’Essere Umano e lo sviluppo del suo corpo luminoso. L’Essere Umano può scordare i fini della sua esistenza. Ma Necessità ha imposto dei fare dai quali non può prescindere. Quei fare conducono l’Essere Umano anche quando la sua ragione lo costringe a brancolare nel buio. I Guardiani conducono per mano la ragione dell’Essere Umano mostrandogli il modo migliore per preservare sé stessa. Così facendo i Guardiani portano la ragione a svilupparsi sviluppando anche l’Essere Luminoso che cresce dentro all’Essere Umano. Così la ragione non può ignorare le condizioni della sua esistenza. La ragione è costretta a relazionarsi con questi Centri di Energia Vitale e anche se li ignora non comprendendone la funzione, di fatto allineandosi per favorire il suo stesso sviluppo favorisce l’emergere del corpo luminoso e dei suoi bisogni che contribuiscono a lanciare l’individuo nell’infinito dei mutamenti. Questi centri vitali sono spesso comuni a ogni altro Essere della Natura, ma agiscono prevalentemente sull’Essere Umano in quanto l’Essere Umano (e alcune altre specie che con l’Essere Umano hanno in comune la stessa via allo sviluppo della propria conoscenza e della propria consapevolezza) ha sviluppato una ragione delegando a questa il tentativo di descrivere il mondo e sviluppando il pericolo di soggiacere a questa descrizione dimenticando fini e mezzi attraverso i quali esistere e divenire.

 

Ci sono due ordini generali di Guardiani che la Specie Umana si è data nel tentativo di diventare eterna: quelli in linea e in funzione del proprio sviluppo come Essere della Natura e quelli all’interno dello sviluppo culturale. Tutti poggiano su una base reale finalizzata al divenire eterno della specie e tutti hanno la funzione di conservare la memoria alla specie per preservare il ricordo del proprio divenire anche quando la ragione dimentica gli scopi per cui la specie esiste. Anche sotto il tallone di ferro del macellaio di Sodoma e Gomorra e dei suoi poliziotti questi Guardiani, formatisi nel corso del divenire della specie, permettono agli Esseri Umani di percorrere un sentiero virtuoso volto a diventare eterni. Si dimenticano i fini dell’esistenza ma le sensazioni di cosa sia bene fare per sé stessi nella relazione col circostante ci permette di accumulare Energia Vitale tale da consentire all’Essere Umano di accumulare una quantità sufficiente di Energia Vitale per superare la morte del corpo fisico trasformandola in nascita del corpo luminoso.

I Guardiani non curano la relazione fra l’Essere Umano e il circostante, curano l’Essere Umano per predisporlo alla relazione col circostante.

Quanto definiamo Guardiano spesso è solo un aspetto del Centro di Energia Vitale in relazione all’esistere del singolo individuo all’interno della sua struttura culturale, della conoscenza e del sapere oggettivo entro il quale è divenuto. Il Guardiano, per quanto riguarda i suoi effetti sulla ragione, serve a garantire all’individuo un non ritorno dopo il faticoso cammino per la fondazione della sua ragione. Serve a fissare gli elementi del proprio divenuto. Proprio perché questi elementi sono Centri di Energia Vitale tali da incamminarsi lungo cammini di mutamenti per diventare eterni sono vigili affinché gli Esseri Umani percorrano quei mutamenti e li facciano propri relazionandosi. Per allontanare un individuo dalla relazione con questi Centri di Energia Vitale è necessaria un violenza che superi la forza del divenire della specie e solo i cristiani, nella storia, saranno in grado di dispiegarla distruggendo il divenuto degli Esseri Umani costringendoli a ripiegare per costruire nuovi percorsi, spesso paralleli o chiamando e modificando i vecchi con nomi diversi, per lo sviluppo dell’eternità della specie. Sicuramente ci sono altri centri di Energia Vitale che fungono da Guardiani per preservare il divenire degli Esseri Umani, ma citare questa serie permette di comprendere come l’Essere Umano in realtà non è mai stato solo ella sua lunga lotta per la fondazione del proprio divenire contro l’orrore cristiano. Permette di capire perché i cristiani non sono mai riusciti a mettere in ginocchio l’Essere Umano trasformandolo in succube del suo dio anche quando l’Essere Umano non sapeva né leggere né scrivere ed era stato privato della capacità di guardare il tempo mentre viene incontro.

Il circostante chiamava l’Essere Umano!

Per svegliare l’Essere Umano doveva agire su quanto la Specie Umana aveva introdotto nell’Essere Umano, la sua capacità di guardare l’Universo per rivendicare il diritto al proprio Potere di Essere. Il circostante poteva far appello ai Guardiani che da dentro l’Essere Umano premevano affinché prendesse nelle proprie mani il proprio divenire. Per distruggere l’Essere Umano i cristiani dovevano annientare i Guardiani cui si riferiva e per distruggere questi doveva imputare loro valore e riferimenti diversi da quelli attribuiti dal divenire della specie. In altre parole tentarono di strappare il senso al Guardiano. Anziché riferire il bisogno e la necessità espressa dal Guardiano al divenire dell’Essere Umano, la riferirono alla necessità di assoggettamento del loro dio.

Se per i "pagani" l’assoluto era il divenire dell’Essere Umano, per i cristiani l’assoluto era il loro dio. Dunque i Guardiani dovevano essere piegati a questo nuovo assoluto. Non bisogna mai dimenticare come le necessità dell’imperatore dio prima e i cristiani dopo hanno piegato il senso dei Guardiani per farli coincidere alle proprie necessità e che quanto noi oggi possiamo raccogliere è quanto è filtrato superando il loro fare. Pertanto le notizie sono spesso distorte dall’azione distruttiva dei cristiani.

La costruzione dell’Essere Umano, il suo divenire eterno, avviene nell’Abbondanza. E’ Abbondanza o Copia che indica all’individuo Necessità di costruire benessere e ricchezza per sviluppare il proprio divenire eterno. Costruire; non appropriarsi saccheggiando. Abbondanza ha un senso per chi trasforma merci in prodotti e ha un senso diverso per chi si appropria di merci e prodotti togliendoli ad altre mani. Entrambi chiamano il possesso Abbondanza. Per i costruttori Abbondanza è un Centro di Energia Vitale cui tendere e con cui relazionarsi attraverso il loro sapere e la loro Conoscenza; per i saccheggiatori abbondanza è la quantità di bottino che sono riusciti ad appropriarsi distruggendo l’esistente. I saccheggiatori distruggono Abbondanza per avere abbondanza di merci e prodotti. Avere in abbondanza, per i distruttori e i profittatori, significa costruire la miseria in chi si relaziona con Abbondanza, in chi costruisce Abbondanza per fondare il proprio divenire nell’eternità. Avere in abbondanza significa costruire la miseria fra chi ha la capacità di relazionarsi con Abbondanza per costruire il divenire della propria specie. Il costruttore deve difendere il costruito e nello stesso tempo deve diffondere la capacità di costruire come elemento del divenire della propria specie a difesa della sua capacità di costruire. La capacità di costruire e di manipolare merci trasformandoli in prodotti atti a soddisfare i bisogni umani rappresenta la relazione fra gli Esseri Umani e Abbondanza per costruire il loro divenire eterni come Esseri Umani e come Abbondanza in relazione con loro.

Quanto preoccupa l’Essere Umano è quanto lo blocca o gli crea difficoltà nello sviluppo del proprio divenire. Davanti alle difficoltà dell’esistenza l’Essere Umano deve Curare la predisposizione di sé stesso per superare le difficoltà. Deve mettere Attenzione al suo fare per impedire all’oggetto della sua preoccupazione di sopraffarlo. Questo aspetto specifico lo troveremmo ripetuto più volte sia in Centri di Energia Vitale che esprimono esigenze diverse in situazioni specifiche e generali sia nel fare della religiosità romana attraverso la Lustrazione dei Salii o l’azione dei Fratelli Arvale o, ancora, l’intervento degli Auguri e degli Aruspici prima di intraprendere qualunque azione importante. Curare quello che si fà in funzione del proprio divenire. Mettere Cura; relazionarsi con Cura; diventare Cura. Questo centro di Energia Vitale attrae gli Esseri Umani ogni qual volta si predispongono ad intraprendere qualche cosa. Il suo sviluppo è Furia. Quando Cura non si può esprimere per la soddisfazione delle necessità allora subentra Furia per spezzarne gli impedimenti. Solo che Furia tende ad appropriarsi dell’Essere Umano e del suo fare, pertanto rappresenta l’ultima risorsa.

I cristiani hanno tre scimmiette: non vedo, non sento e non parlo. Indicano queste tre scimmiette come virtù per sé stessi e come difetto riprovevole nei loro schiavi. Fama è l’opposto di questo. Non è sottoposta a gerarchia ed è talmente libera da vivere in un luogo posto fra la terra, il cielo e il mare: in ogni luogo dove solo la percezione umana può giungere. Fama è raffigurata con grandi ali piene di occhi, di bocche e di orecchie. Fama nega il segreto. Diffonde qualunque cosa vede e sente. I cristiani imporranno il segreto perché il segreto serve a nascondere Inganno agli occhi degli Esseri Umani e solo col segreto si può ingannare gli Esseri Umani rubando loro il

 

 

CIO’ CHE PORTA AL.....LATO FEMMINILE DELLA VITA UMANA.

 

 

Le Steatopigie erano raffigurazioni del potere femminile della vita nel paleolitico superiore e vennero rinvenute in tutta Europa Mediterranea e fra le altre località anche a Savignano (detta Venere di Savignano) in provincia di Modena.

E’ necessario incominciare da questo punto per comprendere come la centralità dell’Essere Natura sia il lato femminile della vita. In realtà non esiste un lato femminile o un lato maschile della vita, esiste una sola sfera in grado di riprodurre sé stessa che perpetua i mutamenti dell’Essere Natura. Le distinzioni sessuali all’interno della Natura sono funzionali alla riproduzione della Natura stessa.

In Natura esiste l’Energia Vitale che attraverso adattamenti si trasforma in Coscienza di Sé. Attraverso adattamenti procede a migliorare la possibilità di esercitare la propria volontà e le proprie determinazioni per espandersi. Di fatto non esiste una distinzione fra lato femminile e lato maschile se non come metodo attraverso il quale perpetuare la specie nella relazione con l’oggettività aumentandone le possibilità di adattamento. Aumentando le possibilità di adattamento aumentano le possibilità di trasformare l’Essere della Natura in Essere Luminoso. La "competizione" fra le specie, in Natura, altro non è che il sistema di adattamento interno dell’Essere Natura per aumentare le possibilità e gli adattamenti attraverso i quali diventare eterno.

Il lato maschile è una variazione del lato femminile. Ed è una variazione incompleta. Trovare Esseri che nelle specie della Natura siano completamente Esseri maschili è piuttosto raro. Non si tratta del lato riproduttivo, si tratta di divenire magico della specie. Si tratta di precisare cosa si intende per lato femminile e per lato maschile in funzione del divenire della specie in relazione con l’Essere Natura. L’Essere Natura fonda il proprio divenire sulla riproduzione dei singoli Esseri delle singole specie. La specie, a sua volta, per affrontare meglio le contraddizioni dell’esistenza all’interno dell’Essere Natura hanno sviluppato una differenziazione riproduttiva in maschio e femmina. Dove il maschio è in grado di far partorire più femmine arricchendo l’Essere Natura. Con questo sistema bastano pochi maschi e un numero maggiore di femmine per arricchire l’Essere Natura. Questo meccanismo lo troviamo in tutte le specie animali della Natura. Basta un numero molto basso di maschi e un numero maggiore di femmine dove "compito" dei maschi sembra soltanto quello di ingravidare le femmine perpetuando il loro patrimonio genetico in competizione con altri maschi della propria specie. Questa lotta fra maschi ha il compito di selezione nella specie, una selezione che si è interrotta nella Specie Umana.

La Specie Umana ha imboccato una via evolutiva nella quale la relazione sessuale non era più finalizzata alla riproduzione ma all’accelerazione dello scorrere dell’Energia Vitale. In altre parole per la Specie Umana la magia non era legata soltanto alla nascita ma era legata alla produzione del corpo luminoso. Le condizioni di vita in tempi preistorici difficilmente superavano i venti venticinque anni. Per produrre il corpo luminoso sono necessari parecchi anni dopo che l’Essere Umano è diventato uomo e donna e i tempi di maturazione del ragazzo e della ragazza non erano molto dissimili da quelli di oggi. L’energia generata dalla fusione sessuale permette di generare il corpo luminoso (quando non intervengono fattori estranei) in tempi relativamente brevi. La Specie Umana preferì strutturare il sesso saltando la ciclicità stagionale e attraverso questo aumentare le proprie possibilità di generare il corpo luminoso.

Questa scelta produsse un primo guasto: la selezione dei maschi non avvenne più in relazione al sesso ma in relazione alle soluzioni di adattamento nell’esistente. In altre parole i maschi si sostituirono alle femmine nella conservazione della specie nel circostante. Col guaio che non avendo la stessa funzione costruirono degli adattamenti su bisogni e necessità diverse dallo sviluppo della specie all’interno della Natura. La conservazione della specie venne comunque continuata dal lato femminile della specie, ma non dagli Esseri Femminili della specie, bensì da individui maschili ma con pulsioni femminili. Pertanto la conservazione della specie all’interno della Natura non avvenne più in funzione della riproduzione della specie, ma in funzione della conservazione di un ruolo sociale che un individuo maschile con pulsioni femminili deteneva.

Le tensioni sessuali sono una cosa, il lato femminile della vita un altro. L’effetto fu il progressivo allontanamento dell’Essere Femminile dalla vita sociale. Una sua ghettizzazione nelle relazioni interne alla specie. Fu attuato il tentativo di trasformare l’Essere Femminile in oggetto d’uso. Nei vari Sistemi Sociali ci sono stati modi di attuazioni diversi e diversi sistemi attraverso i quali resistere a questo tentativo. Il problema fu che questo processo di disgregazione sociale venne a coincidere con la nascita di due nuovi elementi all’interno della Specie Umana. In primo luogo la formazione della ragione come strumento di relazione col mondo circostante e in secondo luogo con la formazione della pulsione di morte attraverso la stagnazione dell’Energia Vitale ad opera di Esseri autodefinitisi dio padrone e creatori del mondo.

In altre parole la formazione della ragione come strumento di relazione col mondo circostante distrusse la relazione attraverso la noumenia fra l’Essere Umano e le Coscienze di Sé del circostante costringendolo a descrivere il circostante per comprenderlo. La pulsione di morte sviluppò in lui il bisogno del possesso e del dominio. Gli Esseri Umani maschi con pulsioni femminile furono costretti a condurre una guerra contro l’Essere Umano femminile per poter mantenere un ruolo sociale che altrimenti avrebbero perso o temevano di perdere. Questi tre fattori combinati emarginarono l’Essere Umano femminile all’interno del Sistema Sociale.

Le necessità del controllo sociale, nel corso dei millenni, poi fecero il resto.

 

 

QUESTI SPEZZONI RAPPRESENTANO DEI PRESUPPOSTI ABBASTANZA CHIARI PER COMPRENDERE COSA SIA UN PERCORSO DI STREGONERIA ALL’INTERNO DEL PAGANESIMO POLITEISTA. I DATI A DISPOSIZIONE ERANO MOLTO POCHI E SI E’ LAVORATO SU QUELLI TENTANDO DI ESPANDERE SE’ STESSI. IL CONCETTO SECONDO CUI SIAMO CIRCONDATO DA DEI CON I QUALI CAMMINIAMO PER COSTRUIRE IL DIO CHE CRESCE DENTRO DI NOI APPARTIENE ALLE RELAZIONI DEL POTERE DI ESSERE E NULLA HANNO A CHE VEDERE COL POTERE DI AVERE, IL POSSESSO DEGLI INDIVIDUI, DI CUI IL CRISTIANESIMO E’ ESPRESSIONE. ALL’INTERNO DEL POTERE DI AVERE ESSERE UN DIO SIGNIFICA METTERE IN GINOCCHIO TUTTI GLI ESSERI DAVANTI A SE’ NEL POTERE DI ESSERE ESSERE UN DIO SIGNIFICA ALIMENTARE LA FORZA CHE CRESCE DENTRO L’ESSERE ALIMENTANDO LE FORZE NEL MONDO CHE CI CIRCONDANO AFFINCHE’ LA LORO FORZA ALIMENTI LA NOSTRA.

QUESTA E’ STREGONERIA.

QUESTO E’ PAGANESIMO POLITEISTA.

 

 

PER COMPRENDERE DOVE CIO’ PORTA SI SONO ANALIZZATE LE TESI E SI SONO TRATTE DELLE CONCLUSIONI AL 1° CONGRESSO INTERNAZIONALE DI STUDI DELLE ESPERIENZA DI CONFINE TENUTO A S. MARINO DAL 16 AL 18 MAGGIO 1997 E ORGANIZZATO DAL GIORNALE DEI MISTERI.

 

IL RISULTATO DELL’ANALISI HA PRODOTTO IL LIBRO: I FENOMENI DI PREMORTE INTERPRETATI DALLA STREGONERIA E DAL PAGANESIMO POLITEISTA

 

 

CLAUDIO SIMEONI

 

 

PER UNA FILOSOFIA PAGANA

 

 

STREGONERIA E PAGANESIMO POLITEISTA:

DETERMINAZIONI PER COSTRUIRE LA VITA!

 

 

 

IL PENSIERO DELLA STREGONERIA NEL PAGANESIMO POLITEISTA E LE QUESTIONI SUL NEAR DEATH EXPERIENCES (ESPERIENZE DI PREMORTE) ATTRAVERSO L’ANALISI DEI DATI E DELLE IPOTESI FORMULATE AL 1° CONGRESSO INTERNAZIONALE DI STUDI DELLE ESPERIENZE DI CONFINE TENUTO A S. MARINO IL 16-18 MAGGIO 1997.

 

 

 

 

INDICE

n.b. l’indice è riferito a formattazione 10 e solo indicativo;

 

PREMESSA DOVEROSA p. 2

 

ELENCO DEI RELATORI COMMENTATI

 

1) ROBERT LYLE MORRIS - cattedra parapsicologia Edimburgo

2) RENZO ROSSIN - psicologo; psicosintesi educativa

3) GIORGIO DI SIMONE - parapsicologo

4) LUIGI BAIMA BOLLONE - medicina legale

E NELLO BALOSSINO - elaboratore di immagini

5) ADOLFO MORGANTI - psicologo aderente al GRIS Bologna

6) PIERO CASSOLI - medico, parapsicologo

7) JOHN BELOFF - profes. psicologia univ. Edimburgo

8) MARCO MARGNELLI - medicina e chirurgia generale

9) ARTHUR BERGER - Diret. Istituto Internazionale Studi Morte

10) MASSIMO BIONDI - medico giornalista e pubblicista

11) STEFANO BEVERINI - giornalista e scrittore

12) ALESSANDRO MELUZZI - chirurgo e psichiatra

13) ANTONIO BIANCHI -medico spec. Anestesia e rianimazione

14) OVIDIO GALEAZZI -medicina chirurgia; cardiologo

15) GIUSEPPE GENOVESI -medicina; endocrinologia psichiatria

16) AURELIANO PACIOLLA -psicologo e teologo pontificia univer.

 

n.b. I corsivi sono riferimenti diretti dei relatori.

 

CONCLUSIONI DELLA STREGONERIA PAGANA

 

1) GLI INTERESSI DELLE SCIENZE

2) GLI INTERESSI DELLE RELIGIONI RIVELATE

3) IL CONDIZIONAMENTO EDUCAZIONALE

4) NASCITA E MORTE

5) LA STRUTTURA DEL CORPO FISICO

6) OBE IN NDE

8) LA DISTRUZIONE DELLA COSTRUZIONE

7) LA COSTRUZIONE DEL CORPO DI ENERGIA

9) IL DISCORSO SULL’IBOGA

10) ESPERIENZE INFERNALI

 

CONCLUSIONI

 

 

 

 

PREMESSA DOVEROSA

 

 

Ho assistito con grande attenzione il Congresso sulle NDE tenuto a S. Marino il 16, 17, 18 maggio 1997. Ho assistito all’intera esposizione delle relazioni trovandole assolutamente interessanti e ricavando una notevole mole di dati.

Il Congresso intendeva esporre il livello attuale della ricerca sulle NDE e su quanto, dal punto di vista "scientifico", era in corso nel tentativo di determinare l’origine degli effetti NDE.

Lo sforzo degli organizzatori è stato notevole. La loro capacità di esporre un così ampio ventaglio di interventi quasi impressionante. In tre giorni di interventi non si poteva, obiettivamente, trovare spazio per nessun tipo di dibattito.

La quantità di materiale presentata è stata notevole ma ancora una volta si è assistito alla separazione netta fra sperimentatore e ricercatore da un lato e la cavia dall’altro. Questo Congresso ha dimenticato che non stava parlando della ricerca sul virus Ebola o l’analisi delle feci dei rettili preistorici ma stava parlando di Esseri Umani. Il Congresso si è dimenticato che chi stava parlando parlava di sé stesso.

Questa sensazione era netta. Chi era portatore di effetti PSI, OBE o NDE era l’oggetto di studio che non doveva esprimere sé stesso ma poteva, la sera del primo giorno del congresso, presentarsi all’hotel dov’erano alloggiati gli "studiosi" ed esporre la propria esperienza. Solo Di Simone, fra i relatori, ha accennato a qualche cosa di suo.

Anche quando tre persone con esperienze NDE hanno raccontato la loro esperienza sono state aggredite quando, uscendo dal racconto puro e semplice, volevano esporre interpretazioni e concetti propri.

Eppure non c’è nulla di più intimo che esperienze OBE e NDE. Appartengono all’intimo. E’ un tesoro prezioso che sommano l’intera vita dell’individuo, le sue scelte, la sua volontà, le sue determinazioni.

Da un lato si è espresso il rispetto di chi considera la persona che analizza la cavia dei suoi esprimenti dall’altro l’individuo ben cosciente di quanto gli è successo e che tentava di dare una interpretazione. L’individuo che aveva vissuto l’NDE aveva lo scopo di costruire la sua vita: lo studioso voleva, con modi gentili e rispettosi, stuprarlo per carpirne i "segreti".

OBE, NDE e Dejà-vù sono cose talmente intime da coinvolgere la vita e i sentimenti più profondi dell’individuo. Per le persone che esprimono OBE, NDE e Dejà-vù si tratta del proprio essere: espressione del suo Potere di Essere. Lo studioso, col suo bisturi, glielo strappa per sezionarlo: espressione del suo Potere di Avere (il suo ruolo sociale); espressione della Consapevolezza della loro sconfitta personale.

A questo punto c’è da chiedersi: perché gli studiosi non praticano essi stessi una NDE, un’OBE o dei Dejà-vù?

La loro pretesa asetticità nasconde la loro sconfitta!

In quest’ottica sono degli accattoni che stuprano persone nel tentativo di cercare speranze del loro fallimento. Difendere sé stessi è un diritto: specialmente davanti agli uomini vuoti che cercano negli altri quanto essi hanno distrutto dentro sé stessi.

Questa è stata l’impressione negativa del Congresso di S. Marino. Un Congresso al quale ho assistito sperando che le visioni della vita riportate nel Libro dell’Anticristo incontrassero una qualche contraddizione. Invece il Libro dell’Anticristo, pur essendo scritto malissimo e pur esprimendo solo visioni del mio cammino, ne è uscito rafforzato dalle relazioni.

La sensazione del distacco fra gli "studiosi" e le loro cavie ha trovato riscontro fra il pubblico. La domenica, il terzo giorno del Congresso, in sala c’erano si e no una quarantina di persone. Un Congresso con un tema molto sentito era riuscito a costruire una barriera fra relatori e pubblico.

"La scienza, la scienza, solo la scienza!" dice il ricercatore mentre infila il bisturi nella sua cavia. Ci sono bisturi di tante fogge e dimensioni ma c’è un solo essere scienza all’interno di questo Comando Sociale. Non c’è molta differenza fra questo scienziato e l’inquisizione che alza i roghi: entrambi devono piegare le loro cavie davanti a qualcosa!

 

 

 

 

 

 

PARTE PRIMA

 

 

 

I RELATORI, LE RELAZIONI E OSSERVAZIONI DELLO SPETTATORE.

 

1) ROBERT LYLE MORRIS

 

Morris è titolare della cattedra di Parapsicologia dell’università di Edimburgo in Scozia. E’ l’unica cattedra di Parapsicologia nel mondo. Appare evidente la preoccupazione di Morris di non avallare, con la sua ufficialità, un fenomeno se non dopo aver fatto quanto in suo potere per ridurlo ad un fenomeno spiegabile razionalmente dopo averne scoperto i meccanismi attraverso i quali si produce.

Per Morris, la sperimentazione deve essere precisa. Egli deve rendere conto del suo lavoro all’università. Qualora si scoprissero leggerezze o imperfezioni tutto il lavoro della facoltà verrebbe ridicolizzato. Per questo motivo il suo intervento sperimentale non può uscire dall’ambito del mondo della ragione nel quale egli riscontra i fenomeni che sono espressione di cose non relative ad elementi del mondo della ragione.

 

E ANCORA

 

 

7) LA DISTRUZIONE DELLA COSTRUZIONE

 

Come si è voluto dimostrare con questo lavoro la costruzione del corpo luminoso è attività costante della vita dell’individuo. Dal punto di vista della Stregoneria la vita dell’individuo è un fare magico attraverso il quale l’Essere della Natura costruisce il proprio corpo luminoso.

Dal punto di vista della Stregoneria la vita dell’Essere della Natura è l’opportunità della sua Coscienza di trasferirsi, alla morte del corpo fisico, su un corpo luminoso che viene costruito e forgiato attraverso l’attività dell’individuo nel corso della propria esistenza. Per la Stregoneria la vita è un’opportunità che non deve essere sprecata percorrendo cammini autodistruttivi.

Per conseguenza le direzioni dei cammini che un individuo può intraprendere nel corso della sua esistenza sono essenzialmente due: costruire il corpo luminoso o distruggere il corpo luminoso.

Quando l’Essere Feto esce dalla vagina di sua madre dispone di una carica vitale; esprime delle tensioni; esprime una volontà; esprime il bisogno di espansione. Il Sistema Sociale composto di tutte le sue credenze apriori intende strappare a questo bambino la volontà che esprime nelle sue determinazioni per farlo diventare un Essere Umano perfettamente funzionale ad un Sistema Sociale nel quale gli individui esistono dopo che è stata strappata la loro volontà, le loro determinazioni e tarpate le tensioni. In questa battaglia si esprimono processi di adattamento dove, comunque, il bambino è costretto a soccombere e ad adattarsi alla situazione nella quale sarà costretto a vivere. Il bambino viene fatto crescere da persone che pretendono di educarlo. Se esistono elementi attraverso i quali definire l’educazione in termini positivi, come l’insegnamento, l’insieme dell’educazione ha lo scopo di distruggere il divenire del nuovo nato appiattendolo alla distruzione che i genitori hanno subito.

La costruzione del corpo luminoso è espressione delle tensioni dell’Essere nel mondo in cui vive. Dove il divino che tenta di costruirsi nell’Essere chiama a sorreggerlo ogni divino che dal mondo circostante partecipa alle relazioni.

Ma il Sistema Sociale in cui viviamo non riconosce il divino come espressione degli oggetti che ci circondano ma come ente trascendentale alla cui descrizione sottomettere i nuovi nati.

La costruzione del corpo luminoso viene impedita proprio come organizzazione sociale.

L’adulto si identifica col dio creatore. Individuo creato ad immagine e somiglianza del suo dio. L’adulto, anche quando magari non si pensa intelligente, si pensa comunque competente, comunque saccente, comunque adulto e in diritto di "insegnare" il suo essere saccente, competente e adulto al nuovo nato che pensa stupido incapace e impotente. Che il nuovo nato non disponga degli strumenti adeguati di conoscenza per affrontare il Sistema Sociale siamo d’accordo, ma l’azione dell’adulto non è quella di fornirgli gli strumenti ma quella di distruggere le tensioni, la volontà e le determinazioni con cui il nuovo nato affronta la vita.

In altre parole addomesticarlo.

In questo processo di addomesticamento appare il processo di adattamento dell’individuo. Il nuovo nato è costretto ad adeguarsi ma cerca di salvare sé stesso introducendo delle variabili nell’educazione. Magari nascondendosi; magari ricorrendo alla bugia; magari trasformandosi; magari facendosi compenetrare dal furore.

Così al nuovo nato non gli si offrono gli strumenti atti a sviluppare il suo Potere di Essere, di cui l’adulto è incapace nell’afferrare la complessività, ma gli si insegna ad appropriarsi di qualche cosa. Gli si insegna che la vita è dei furbi. Gli si insegna ad arraffare. Gli si insegna a collocarsi in un gradino sociale che comunque gli garantisca un minimo di potere (possesso) su altri Esseri.

Si stuprano le sue tensioni volte a costruire il suo corpo luminoso per trasformarle in "Volontà di Potenza" dove per volontà di potenza non si intende la capacità di dilatarsi dell’individuo ma la capacità di appropriarsi del mondo e di piegarlo ai propri desideri di possesso.

In questo momento la distruzione del corpo luminoso dell’individuo è in atto. L’individuo può indifferentemente mettersi in ginocchio davanti al macellaio di Sodoma e Gomorra, davanti a Maometto o ad Allah, Buddha, Visnù o qualunque altra cosa compresa la scienza meccanicistica o le tecniche sciamaniche. Quando un individuo è sottomesso impone sempre e comunque sottomissione.

Questa è la distruzione della costruzione del corpo luminoso. E’ sempre un atto educazionale. Un atto di incapacità di un Sistema Sociale di guardare il tempo che viene incontro. Incapacità di costruire individui più forti di coloro che in questo momento detengono il potere e il possesso.

La distruzione della costruzione è sempre e comunque un processo educazionale dove l’individuo è incapace di opporsi a quanto gli viene imposto.

 

8) LA COSTRUZIONE DEL CORPO DI ENERGIA

 

Partendo dal processo sociale della distruzione del corpo di energia vitale dell’individuo è necessario riuscire ad individuare gli elementi attraverso i quali l’individuo può, sia pur in modo parziale, ovviare al processo di distruzione messo in atto attraverso l’educazione.

Se il processo di distruzione del corpo di energia avviene mentre l’individuo è appena uscito dalla vagina della madre e si trova in un mondo nel quale non è in grado di difendersi se non attraverso quegli strumenti messigli a disposizione dal suo divenuto (essenzialmente la sua capacità di adattamento), il processo di uscita dalla distruzione necessita di presa di coscienza dell’individuo della propria consapevolezza.

In altre parole l’Essere Umano, nel nostro caso, deve rendersi conto che la vita è un processo di trasformazione che porta alla morte del corpo fisico come processo inevitabile e alla costruzione del corpo luminoso come possibilità.

 

CON QUESTO CONCLUDO LA PRESENTAZIONE DEI LAVORI ATTRAVERSO I QUALI SI E’ FINO AD OGGI IDENTIFICATO IL PROCESSO DI STREGONERIA E DI PAGANESIMO POLITEISTA.

TUTTI GLI ALTRI LAVORI CHE SEGUIRANNO ALTRO NON FARANNO CHE AMPLIARE LE TESI IL CUI FINE E’ LA COSTRUZIONE DI UN SISTEMA RELIGIOSO ATTRAVERSO IL QUALE LEGARE L’ESSERE UMANO AL MONDO CIRCOSTANTE TOGLIENDOLO DALLA POSIZIONE IN GINOCCHIO NELLA QUALE GLI ADORATORI DEL MACELLAIO DI SODOMA E GOMORRA INTENDONO TENERLO.

LA LIBERTA’ DELL’ESSERE UMANO E’ UN ATTO DI COSTRUZIONE LENTA. E’ UN PROCESSO DI TRASFORMAZIONE CHE IN QUALUNQUE MOMENTO SI PUO’ INTERROMPERE SE NON E’ SORRETTO DALL’ARTE DELLA STREGONERIA E DELLA MAGIA. LA MAGIA E LA STREGONERIA IMPEDISCONO ALL’ESSERE UMANO DI CADERE NELLA DISTRUZIONE SOGGETTIVA. IL PAGANESIMO CI PERMETTE DI COSTRUIRE UN CAMMINO DI LIBERTA’ PERCETTIVA ATTRAVERSO LA RIMOZIONE DEGLI OSTACOLI SIA CONCETTUALI CHE EDUCAZIONALI CHE SI FRAPPONGONO ALLO SVILUPPO SOGGETTIVO.

 

NON CI PUO’ ESSERE LIBERTA’ NELLA VITA DELL’ESSERE UMANO SOTTO L’ORRORE DEL MACELLAIO DI SODOMA E GOMORRA O SOTTO LA FOLLIA DEL PAZZO DI NAZARETH.

 

ACCETTANDO LA SOTTOMISSIONE AL MACELLAIO DI SODOMA E GOMORRA SI PAGA COME TRIBUTO LA DISTRUZIONE DI SE’ STESSI E LA RINUNCIA AD AFFRONTARE LA VITA. SI RINUNCIA AD ESSERE PADRONI DELLA PROPRIA ESISTENZA PER DIVENTARE PARTE DI UN GREGGE CHE IL BUON PASTORE PORTA DIRITTO AL MACELLO.

 

CHIAMATE COME VOLETE L’INSIEME DELLE FORZE CHE ALIMENTANO I PERCORSI DI LIBERTA’ DEGLI ESSERI UMANI MA AVRANNO SEMPRE UN SOLO RESPIRO, QUELLO DELL’

 

ANTICRISTO!

 

FINE PRESENTAZIONE MARGHERA 10 MAGGIO 1998

 

CLAUDIO SIMEONI

PIAZZALE PARMESAN, 8

30175 MARGHERA - VENEZIA

TEL 041 - 933185

 

 

CLAUDIO SIMEONI

MECCANICO

APPRENDISTA STREGONE

GUARDIANO DELL’ANTICRISTO