COS’ E’ LA MAGIA
Oggi la magia e la figura del mago
non sono tra le più apprezzate nella società, tra le menti
“elette” e la gente comune, comunissima...
Le autorità burocratiche
non la riconoscono neppure e spesso sorridono a sentirne parlare, pur usandone
spesso di nascosto.
E’ vero, quel tipo di magia che
tanto fa ridere, che viene evitata e rifiutata non esiste, non è
magia.
Forse la parola stessa è
stata gettata nel fango e giustiziata come un nemico. Prendere ali di pipistrello
morto per annegamento, gettare la polverina magica sulla porta di casa
per togliere il malocchio, recitare parole sconosciute per ottenere un
risultato, stare attenti a non rompere gli specchi perché portano
sette anni di disgrazie, esorcismi latini per liberare dal male...
Tanti testi di cosiddetta magia
riportano queste cose per insegnarvi a praticare, per mettervi in guardia,
per darvi il potere!
Se avete uno di questi libri in
casa fatelo a pezzi o datelo in pasto a qualche babbeo, poiché voi
siete Dei e simili ciarlatanerie non fanno per la vostra mente.
Come si sposa la magia, la vera
magia col satanismo? La vera magia divinizza l’uomo lo mette al centro
dell’universo, l’uomo dio.
La magia, signori, è la
facoltà di modificare l’universo tramite un’azione gestita dalla
vostra volontà. In ogni momento noi modifichiamo l’universo, qualsiasi
cosa facciamo comporta un cambiamento nella vita di tutti. Se solo spostiamo
il posacenere di casa, secondo dove lo spostiamo il tempo necessario a
spegnere la nostra sigaretta varia di qualche attimo in più o in
meno e, uscendo poi da casa, potremmo incontrare persone, assistere a fatti
differenti da quelli in cui dovremmo imbatterci se il posacenere fosse
stato lasciato nella posizione originale.
La magia è quindi la modifica
dell’universo in base alla propria volontà.
Il rituale magico è invece
l’insieme di azioni che si compiono per far si che ciò che si desidera
avvenga.
Un celebre occultista del passato,
Aleister Crowley, scandalizzò il mondo benpensante con la frase
“Fa ciò che vuoi”: questa frase è un fondamento della
filosofia satanista ma il suo significato è estremamente profondo.
Questa frase che tanto ha scandalizzato
la morale e le menti noiose non significa fa tutto quello che ti passa
per la testa, in maniera esagitata e caotica e sotto l’effetto di stress
trasgressivo, ma esegui (FA) ciò che è la tua volontà.
Il senso di questa frase è la vera legge della magia: trasforma
la realtà (FA) in base a quello che è il tuo volere. Attenzione
a saper distinguere la volontà: esiste la volontà vera e
quello che invece si crede di volere ma non si vuole ma si subisce, bisogna
saper distinguere queste due parti.
Ogni persona intelligente ha il
diritto di essere ciò che è, a coltivare i propri impulsi
invece di reprimerli e di guidarli verso la meta che si è scelta;
di conseguenza la persona ha il dovere verso se stesso, per istinto, di
realizzare ciò che veramente vuole; ognuno non può che vivere
la propria esistenza
secondo la propria natura, e solo
chi vive in pieno la propria “essenza” è una persona felice.
Perché sto dicendo questo?
Vi rivelo un segreto: vi sto dicendo questo perché il mondo è
pieno di magia. La magia vi accompagna da quando vi levate e muovete i
primi gesti nel mattino sino agli ultimi della sera, e nel sonno; i vostri
attimi, il vostro amore, il vostro modo di guardare, di parlare con gli
altri è magia. La magia fa brillare di luce le cose di questo mondo,
le fa danzare al ritmo della musica dell’infinito e voi siete i direttori
d’orchestra al centro del podio, con la vostra bacchetta in mano, voi e
soltanto voi avete il potere di far danzare il grande sogno. L’universo
è lo specchio della vostra volontà vera. E’ questo il miracolo!
Tutte le altre cose, il vostro lavoro, le vostre certezze e quello che
pensate sia più importante nella vostra vita si inchina rispettoso
di fronte alla magia. E’ importantissimo questo; perché un giorno
qualsiasi potreste perdere il vostro lavoro, perdere chi vi ama, perdere
la fiducia e vi troverete così in ginocchio, davanti a un mondo
che vi danza attorno, a piangere come bambini con la mano tesa alla ricerca
di qualcuno in grado di aiutarvi, ma non ci sarà nessuno, vi troverete
smarriti senza che nessuno asciughi le vostre lacrime, a chiedervi chi
è che fa muovere il mondo.
Non sto scrivendo queste pagine
per rattristarvi di fatti più o meno capitabili, ma per liberarvi
la mente da tutte le concezioni che vi hanno accompagnato fino a questo
punto per potervi librare in volo e sognare...
Sognate grandi maghi, rendete meravigliosa
la vostra vita! Fate diventare ogni attimo del vostro tempo un continuo
momento di grandezza, di felicità, gioia, esaltazione per se stessi
e per tutto ciò che vi circonda!!!
I COLORI DELLA MAGIA
La magia non ha un colore, la magia
è una e se si divide per colori è solo per scopo di comodo,
così come la scienza divide il corpo umano in vari settori per poter
studiare le singole parti di un unico organismo. Per tradizione la magia
legata ad entità demoniache viene definita magia nera, quella legata
ad entità angeliche viene detta magia bianca e quella legata alle
energie sessuali viene chiamata magia rossa.
Si sa che la magia nera serve per
fare il male, quella bianca per il bene ma ciò è troppo semplicistico
oltre che falso dal qualsiasi punto di vista. Per spiegare questo basta
saper leggere un qualsiasi libro che tratti di magia e si potrà
notare che le pratiche “angeliche” vengono descritte per scopi di guerra,
di potere, di massacri e disastri, mentre le pratiche “demoniache” vengono
descritte per pratiche d’amore, di soldi, di sesso, di conoscenza. Questo
si spiega anche dal fatto che questi libri siano stati concepiti in epoche
in cui il potere temporale preferiva la violenza nel nome del “bene” piuttosto
che le pratiche “demoniache” per scopi personali, materiali, in nome del
proprio interesse personale e delle proprie volontà. Secondo il
satanismo un uomo fa magia nera quando va contro se stesso, contro la propria
divinità, contro la propria natura, di conseguenza chi va contro
se stesso soffre e non è felice. Il concetto è molto più
profondo, noi non esercitiamo magia per fare il bene o il male, noi esercitiamo
magia perché siamo artisti, creatori. Come colore dominante per
i nostri arredi, per i nostri vestiari in ambito rituale preferiamo il
nero perché si riferisce al colore dello spazio: dalla tinta scura
dell’universo, dal nero, ha origine ogni scintilla, si crea ogni cosa.
La verità è un cappuccio nero, senza volto, il tutto e il
nulla ecco perché usiamo cappucci neri perché la divinità
non ha volto è neutrale. Questa è la grande verità,
il tutto il nulla il nero. Dal punto di volontà tutto ha origine
si trasforma, si plasma seguendo noi stessi e la nostra natura. Altro che
auguracci o fatture, siamo qui su un piano assai diverso da quello di chi
sa solo pronosticare mogliazzi e mortori, sempre che lo sappia fare. Se
dopo la morte vi fosse il fuoco eterno noi non saremmo certo satanisti
! Ma a chi pensa che noi facciamo magia nera, facciamo il male rispondo
che siamo maghi, artisti, creatori, evocatori di forze della natura. Non
esistono colori perché tutto quanto è una cosa unica e noi
ne siamo le menti.
IL GRANDE SOGNO
La prima battaglia da vincere è
la battaglia contro voi stessi, voi siete il vostro peggiore nemico, la
vostra mente è piena di parole, domande, teorie, limiti, e rappresenta
il più grosso ostacolo, sarà sempre la vostra mente a diffidare
a dire “no non è possibile”.
Mentre dormite nel vostro letto
in genere sognate e mentre sognate non esistono limitazioni, saltate dal
tetto di un grattacielo e atterrate integri, volate, vivete in un mondo
virtuale mosso da voi. Tutte le persone e le cose che vedete nel sogno
in gran parte non esistono, siete solo voi a generare tutto quello che
vi circonda e che vivete in prima persona. Solo al risveglio vi rendete
conto che tutto ciò che avete vissuto è frutto della vostra
mente. Se soltanto vi rendeste conto durante il sogno di esserne voi la
causa, allora potreste dirigerlo e sognare tutto ciò che volete.
Anche la realtà è
un sogno: il vostro! Dovete dimenticare i limiti, le vostre regole, dovete
far cadere la mente. Immaginate un’energia che nasce da dentro di voi e
abbraccia tutte le cose che sono attorno a voi, la gente, gli oggetti,
la terra e il cielo, immaginate di essere voi i creatori e che tutto dipenda
dalla vostra luce creativa; è il primo passo verso l’uso della magia.
Non è facile, la vostra
mente vi affermerà che non è vero che tutto ha regole e limiti
che voi non siete creatori ma creature. Provate a sentire ciò che
nasce da dentro voi stessi, provate a vedere il mondo coi vostri veri occhi
con la vostra conoscenza, con la vostra coscienza divina, provate a non
pensare un solo istante, sentirete in voi un impulso che vi farà
capire, lasciatelo agire e vedrete che quanto detto è vero, per
un attimo lo intuirete, ma un attimo è più che sufficiente.
Pensate che gli indiani usavano
droghe per distaccare la mente, pensate ai vari tipi di aromi e di incensi
che venivano bruciati durante i rituali e che gonfiavano l’aria dei loro
templi, ai tamburi, alle musiche per creare l’atmosfera magica, non era
un modo per stordire la mente? Non vi sto suggerendo di usare droghe, cerco
di farvi capire il genere di stato della coscienza che si assume durante
i rituali. Deve cadere la mente e al suo posto deve dominare la volontà
vera, si deve riuscire ad essere completamente lucidi e consci della propria
divinità senza limiti.
Esistono tecniche di rilassamento
abbastanza semplici ed alla portata di tutti che consentono di arrivare
ad una condizione, uno stato mentale idoneo per poter valicare i vostri
limiti e mutare gli eventi.
Prendete tutto come se fosse un
gioco, stiamo giocando a fare i maghi, giochiamo insieme non siamo attempate
persone serie ma bambini che giocano, “Io sono il creatore!” ditelo ogni
tanto, è un gioco, anche se guardate fuori dalla finestra vedrete
le altre persone che giocano.
Ora assumete una posizione comoda,
sedetevi o coricatevi l’importante è che la posizione risulti confortevole
e che vi sentiate a vostro agio. Una volta trovata la posizione che più
vi si addice (la posizione viene chiamata in gergo “Asana”) procedete come
segue:
1] Immaginate ad occhi aperti che
l’intero universo sia composto da una sostanza fluida di colore nero, e
che voi vi troviate in mezzo ad esso;
2] Tramite il naso inspirate per
sette volte molto profondamente senza però sforzarvi;
3] Ad ogni inspirazione immaginate
che la sostanza fluida nera riempia il vostro corpo ad iniziare dalla punta
dei piedi fino alla testa; mentre fate questo dovrete percepire la vostra
unità con l’universo. Ricordate che state giocando e quindi non
preoccupatevi di nulla, dovrete solo avvertire la vostra unione con l’universo.
Una volta raggiunta la percezione
dell’unità universale dovrete far risplendere tutto di luce, la
vostra luce divina.
Per far questo dovrete pensare
a qualcosa di bello che vi faccia gioire, a qualcosa che piace, a un brano
di musica.
Arriverete al punto di percepire
la vostra unità con l’universo ad essere la forza divina che ne
è al centro.
Questa operazione è necessaria
prima di intraprendere un qualsiasi rituale magico. ripetete questo esercizio
fino ad assumerne la pratica, una volta riusciti nell’intento sarete pronti
a fare magia.
LE ARMI RITUALI
Vediamo in questa fase cosa sono,
a cosa servono, perché si usano emblemi che sembrano di folclore,
come ad esempio la spada, la tonaca nera col cappuccio, la coppa. Perché
i Bambini di Satana usano questi strumenti, perché spesso siamo
apparsi ai media bardati di cappucci neri, tonache, spadoni nel simulare
un rituale. Questi oggetti vengono chiamati armi rituali e sono per noi
gli strumenti attraverso i quali agiamo per il compimento di un’operazione
magica.
Per fare un esempio, un dentista
per eliminare la carie dai denti non si mette a pregare aspettando che
la carie caschi da sola ma impugna la propria arma rituale, in questo caso
il trapano e agisce all’asportazione. Un giudice si mette la toga nera
perché in quel momento rappresenta la legge, userà la spada
di giustizia per colpire il vile profanatore. Anche noi, nel compimento
dell’opera magica abbiamo simboli e strumenti di potere, questi sono:
Vediamole ora una per una
Due parti fondamentali compongono
la Volontà del mago, queste sono il principio e la fine. Il primo
è ciò che si vuole ottenere, l’altro è ottenere ciò
che si vuole.
E’ essenziale passare attraverso
queste due fasi eliminando gli ostacoli intermedi che sembra possa separarle,
questo per una legge basilare: finche, per principio si vuole ottenere
qualcosa significa, per principio, non avere ciò perché lo
si vuole. Ossia, se io desidero una qualsiasi cosa vuol dire che io non
ho quella cosa, desiderare in eterno significa non avere in eterno.
La volontà del mago deve
essere un impulso che nasce e muore nello stesso istante. Il mago è
un artista.
Egli o ella, dipinge immediatamente
ciò che sale dai suoi impulsi.
Dal primo impulso della volontà
magica l’universo si muove e segue per inerzia il volere del mago, questo
succede perché il mago nelle sue vesti perde i suoi limiti e diviene
cosa unica con l’universo intero. Come già detto l’assoluto ostacolo
che il mago deve affrontare è la propria mente, il che non è
facile.
Per la mente infatti, non è
facile accettare l’unità del mago con l’universo, troppo è
stata abituata a considerare la persona come un misero limitato mortale
differente e isolato da tutto l’universo.
La volontà prima che il
mago novizio dovrà esprimere sarà quella di abbattere la
stupida ma poderosa barriera che egli stesso ha creato, e che lo limita,
l’uccide. Prima di inoltrarsi in pratiche rituali ci si deve considerare
menti pensanti in tutto ciò che ci circonda, imparare a considerare
l’universo come lo specchio della volontà prima e vera.
Un non vedente non può seguire
il sentiero poiché non vedendolo non è parte di lui, dovrà
perciò toccarlo col bastone, sentirlo dentro di se per poter proseguire.
Chi invece può vedere diviene
cosa unica con il sentiero, potrà quindi seguirne le curve ed evitarne
gli ostacoli sicuro di non cadere.
La più grande virtù
del mago è quella di essere energicamente ovunque e di muovere il
proprio corpo e la materia attraverso il tempo e lo spazio. Se, per ottenere
una qualsiasi realizzazione di un desiderio, il mago dovesse pregare un
dio superiore a lui, se il destino del mago dovesse passare per forza attraverso
il giudizio e la critica di questo dio e se questo dio avesse il potere
assoluto sulla vita del mago, tanto da poterne mutare il destino e sottometterlo
ai suoi voleri, il mago si tramuterebbe in un burattino guidato dalla volontà
di ciò che egli stesso ha creato.
Non dimentichiamo che un dio diviene
potente nella proporzione in cui il mago lo ritiene potente.
Si può dedurre che la persona
abbia un quoziente 100 di “energia magica” che, dallo stato materiale,
si espande fino ad abbracciare quello energetico.
Il mago che, per una sua fede,
crede a una qualsiasi forza divina esterna a se stesso, non fa altro che
proiettare una grande percentuale della sua “energia magica” verso un concetto
di divinità che diviene superiore al mago stesso, nella proporzione
in cui viene caricata. La divinità assumerà così una
forza fisica ben definita per essere riconosciuta e identificata dal mago.
In questo sigillo divino il mago deporrà il suo valore magico così
come un uomo d’affari depone i suoi soldi in banca. Questo dio-serbatoio
servirà a proiettare sul mago i benevoli influssi della sua stessa
forza.
Tutto ciò nasce sempre da
una scarsa considerazione di se stessi. Il mondo esterno, la società
coi suoi molteplici problemi, spingono la persona verso la necessità
di creare un’entità divina esteriore.
Bisogna avere la volontà
di essere noi stessi la divinità, bisogna attraverso la volontà
riassorbire la nostra carica di “forza magica” che abbiamo dissipato nel
caricare fantasmi dell’invisibile.
E’ il mago il creatore di ogni
cosa poiché la materia è la concretizzazione della sua volontà.
La bacchetta è la volontà
attiva, il comando, la parola suprema del mago è l’arma prima con
cui si feconda l’universo. La sua figura è ben nota nel corso della
storia, appare in mano non solo ai maghi ma anche a vari altri personaggi:
al professore che spiega, al direttore d’orchestra che dirige la sua sinfonia,
al pittore sotto forma di pennello, a tutti noi sotto forma di penna biro
intenta ad imprimere la nostra volontà sul foglio bianco. In tutti
questi casi la bacchetta ha la funzione di essere il tramite attivo della
volontà. Rappresenta la struttura creatrice, l’uomo, il numero 1
inteso come unità universale, la saggezza, la conoscenza, il fuoco,
l’antico serpente che si è levato nel sapere, Satana. La bacchetta
da noi usata nei rituali è un cilindro di rame dal diametro di un
centimetro la sua lunghezza varia da operatore a operatore perché
deve equivalere alla distanza che intercorre fra la punta del dito mignolo
della mano sinistra e il gomito. Il rame è stato scelto perché
metallo conduttore di energia. Attraverso la bacchetta il mago identifica
l’unione della sua volontà con l’universo. Così come il direttore
d’orchestra dirige la musica con la sua bacchetta il mago fa danzare l’universo
al ritmo del suo volere. Riassumendo: volontà, parola, comando.
La coppa o calice, a differenza
della bacchetta che è uno strumento attivo, è uno strumento
passivo. Rappresenta la comprensione della volontà del mago, la
donna, il numero 2,la terra, il ventre procreatore dove la volontà
espressa viene fecondata, Lilith la parte femminile di Satana.
E’ il contenitore dell’antica sapienza,
qualcosa che si offre per essere bevuto: bevi della tua volontà
fecondata e non avrai più sete verrebbe da dire.
Così come la bacchetta è
l’uno espresso dalla volontà, la coppa è l’uno fecondato
dalla bacchetta. Come da tradizione magica la nostra coppa è d’argento
perché è il metallo legato alla luna, all’acqua, alla femminilità
pura. E’ il contenitore di noi stessi del nostro sublime volere. Il compito
della coppa è ricettivo, deve ricevere, fecondare, contenere.
Dall’unione della bacchetta e della coppa nasce la campanella. Questo strumento rituale viene usato da varie religioni, ha diverse forme: dalla campanella tradizionale al gong tibetano. La campanella è l’unione della volontà attiva con la fecondità passiva, la fusione in un unico oggetto dell’attivo e del passivo, la creazione. Al suono della campanella per un istante l’universo si ferma e segue la volontà del mago. In sostanza la campanella rappresenta una coppa al cui centro è situata una piccola bacchetta che, cozzando contro le pareti della stessa, genera il suono creativo. E’ la parola vibrata, la lingua che batte contro i denti, è la nascita, la vibrazione universale del nostro volere. E’ l’uno ed il due che generano il numero tre. E’ il grande suono generatore, che si espande nell’universo infinito, la realtà che muta ricreandosi sotto il dominio della volontà trasformata in vibrazione vagante nello spazio.
Anche la spada simboleggia l’uno
l’unione di tutte le cose, il potere della legge davanti alla quale tutto
deve rispetto.
Chi impugna la spada ha in mano
la verità divina fatta legge, niente energeticamente può
osare contro la spada. E’ la spina dorsale dell’universo. Nelle evocazioni
la spada oltre a rappresentare la legge è un’arma di offesa per
costringere un’energia alla sottomissione, puntandola contro questa la
si colpisce simbolicamente nella sua natura. Tenendola eretta davanti al
proprio volto il mago divide l’energia evocata contro se stessa. Come da
tradizione magica la nostra spada è forgiata in ferro, metallo legato
a Marte pianeta rosso, dio della guerra, ha la forma di una croce cioè
con la lama perpendicolare alla guardia, l’impugnatura del manico è
isolata per non permettere magicamente a nessuna energia di contaminarci.
In sintesi: strumento rappresentativo di potere di legge, ciò che
non può essere infranto, la forza, la difesa, l’offesa
Il pugnale chiamato in gergo “arthame”,
è in se una piccola spada. Anch’esso è forgiato in ferro
a forma di croce col manico isolato, viene usato per colpire simbolicamente,
per incidere simboli attinenti alla natura dell’opera magica.
I maghi di un tempo se ne servivano
per tracciare sulla terra il cerchio magico, infatti legando un’estremità
della cintura che cingeva in vita la tonaca al manico del pugnale ottenevano
un compasso; questa tecnica è usata anche oggi sebbene siano in
vendita appositi compassi, cerchi prefabbricati: ma noi siamo romantici,
preferiamo tracciare attorno a noi il cerchio usando il nostro pugnale,
appuntito ma non affilato
Tutto ciò che è eterno
è legato al cerchio, simbolo importantissimo nell’arte magica.
Il cerchio è l’unione dell’inizio
e della fine, dell’alpha e dell’omega, è il simbolo dell’infinito
reso perfetto poiché tutti i suoi punti sono equidistanti dal centro.
Il ritmo delle stagioni, i giorni
della settimana, il tempo, la notte e il giorno sono un cerchio nel senso
che ruotano attorno a noi all’infinito. L’acqua contenuta nella terra evapora,
si condensa in nuvole e ritorna alla terra rinnovando la vita, l’alto e
il basso (cielo e terra) si nutrono a vicenda perché parti della
stessa cosa unica così diceva la famosa tavola di smeraldo di Ermete
Trismegisto.
Ciò che parte da un’origine
ritorna all’origine. Anche gli arcani maggiori dei tarocchi per cartomanzia
rappresentano un cerchio che collega la sua energia all’origine cioè
allo zero, il Folle. Ecco il motivo perché nelle carte francesi
la “matta” può prendere il posto di qualsiasi carta, perché
tutte le carte sono i suoi sogni, sue creazioni, tutto è lei ed
il cerchio si chiude.
Nella magia rituale il cerchio
viene tracciato sulla pavimentazione della stanza che abbiamo scelto come
campo operativo.
Per tracciare il cerchio che ha
la funzione di creare una barriera protettiva fra il mago e l’energia evocata,
si usa in genere del carbone o del gesso. Il mago traccia il cerchio attorno
a se o, se intende entrarvi in un secondo tempo, non congiungerà
i due estremi lasciando una specie di porta che ne consentirà l’accesso
solo in seguito i due estremi della circonferenza verranno chiusi: questo
è molto importante perché entrare in un cerchio chiuso scavalcandolo
significa interrompere la sua continuità protettiva. Il diametro
del cerchio varia a seconda del nostro campo operativo, dello spazio a
nostra disposizione, deve essere abbastanza ampio poiché l’operatore
possa anche sdraiarvisi. Riassumendo: eternità, continuità,
protezione
Mentre il cerchio rappresenta la
continuità, l’altare è un simbolo statico per eccellenza.
La sua base quadrata rappresenta
la ferrea volontà magica che, nell’artefice dell’opera, deve essere
ferma e costante.
Sull’altare poggiano i vari strumenti
necessari al compimento di un rituale. Assume la forma di un parallelepipedo,
anticamente costruito con legno di quercia.
Col passare del tempo è
stato modificato nelle dimensioni e nel materiale di costruzione dai vari
culti ed oggi non ci sono più misure regolari da seguire con scrupolosa
attenzione. L’altare da noi usato è in legno di colore nero per
rappresentare L’assoluto, il tutto ed il nulla, la nostra ragione e l’imparzialità:
quando si opera si è una cosa sola, non esistono colori al di fuori
di noi stessi. Alcuni detti comuni come: “Fare il quadro della situazione”
“avere la mente quadrata” lasciano immaginare come il quadrato ma anche
il rettangolo, siano simboli di ferrea staticità. L’altare all’interno
del cerchio, il suo perimetro, rappresenta la ferrea volontà del
mago nell’infinito. Una presa di coscienza ferma e determinata, l’esistenza,
colui che vuole proclamare fermamente se stesso, ecco cosa rappresenta
l’altare, una rampa di lancio della propria volontà sull’infinito
La veste cerimoniale è la toga, o tonaca, che si indossa durante le operazioni magiche. Quelle tonache che tanto rappresentano elemento di folclore, quei cappucci neri che ci bardano il volto, tutto ciò ha un significato ben preciso. La veste cerimoniale rappresenta la vestizione del mago. Nell’indossarla il mago si investe di tutte le qualità che lo identificano come divinità nell’universo, chi indossa la toga rappresenta la legge universale, la proclama con la sua volontà. Con questo, ci si copre il volto col cappuccio nero, poiché la divinità è senza volto. E’ quindi un simbolo di identificazione di potere: chi indossa toga e cappuccio perde la sua limitata identità e a livello magico diviene divinità operante. La volontà è nulla se non è espressa con la concezione divina di se stessi
Cos’è allora un rituale?
E’ un insieme di azioni che da un punto di volontà portano al fine
voluto. In qualsiasi momento della nostra vita compiamo rituali, per arrivare
al punto “B” partendo dal punto “A” dobbiamo fare un determinato percorso
solo quello, poiché percorsi alternativi manderebbero all’aria la
nostra volontà, quindi ci troveremmo così al punto “C” o
al punto “D”. Quindi, dobbiamo fare precise azioni per andare da “A” a
“B”, solo e soltanto quelle determinate azioni. L’insieme di azioni che
si compiono vengono chiamate rituale. “Voglio accendere una sigaretta”
il rituale che ne consegue è l’insieme di queste azioni: aprire
il pacchetto, estrarre una sigaretta, portarsela alla bocca, prendere l’accendino
e accendersela. Sul piano energetico le cose non sono differenti. Per ottenere
una determinata cosa si ha bisogno dell’ausilio di un determinato demone,
si richiama il demone col rituale più appropriato ovvero quell’insieme
di parole e azioni che richiamano l’energia voluta. Una volta ottenuta
la presenza energetica, una volta entrati in sintonia con essa, si userà
la volontà come leva per raggiungere il nostro scopo. Ecco cos’è
un rituale, non ci sono ne cadaverazzi ne ossa umane ne vengono compiuti
sacrifici: c’è alla base di tutto ciò solamente una ferrea
volontà.
E’ giusto specificare che non esiste
la parola magica per eccellenza, non esistono insiemi di parole fisse o
predefinite da usare in un rituale. La formula magica che guidata dalla
volontà richiama energie, le parole di comando, tutto ciò
è come una poesia: nasce da dentro ognuno di noi. Molti libri riportano
formule, tipo la “chiave di Salomone”. Si narra che Salomone fosse un re
il quale a quanto si dice aveva il potere di chiamare tutti gli spiriti
usando appunto una formula ben definita. Questa formula è stata
riportata fino ai giorni nostri ma chi l’ha usata non può che esserne
rimasto deluso, questo secondo me per un importante fattore: ogni formula
fa fede al suo creatore, nasce da lui e funziona per lui. Perciò
è inutile seguire formule evocative, di potere, consacratorie che
non siano frutto della nostra mente creativa. Quindi non esistono filastrocche
o incantesimi, la parola di comando è differente per tutti così
come differente è ogni persona dalle altre, così come differente
è la chiave di casa vostra da qualsiasi altra chiave.